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♦ Stefano La Malfa | |
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Le 5072 poesie in esclusiva dell'argomento "Morte"
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Non morire su di me
perché meriti il vento che soffia
un'altra stagione d'amore
che non sia quella delle viole
Che si spengono al mattino
coi germogli dell'inverno,
non svanire con questo mio peccato
il respiro del passato
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Era il respiro dei morti
a far tremare il cielo grigio
l'alito dei sogni interrotti
che abbandonavano gli altari
Pietra su pietra nera
ed il graffio dei destini
a sospirare il vento dei corrotti
ed altre cose da nascondere
Il mare che ruggiva
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Sul selciato freddo e nero,
cade un petalo ingiallito,
e ha l'odor del cimitero,
nel suo rider raggrinzito.
L'ombra mia va silenziosa,
e ne incrocia cento ancora,
seguon quella che riposa,
per non farla sentir sola.
Ma l'amico mio è
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Nessuna luna quella notte
ma io attendevo le nuvole
il volo delle ali nere
che confondevano le stelle
Nessun lamento a disegnare
un sogno senza pace
un alito di rovina ignara
che portava gelo ed ombre
La morte delle cose
che sospiravano la
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Era probabilmente inutile
considerare le cose
come se fossero in divenire
quasi non ci fosse futuro
Un pensiero arcobaleno
che non fermasse il tempo
ma rendesse cuore ai giorni
ed al loro vento tragico
Era necessario sostenere
lo sguardo o
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Scompari, macchia maledetta!
Scompari, dico!
Lacrime e profumi
non sono bastati a lavarti,
ci penserà il fuoco allora...
si, il fuoco...
Ah orrendo fetore
che attanagli la mia gola,
non c'è dunque modo di sfuggirti?
Un'altra!
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 | Un giorno non lontano
rubatoti da questo peccaminoso tempo
ti scrissi che il mio Dio ti avrebbe presto sorpreso
facendoti capitolare...
Volevo tu sorridessi agli angeli
convincerti che anche senza le ali
o quelle pericolosissime montagne...
un
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| Io lo so
cos’han visto i tuoi occhi
negli ultimi istanti
della tua vita mortale,
fu un angelo di luce risplendente
O forse la tua amata mamma
con la sua bianca veste astrale...
Tu la seguisti con lo sguardo
quell’ombra celestiale
ella ti cinse
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| Esco di casa
con anima calma,
ma gambe indecise
e sul terreno vedo una salma
tra indifferenti, professionali divise;
come un duro letto di morte, l'asfalto
di pioggia fedele e contrita,
la strada crudele che mette in risalto
una vita
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| Cercami:
Quando la sera silenziosa s’addormenta e tace,
sarò nei battiti del tuo cuore che non si dà pace;
dove gli angeli giocano come bambini nei cieli,
ed il vento d’autunno soffia: frá i rami dei meli;
Cercami:
Quando una ad una le foglie
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| Non voglio accendere i pensieri,
meglio l’inferno nelle arterie.
Non voglio la paura sconfinata
da cui non so uscire.
Non voglio il cardiopalma,
figlio di una notizia color nero,
che ti acceca e ti gonfia le meningi.
In questo momento,
non
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Forse non te ne andrai
così presto questa notte
se mi ricorderò di respirare
il vento che soffia.
Perché il giorno a volte
inganna e uccide
si porta via ogni cosa
senza dire una sola parola.
Ma io rimango qui
ad aspettarti quando tornerai
in
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Mi capita di fermarmi davanti alle foto
leggo le didascalie
nato il morto il
le frasi di circostanza
la stupidità della morte stessa.
Mi capita di aver curiosità
macabra e feroce
di vedere il mio sul muro
so la prima data
non la
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 | Assicuro notizie future certe
ordinando giustizia
senza possibilità d'appello
e limata l'ipocrisia pettegola
di chi non vuole esser mai
sbattuto in ultima pagina
che invito nessun escluso
a visitare abbandonate stanze
di una mistica
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| Un figlio ucciso
barbaramente sottratto alla madre
che non può
non vuol perdonare...
una croce confitta nel cuore
lo strazio che dissangua la vita:
non si rassegna
imbevendo la spugna
per lavare il sangue delle ferite...
marciscono in
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Morirò tranquillo
dopo che ho colto le rose
del nostro giardino
ed il vento sarà fermo inganno
Resterò in attesa
per poi accarezzare le nuvole
in una notte buia
dopo le ultime promesse della luna
Me ne andrò in
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L'anima frantumata in un attimo primordiale
dietro schegge di fuoco impietose,
nello sguardo ammutolito di un mattino sbigottito
mentre un angelo si piegava alla barbarie.
Le nuvole squarciate dall'angoscia di una madre,
nelle urla levate verso
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Seduto all’ombra dei fossi
sento ancora
il rumore dei tuoi passi
con le nostre bici
le lunghe passeggiate
assieme a voi
in tante mie serate
Sono passati gli anni
le tante immagini
diverranno ricordi
in tutti i nostri momenti
rivivremo le
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Mostri sconosciuti
in notti solitarie
agitano la mente,
straziato il corpo
colpito da cupo terrore,
anima a brandelli
lacerata da infiniti
tentacoli
che la straziano
senza pietà alcuna
Lacrime amare
rigano il volto,
ricordi confusi e
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Era un giorno greve e senza sole
come tanti ancora da venire
quando te ne andasti
per non far più ritorno,
un giorno lungo da passare
e così funesto da dimenticare.
Mi si annebbiò la mente
quella notte fremente
ché la ragione era
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 | Sono in shock, rianimatemi
adrenalina endovena
sono sulla sedia della morte
ad aspettare non so cosa
tutto passa senza tracce
datemi la scossa, un temporale
lidocaina nelle vene
fatemi svegliare da questo incubo
strappatemi dal limbo
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| L'iride si espande e si posa là
dove la sofferenza, densa, era solo intuita
dove la speranza, vaga, era solo utopia.
Correre non è valso a nulla...
pregare, urlare, piangere, non serve più...
La realtà disperata e
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Ingabbiata nel buio,
la tragedia.
Nascosta, ridacchiava,
assaporando sangue.
Saltellava tra spini
di intrigati cespugli,
accartocciati alla melma,
in un maleodorante stagno
di un programmato inganno.
Fari allegri nella notte,
una corsa
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Niente
più luce velata
Niente
armoniche a suonar di fiato
Niente
profumo tra risvegli primaverili
Pulsa forte alla parete
il
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Musica della tempesta
prima della sera
ed il cuore piange
un segreto ancora vivo
Danza della nuvola
ogni goccia è una ferita
che ritma le sue pene
in assenza della luna
Non è tempo di restare
nel silenzio delle cose
e domani
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Temi di me i respiri
e le ombre del mio cielo
il vento che confonde
il lamento delle tenebre
Esita le incomprensioni
che piangono segreti
e rivolgono altrove
questo vagare ad arte
Fra parole che confondono
e non offrono appigli
al di
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Dei sette Angeli
con quattro Cavalieri,
dei sette sigilli il regno
delle tenebre il vanto.
Nei dispersi meandri del tempo
assoluto e inerme è il mondo,
quando giungi
l’occhio gravido guarda,
cieco, instabile
violentato dal
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ammiro gli ultimi ritocchi
sul viso
un liner scuro segna gli occhi
un lucido perlato
per le labbra
bianca diafana la pelle
tirata sulle tempie
una linea dura sulla bocca
il bacio della signora in nero
gela il sorriso
lucida gli occhi
trema la
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L’inizio della fine
era stato un tuo sorriso
un dolore celato
dai riflessi della pelle
Il lamento delle stelle
tenuto segreto
dalla ruggine dei giorni
che corrodeva i sogni
Foglie di verbena
profumate di vergogna
ed i capelli
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Una culla d'acqua,
questo ti rimane piccolina,
tenero bocciolo strappato via dall'egoismo
del mondo, che non guarda mai
chi resta indietro a rincorrere i sogni.
Adesso avrai il cielo per giocare
le nuvole per saltarci sopra,
sorridi se puoi...
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E' un cimitero di lacrime il mare...
affondano croci dilaniate dalle onde,
strappate alla terra
le speranze...
nessun approdo restituisce la salvezza
a vite travolte
da ingannevole promessa
di libertà...
un pugno d'acqua nelle
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5072 poesie pubblicate su questo argomento. In questa pagina dal n° 1951 al n° 1980.
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