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Le 5072 poesie in esclusiva dell'argomento "Morte"
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Il vento si è fatto più freddo,
già tacciono gli alberi intorno,
sui muri del vecchio paese,
s'adagia il bagliore del giorno.
Trasal dai confini del cielo,
la pallida nebbia d'inverno,
che spegne e scolora il silenzio,
e
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 | Su sdrucciolevole asfalto
slittano vite
sbalzate fuori
dall'orbita terrestre,
incappano nel silenzio
di un nulla preesistente
infinito sostare
nel cono d'ombra
del buio eclissato
passi di colpo frenati
sulla striscia tratteggiata
del limite
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| L'assenza, tra noi, si apre come una ferita.
Ti allontani
e sembri solo una vita sognata che ho avuto.
E mi rapisce il ricordo
che prende lo
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| Sovra d'un gran lapideo seggio assisa
se ne sta Morte in arrogante posa,
con alma placa e fronte non arrisa,
mirandovi alla meta d'ogni cosa,
a ciò che faccia preda per l'eterno
di magra sorte o d'una fin penosa.
Sul volto suo
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Non parlavi molto
e forse le parole erano nuvole,
gocce di pioggia che la terra
bramava some un sogno
Gli ultimi giorni
avevano il colore grigio
del cielo d'ottobre
quando il sole teme già l'inverno
E non sa che il gelo viene
se il
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Novembre, di foglie rosse e caduche
è pieno il pianto dei tuoi giorni, freddi
e brevi come vita di farfalla.
Sfinita arranca l’edera sui muri,
ed ai silenzi amica s’accompagna,
tesse un manto d’inutile colore
laddove si spegne - e per sempre
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Altrove, fra la polvere del tempo
Altrove: artefice di visi belli, sfuggiti al consumarsi di albe e tramonti
Altrove, dove l’ombra
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Non dovrebbero andar via così
sprecate, quelle gemme di speranza
spezzate.
Stringerai fra le mani quelle foglie
che cadono, che piovono da dove sono salite,
che non hanno più forza.
Ti assale così la speranza,
già
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Novembre torna e rabbrividisce il cuore
nel passo greve e le dolenti note
di una processione senza tempo.
La pioggia scende sui silenzi
e il ticchettio incessante
è tarlo che rode la mente.
Com’impeto dell’acqua
che straripa dagli
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Il sole e il tempo
hanno sbiadito le vostre foto
ma non il ricordo
che nella mia Essenza
intatto continua a vivere
sommerso da rimpianti
e infinita nostalgia.
Vorrei pensare a voi
non rinchiusi
in cupi avelli
ma liberi e felici
passeggiare
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Non era sulla terra il loro posto,
ma solamente dentro un paradiso
dalle cose impeccabili composto,
con tutti quanti gli altri condiviso.
E vanamente avevano riposto
fiducia in qualche rapido, improvviso
cambiamento che avesse
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Non c'è respiro
in questo cielo senza meta
ed il veleno delle albe
tende il male al suo dolore
Un solo battito
e poi comete al cuore
che stringono follia
con una danza di rancore
L'ultimo angelo
ha già sussurrato
il silenzio
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 | Morte,
o quell’infinito istante che la precede...
mani inerti...
volto nero...
Sottile il filo che ci separa.
Il nulla è ciò che
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Il cigno ne piagneva e all'onda tetra -
che in folli esequie andava -
melanconicamente ne cantava
all'acque e all'etra.
Come in febbre funerea or palpitava
questo rostro di cetra,
e folle e inquieto e mesto a un'alta pietra
si lamentava;
e
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assorbe la voce il nulla
scompare nel vuoto dei ricordi
e l'ombra disegna la via
cieco sordo muto
mi rassegno
taglio profondo buio attorno
qualità nascoste dentro
occhi neri
gelidi pensieri ossa su ossa
trame di ieri
e c'è
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Angeli accompagnatori verso la luce
di questo tramonto ormai spento.
Irradia il sole gelido
di questa notte ormai cupa
che consuma la carne.
Ululano i lupi il martirio di questa croce
che non sanguina.
I germogli gelano
in questo
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Io do il mio cuore
per l'universo
offro la ricca fauna
il verde dei boschi
fiumi, fontane e cascate.
Io sono il grembo fertile
per far germogliare
maestose specie di fiori
e dipingere
il pianeta dei colori
più belli.
Io sono il
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Gocce di fango nero
ed allora sarà una spada nuda
a mietere dolore
e qualche passo della terra
Tramonti senza luce
quando il cielo trama odio
e pochi giorni ancora
fuori dalla tenebra
Inverno prima delle piogge
che travolgeranno il
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All’ombre de’i cipressi, e a’ crisantemi,
e in tra le fitte brume e ‘l bosco estinto
un cimitero giace, e d’anatèmi
funerei è pinto,
e pell’immenso spazio or vanno i gemiti
infami degli spettri, e al verme avvinto
un reprobo sen
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Presto potrai incontrare
l’eterno ardente ghiacciaio
ove mille e più di mille
fiammelle ordinate
danzeranno nervose
lambendo
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l'upupa canta:
sgorga latte perlaceo
i cuccioli fagocitano
squirulì squirulì
erosione di lineamenti stanchi,
forme, espressioni
e l'upupa canta:
saette mentali, cortocircuiti
intuizioni, dimenticanza
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Resti,
lì, muta,
a guardare la vita,
o Thanatos.
Sorridi
quando guardi
gli uomini affannarsi,
che nessuno ha capito
che il Sonno Mortale, un dì,
lo avvolgerà.
Eppure, tu
mi sei
fedele compagna, ché io
ti vedo,
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Diadema di fango
sussurrato dalla terra a tarda notte
e nuvole corrose
che piangono sera con la morte
Poi verrà l'alba
e le campane ritmate a giorno
nel funebre lamento
che scorre un brivido sul mondo
Canto di veleno
distillato dal
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 | La tua memoria
come il mio sospeso respiro
rimane,
mentre pensieri
s’imprimono d’orizzonti grigi
ove nuda l’anima collassa
nei suoi rigidi inverni.
Coltivo solo giorni
dal tuo lontano essere
mentre plumbeo è il cielo
così il cuor
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 | Parole oscene
porgi,
su un piatto unto di sbrodolata voluttà,
alle tue prede senza volto...
incappate
nel laccio del tuo Inganno
servito ad arte,
nei cunicoli polverosi di tenebre,
del tuo Castello
di tele di ragno,
ove le conduci
sulla
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Esita il respiro
sul rivolo malato della pioggia
è la goccia nera
che esala l'ultima sua tenebra
Notte che non scende
a sussurrare i tanti sogni
ed a tessere lune
tramontate a mezzo cielo
Quando il buio denso
corrode pori e pelle
e
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 | Sorridi piccola,
il tuo cuor angelico
non conosce macchia,
celestiale sigillo
vi ha impresso il Creator,
veste di puro spirito
ha ricamato sulla candida
pelle profumata di giglio...
il tuo nome impresso
nel libro del cielo
risuona tra cori
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 | In questa nostra vita
dove tutto fugge,
dove l'unica certezza
è la fine,
dove il colore del mare
si confonde
con quello del cielo,
un angelo veglierà
su di te
in questo giorno
in cui tutto sembra un incanto.
L'angelo
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Una parola sola per aprire le porte
che sigillano ogni passaggio
dal buio al cuore degli inganni,
un suono scarno per lenire i colpi
Un segno per dischiudere i segreti
ed aprire le lune al nero dei disagi
quando le stelle sembrano veleno
ed il
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Il tredicesimo arcano
non aveva un sogno da pregare
né un tradimento a cui chiedere vendetta
nella notte che tramava le sue tele
Attendeva i respiri
della prossima ombra da rubare
e temeva il calore già promesso
alle lune senza
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Stridono i denti in morse di ghiaccio,
disegnano sul bianco volto il muto strazio
d'un esile corpo avvolto da stracci:
dardi di cenere, coltelli brinati.
Frugali i sussurri, scarne spighe da mietere,
sempiterno sentiero solcato dal carro del rorido
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5072 poesie pubblicate su questo argomento. In questa pagina dal n° 2131 al n° 2160.
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