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Ieri pubblicate 23 poesie e scritti 35 commenti.
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♦ rita damonte | |
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Settembre 2025 |
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Satira
Le 2579 poesie pubblicate sull'argomento 'Satira' Poesie di satira |
Portami dove il tempo non ha tempo
per mettersi a giocare con gli inganni
con le malinconie ottuse e mute
nel grido della rabbia contenute
in questo modo assurdo di volare
dove che il cielo limpido scompare.
Portami dove il cuore non ha cuore
e
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E canta notte e giorno il suo dolore
manifestando al buio momenti avari
fornito di lamenti e lagni amari
come si addice a un cuore e al suo colore
che rosso più del vino e dell’ardore
sa raccontare a ufo i tempi cari
al netto dei bisogni e dei
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Su di un fianco ancora a letto già mi chiedo ad occhi chiusi:
“Mi rigiro, o salto in piedi?
dormo ancora, dannazione, o mi stiracchio?
m’abbandono a bocca floscia sul cuscino,
od in giro a far bordello mi scateno...
chi mi dice allor che
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Che noia quel ciancicare da scienziato
col verso sincopato all’occorrenza
sorretto e pilotato all’incombenza
di dare lustro al tempo allampanato.
Che noia con quell’estremo pilotato
dal pianto greco vera pestilenza
tra l’essere e il non essere
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Sto lì seduto ai piedi di un tramonto
e il sole cieco e muto è andato via
ormai perduto nella vecchia scia
e linguacciuto non mi torna il conto.
Un po’ stordito chiedo il rendiconto
e risentito dall’allotropia
non smuovo un dito e senza
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Tempo a mente immateriale
giusto al dente e naturale
ti diverti a controllare le distanze
mentre il gatto graffia a sangue la tua faccia
con il sole che già stanco di poltrire
se ne scende infingardito in fondo al mare
tra sirene ninfe e impavidi
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Discettando sul lindore del tuo verso
nei meandri della rima mi son perso
e ho cercato in ogni modo di evadère
per donarti in lungo e in largo il mio piacere.
Discettando sui vizietti allegramente
mi son messo a strimpellare il dio indolente
che
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Non so bene se tu sei repubblicana
Italia elette sponde e valli opime
baciata ai quattro lati dalle rime
oppure vai e vieni e sei romana.
Non so bene se sei nata partigiana
se il trucco si è disciolto sulle cime
col mare che t’ha fatto da
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Strada facendo ti ho seguito invano
(lustrissimo compagno di ventura)
porgendoti più volte cuore e mano
ma tu cercavi altrove la pastura
nel solco del passato e la coltura
spuntava sempre uguale... un’illusione
limata dalla tua cesellatura
che
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A crescere c’è tempo e mai abbastanza!
Il seme sboccia e palpita di vita
la terra se lo coccola nel seno
e il filo d’erba s’agita e si impianta
con tutta la sua forza e ti millanta
col coro dei fratelli un inno audace
e si avviluppa ardente e senza
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Il lavorare è puro servilismo
fortifica perciò l’egocentrismo
si adopera nel particolarismo
interiormente è nudo feticismo.
Il lavorare alletta il pessimismo
del cuore e delle mani trasformismo
la mente lo ricusa puntinismo
un nobile e scontato
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Mi piaciarria tracciare il dio proibito
col filo suo di lana articolato
così l’enjambement è consegnato
al verso successivo e al dolce invito
dei sensi stesi all’aria e a menadito
mi metterei a sondare l’altro lato
di fronte al tuo destino
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Vuoto dentro pieno fuori
tra anaglifici sapori
dolci amari assai salati
dalla rima coltivati
sopra il foglio e nella mente
con la strofa appariscente
con i muri e gli spergiuri
dello schema dei canguri.
A con B la B con A
non sapendo dove
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Modestamente non mi sembra un brando!
Ti metto a letto il pupo e te lo stendo
e dato che al tramonto allegro brindo
presento al lato opposto intanto il mondo.
Potrei scriverti in breve un carme oriundo
senza patemi preso dal rimando
del nuovo
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Sono e non sono sembro e ti divento
il fiato grosso in alto del tormento
e dato che mi accoppio con il vento
ti innalzo un finto e falso monumento.
Sono o ti sembro oppure faccio parte
del vivere per caso: io sono l’arte
e tu che avanti e indietro
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Non sai non vuoi non puoi
accendere un lumino con un lampo
e credimi la vita non ha scampo
se avanti al carro non ci metti i buoi.
Non puoi non sai non vuoi
se alle parole non dai spazio al campo
dicendo ai quattro venti “Io sì mi avvampo”
mentre
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E da quel kaos venne fuori Adamo
che nudo nel peccato accanto ad Eva
abbandonò la splendida delizia
del volo eterno dentro il suo creato
nel segno dal Signore programmato.
E dopo il kaos giusta ricompensa
la corsa tra gli affanni e la distanza
si
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Acqua passata
sotto i ponti e tra le gambe
nel silenzio tuo arrivista
cose vecchie cose strambe
con al centro il citarista
che si atteggia canta e suona e fa il gradasso
e per questo col suo andare me la spasso.
Acqua marcia
con il vento in
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E maschera tu sei dono e mistero
su questa terra madre derelitta
coi passi contemplati da Giuditta
che ti rovina il volto e che sia vero
lo dice il libro sacro al mondo intero.
E maschera sarai falsata e abbitta
da quella forza viva mai
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 | Tu soltanto, se vuoi puoi disperder
quel ribaldo ch’è sempre tra i piedi,
ora basta ti prego, procedi.
Ripugnanza convinta mi desta
quando appare e repente lo schivo,
e se pur mi si presti gentile
io per nulla gli mostro riguardi
Or che a te
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 | Appese ar sole
su la ringhiera,
una è de Iole,
l’artra de Vera.
Dice gioiosa
quella de Vera:
“noi, cor moroso
se va ‘n riviera”.
L’artra je dice
co’ basso tono:
“tu sei felice
io nun lo sono,
esce co’ lui
d’amore invasa
ragion per cui
me
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Cammino avanti indietro nella stanza
col viso ricoperto di acedia
sperando di inventare una bugia
che possa rinnovare la magia
del tempo consegnato all’assonanza.
Rivedo nella mente la visione
del giorno programmato per studiare
il petto
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Monocorde
come il fuoco di un vulcano
che sospinge la sua lava in un sol verso
e il suo canto detto fatto va disperso
mentre il cuore si dibatte in sé uniforme
e contempla mestamente usate orme...
Monocorde
come il sole dannunziano
che se
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Karnevale carne e balle
con la testa turafalle
dove salta Pulcinella
inseguito con la jella
da inservienti e da dottori
per scansar tutti i dolori
che ti fanno i fagiolari
grandi esperti palombari
pretermessi sotto il fondo
del tuo cuore più
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Poeti e poetastri
più neri che grigiastri
col merlo che ciabatta sopra il ramo
col ritornello a sbafo del ti amo
coi passi addizionati per maniera
nei sogni arrotolati in braccio al vento
e come uccelli senza una bandiera
innalzano l’astato
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E dimmi se sei tu il mio verso incolto
per cementare il giorno e le bugie
nascosto tra le pagine e riavvolto
slegato dalle pallide manie
di chi si attarda a dare vita al nulla
giurando che col niente si trastulla.
E dimmi che lo insemini e
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E c’è soltanto un letto nudo e sfatto
lenzuola spoglie ed un cuscino vecchio
a fare da cornice al triste quadro
appeso al muro giallo un po’ sudato.
Passioni e grida volti da imbiancare
con la promessa antica ormai venduta
con le parole: “Non mi
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Mi spingo fino all’intimo cancello
col perno che farà da piedistallo
a questo mio tormento con l’assillo
capace di mutarsi in un fanciullo
che s’alza al cielo altero come un pollo
mostrandosi salace e rompicollo...
E pure questo volo te lo
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La Befana è arcobaleno
transgenica e salace
ama stare sempre in pace
e non usa mai il nemmeno.
Quando il tempo ha il senso giusto
lei prepara dolci e doni
per i vispi e per i buoni
bene immersa nel trambusto.
La Befana è iperdotata
lo assicuro
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A te che esalti il bene universale
ed hai le contumelie ai piè del letto
nascoste con destrezza dentro il petto
consegno questo canto artigianale
sperando che ti faccia da scopino
e sgravi il tuo sapere elefantino.
A te che con la pace fai a
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2579 poesie pubblicate sull'argomento Satira.
In questa pagina dal n° 61 al n° 90.
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