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Le 5072 poesie in esclusiva dell'argomento "Morte"
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Mi parli dalla penombra,
sempre vigile,
attendendo dietro l’invisibile ristoro.
Sei là, dal pulpito della luce,
effondi il silenzio acuto
che pervade l’anima.
Eppure non sento che il bisbiglio sonnolento,
la parola che si trascina
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Ti ricordo
fra le nubi di un giorno
mentre la pioggia piangeva
piano come foglia d’autunno
Ti ripenso
quando le stelle morivano
e restavamo in silenzio
per non disturbare la notte
Nessuna parola
è stata dimenticata
e forse il tramonto è più
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Nuvole nere sopra il mondo
un forte temporale sta arrivando
tuoni e lampi sta portando
e la paura invade fino in fondo
Nessuno lo potrà fermare
la pace dell’anima è finita
affannosa ricerca nella vita
di qualcosa che ci può salvare
Niente ci
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Era il tempo della pioggia
e le nuvole scure
nascondevano uno sguardo
sulla sera già finita
Fra le stelle sbiadite
che dipingevano un velo
di tristezza
per le cose che non tornano
Per i gesti mai fatti
e per le parole mai dette
perché
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 | ha perdido la voz...
y viajando con alas golondrina
se encamina céfiro
hacia su nueva morada
.
Ha perdido la voz...
pero quedan los recuerdos
los dorados sin matices grises
y el verdor del tiempo compartido
.
Ha perdido la voz
y con
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Prenditi
tutto il tempo che vuoi
e poi vola via
con le tue ali di farfalla
La stanza è già bianca
di lenzuola pulite
e il mattino è stanco
di soffrire nella pioggia
Riposati
e soffia via il dolore
fra i colori sbiaditi
dell’ultimo
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Non credo in niente
ed il mattino è solo luce
che porta dolore
fra le promesse del giorno
Non sento nulla
che non sia la mia pelle
dove il vento soffia
le nuvole del tramonto
E solo la notte
chiuderà questo sguardo
con le stelle del
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Per un momento il tempo si fermò
e, in quell’intervallo
il ballo della memoria
diventò eco, riecheggiando
nell’intreccio del
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Tienimi con te
oltre le colline c’è il dolore
nei campi di morte
dove l’erba non ha un nome
Pronuncia le parole
che servono per accarezzare
e strappa l’anima
ancora vicina al cuore
In questo petto
batterà l’ultimo tramonto
e non ci sarà
un
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Tu ardito ponte,
che congiungevi ad arte
nella città, del rio le sponde
col tuo mirabile artefatto
ed al cielo univi e al fato
le innumerevoli facce
di miriadi e miriadi
di automobilisti attenti, contenti
di percorrere così in fretta
le tue alte
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Per tutta la notte
sentirò la goccia che scende
lentamente
come il destino del mondo
Per tutte le ore
intrise di buio e timore
avrò gli occhi aperti
contando le nuvole nere
Qui dove un soffitto scuro
incombe tetro
e denso delle mie
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È già finita
e non mi sono accorto
che scendeva la sera
ed il sole svaniva
C’è già la luna
che accarezza i miei segreti
e nasconde le ombre
della notte che incombe
È tempo di chiudere
gli occhi per un lungo sonno
e nessuna aurora
mi può
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Sarebbe stato bello
alzarsi
e poter respirare la luce
del mattino
Quando la terra
ha ancora ricordo della notte
appena abbandonata
dalle ultime stelle
Sarebbe stato diverso
comprenderti
e averti accanto per più anni
anche nelle sere
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 | Sta lì
da tanto
il passato
e non si sposta;
il sole che ricava gli angoli
strepitando del rosso
rincalza,
monito all’immobilità,
argina i grigi,
sipari grotteschi,
vuoto che si rimargina.
Se la morte avesse una voce
porterebbe in grembo la
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| Dolore
che distacca
che fiacca.
Mentre tutto
va avanti
allontanato
dagli amori
dei viventi guaritori.
Accontento la frustrazione
illudendo
non
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Due scarpe sul ponte...
come due parole sul filo
attorno al dito della mente,
attorno alle sopracciglia marcate
del pensiero e del silenzio,
le ciglia nere.
Due scarpe sul ponte...
un peso che ha bisogno
di piedi scalzi,
di mani libere,
di
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In una notte afosa ma diletta
Ade arriva in sella ad una motoretta
ed a centro strada una carogna giace
di un piccolo e innocente animale
che accorgendosi della sua fine
ha stretto gl’occhi fino alla fine.
Ed or tant’assai mi dispiace
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E sei passata
come i fiori di primavera
che prima di appassire
liberano il loro profumo
fra i respiri di un cielo
che non dimentica
i colori del tramonto d’estate
quando l’orizzonte muore
E sei volata via
come gli aironi di passaggio
con
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Era una notte buia
ed io respiravo
le ultime note del velo
sceso per negare il sole
Solo un alito di vento
soffiava via la polvere
e mi perdevo
fra le tenebre profonde
Era una luna pallida
l’argento si perdeva
fra le nubi all’orizzonte
in
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Una manciata di attimi
e non c’eri più.
Mi sono voltata per guardare l’orizzonte
e tu sei corso verso l’arcobaleno,
dove non ho potuto raggiungerti.
Sei parso lontano.
I tuoi occhi impari socchiusi,
in estasi,
alla ricerca di una luce
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Non capisco perché
tu non sia mai tornata
a prendere le tue ombre
eppure ero qui
Qui davanti alla porta
ad aspettarti
come sempre
quando la sera piange
Non so come mai
il tuo bicchiere
sia rimasto vuoto
eppure fa ancora caldo
Anche se la
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Silenziosa si muove nel mondo,
colpendo ogni secondo.
Sancisce la fine,
inarrestabile emana la sentenza
senza alcuna clemenza.
Arriva in punta di piedi,
ma con tale violenza
da spazzar via ogni indulgenza.
Dopo il suo passaggio ritorna la
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Ebbro di vino e colmo di fumo
intreccio nel vento i disordinati versi
d’una prece sibillina e muta
Ispirato dalla babele celebrale
che non suggerisce la certezza nel mirare
tendo a coonestare l’estremo osare
che nulla toglie a chi non ha di che
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come le sere in cui rapita dipingevi
l’immenso affresco della morte
e sera e morte sparivano
dentro una ceneriera di luna impazzita;
io avevo la scia dei lampadari ubriachi
tu l’acqua dei temporali estivi
e adesso beviamo assieme in questo
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Lei non è morta
è andata via con il vento
prima della sera
perché la luce era calda
Lei non è più
ma tornerà quando la luna
brillerà fra le stelle
come la prima volta
E non piangerà
la terra finché l’erba cresce
ed il colore dei
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Sette le stelle all’orizzonte
e nell’ora del tramonto
solo un’ombra sulla strada
vuota come i sogni del silenzio
Sette lune trascorse dall’inverno
e il gelo è un candido ricordo
che riapre ferite di nebbia
sul gesto dell’estate morente
Cinque
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Ho pensato di finire
con quest’impero di menzogne
e chiudere il giorno
scrivendo un addio al veleno
Spegnere il telefono
oltraggiando la luce del sole
e consegnarmi al buio
con il ghigno dell’orgoglio
Ho desiderato morire
sul bordo di una
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Notte buia quasi di tregenda
rotto lo scuro da lampi a tratti
soffia forte il vento gemono
gli alberi che i lati abbracciano
del Castello di Binasco, dolente
fievole par una voce dall’alta
giunger feritoia: qual mai male
ti feci Filippo Maria
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Spegni questo giorno
perché la luce è un dolore
che stringe il petto
fra le stelle della sera
Non ho che un respiro
uno solo da spendere
sulle fragili promesse
del cuore in attesa
Accendi questa luna
perché la notte ha solo buio
e l’argento
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Puoi sentire la terra
che scivola via un mattino
e rende il cielo
un oceano di silenzio
Puoi vedere la notte
scorrere in un attimo
quando il sole cala
e lascia i suoi raggi al buio
Tutto intorno è pace
e il marmo lucido
accoglie i
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Nel giardino è cresciuto un fiore
all’ombra dei rimpianti
e le falene non piangono più
la luce che brucia ancora
Nella terra c’è un seme di rimorso
la piccola foglia morta
che ha dimenticato il suo respiro
una mattina di stella caduta
Niente
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5072 poesie pubblicate su questo argomento. In questa pagina dal n° 1051 al n° 1080.
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