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Le 5072 poesie in esclusiva dell'argomento "Morte"
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Stridono i denti in morse di ghiaccio,
disegnano sul bianco volto il muto strazio
d'un esile corpo avvolto da stracci:
dardi di cenere, coltelli brinati.
Frugali i sussurri, scarne spighe da mietere,
sempiterno sentiero solcato dal carro del rorido
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Venne la morte
vestita di giallo
la gonna spaccata
la falce affilata.
Venne un mattino
sotto un cielo turchino
prese le figlie
del vescovo delle conchiglie.
Lui protestò
dicendo che era puro
ma la morte fece le corna
per farne
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 | Di freddo marmo
vestirai gli umili resti
preservati dal saccheggio
devastante del tempo predatore
che spazza con furia
vite stravolte
dagli uragani violenti
abbattutisi
sui nudi e tremolanti fuscelli
sradicati dal suolo,
radici
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 | Essere fuori dal tempo:
quando un vero insegnamento,
che rimbalza nel petto,
lega polsi e caviglie,
gettandoti sulla via dell'inetto.
Interdetta la tua era:
quando manca, estromessa,
quell'anelata madre di Finzia
chiamata promessa.
Ignorato
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| Mangio le fragole del mio giardino,
mi conoscete
gente di fede,
son io, sono il becchino.
Controllo le luci
del cimitero
sposto lapidi
del ladro di polli
e del condottiero.
Ho la canotta bucata
sporca di sugo
e marmellata
mangio seduto
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| Sono qui
al di là del muro.
Non mi vedi
non percepisci il mio calore
il profumo della mia pelle
il tocco delle mie carezze
la mia voce
ma...
Posso ascoltare la tua
e leggerti nel tuo cuore
anche se in silenzio
...Lo
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 | Così infine voli via
levigata regina solenne
cristallizzata scultura
materia ingannevole
respiro non muove
Sei già etere azzurro
d'eleganza innata il contorno
e tra dita incolori stringi
il pensiero a me donato
che ora per
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| A’ piè de’i calli oscuri e biechi e insani
e pelle fosche selve, e i fonti e quivi
‘ve sta ‘l sepolcro muto e in su’ de’ crani
e presso i rivi,
silente vagolando a’ tristi bivi
e alle rocce furiose e a’ cespi vani
e in sulle cime a’ ghiacci
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Rami s'allungano
per strappar brandelli in cielo...
cosparsi di sangue
dipingono un pietoso velo
al tramonto...
splendido agl'occhi dell'amore,
così triste quando vuole.
Scrosci di rabbia
annuiscono dall'alto,
avvicinandosi al
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 | Puo' esser giunto il momento
della saggezza e del distacco
tuttavia non appaga
nessun eroe sottopaga
non solletica più attese
nelle forze ormai arrese
rimane spoglia assenza
senza meta, senza presenza
dissolvo il sesso in onore al
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| Non è facile scrivere dei versi
per le persone a noi molto vicine,
per chi ci rassomiglia così tanto,
per chi ha costituito il nostro stampo.
E’ un po’ come guardar dentro noi stessi
attraverso una lente più antiquata,
di sesso differente, che
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Una goccia
può disperdere un’immagine
di te pensata,
tra particelle d’acqua
un canto mi sovviene,
non ha titolo
e si riempie d’inverno.
La mia spinta verso il cielo
ma sono ali non mie,
lascio adesso quel bianco
a rivedere
ciò che di
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 | All'imbrunire
indistinte ombre fluttuanti
trapassano il buio,
pregno
di silenzio raffermo,
irrigidisce le ossa
scioglie la carne
nel gelo della sera.
Una smorfia di terrore
accenna il lugubre cielo
sbiancato di nuvole tetre,
pallido come
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| Abbiamo taciuto sulle nostre canzoni
di una fuga dai mantelli neri
nella vergogna nascosta agli occhi scuri,
nati da un figlio avaro della stirpe,
figli di un Dio fuggito anzitempo.
Nel sangue rappreso sui volti di basalto
dei carnefici venuti da
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 | Con foga
rincorro il tempo
per riuscire a rubarne
almeno un altro lembo.
I muscoli non mi procurano più alcun dolore,
è la tua assenza che mi fa smaniare.
Il tempo che mi è stato concesso
è troppo poco per
riprendermi
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Il suo silenzio non mi parla
e le ombre che ho dimenticato
sono solo un sogno spento
che libera le lune nel bisogno
La fede degli altri non mi tocca
ed il richiamo delle aurore
non è la libertà dei giorni
che nessuno mi ha portato
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 | ho un canto triste dentro le pupille
come la notte immensa ha dentro
il dolore d’un tramonto in agonia
e un sapore acre, accumulato sulla lingua
e un verso errante nelle vene
che non si traduce
inaridisce le mie rive quest’assenza
e il sangue
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Jibi |
21/08/2014 19:16 | 1425 |
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Eco di stelle
carezza le dita
nel gesto estremo
di un solco marcato.
Speranza sfugge
nell'orrido profondo
dove pietre su pietre
ribollon di tasche
spezzando luce
a un perché incastrato
nel fiordo del petto.
Rughe distese
attendono
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Posa la tua mano sul silenzio di questi occhi e
fammi trovare la risposta che domani, io darò a sua madre
“sto ormai nella profondità dell’oceano
e ti supplico madre di non piangere
questa poverissima anima nuda”
dov’ero io mentre
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Siamo figli di suicidi
figli di morti ammazzati
stramazzati al suolo
con la faccia nel sangue.
Siamo sopravvissuti
al peggiore dei campi
col cuore pieno di cicatrici
ed il marchio sul braccio.
Siamo angeli grigi
dalle ali bruciate
con l'inferno
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Selvaggiamente si avvicina l'ora dell'oblio,
caduchi rammendi non sembrano più efficaci.
Sofferenze infinite
lancinano aggrovigliati organi interni,
passano nella mente associazioni e ricordi,
voluttà e nebbie.
Si arroventa ancor
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la pioggia nera
e parole fragili
se il vento spira
Ricordavo benissimo tutte le parole,
non i volti ed il calore del vento
quando la sera sembrava morire
in un cielo ancora troppo inerte
Forse ci troveremo ancora presto,
dopo il mare e dopo un
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 | Strade e polvere
panni da lavare
acqua di sale
nude le dita,
le donne, le madri
parti nella ruggine
dolore atavico
senza lamento.
Non credi ai tuoi occhi
mentre scolpisci
memorie da quell’oblò
tracce immortali.
Così
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| All'accendersi delle finestre,
la città si svegliò, piena di vita.
V'era per strada un uomo,
un semplice individuo.
Si illudeva di sorreggere il cielo
e della terra di sopportarne il peso.
Accadde...
Né il sordo
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| Anche tu,
anche tu hai rinunciato,
amavi la vita quanto basta
e non è bastato
Accidenti che fretta avevi,
una fretta che ti feriva
e più cercavi un sorriso
più ti scendeva una lacrima
Se ci penso ti rivedo
bella
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India |
14/08/2014 11:46| 1590 |
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 | Non più desisto,
infuria la bufera
di là dal mare,
soffio imbronciato
d'onde minacciose,
strepito di voce
schiumosa
in sferiche gocce cristalline
erompe,
forte muggito
l'ira tuonante
mi soprassale,
travolgente
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"Mio capitano" ti è sfuggito di mano il
"Carpe Diem", scivolato dentro un mondo
artificiale, e tu che recitavi la bellezza
dell'amore, ti sei smarrito nel baratro
del cuore.
Vola in alto, in alto più che
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Quali sponde congiunge il fiume
o separa, dove non resta che il ricordo
sotto lo specchio d’acqua
Dov’è ora quel rumore
dove, il sorriso nella ruga di un lamento
nell’iride chiara, oltre la soglia che annulla il tempo
Al di là di ogni oscuro
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Mi sembrava di aver sognato
che prima del vuoto non c'è dolore
e lo spazio che mi avvolge
è solo calma attesa della morte
Perché prima del cielo
c'è il gesto del perdono
e quel vuoto, pallido deserto
che libera il
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E se mi seguirai in questo abisso
la notte non sarà un gioco breve
ma un soffio che non giunge mai
nemmeno sulle note dell’oscuro
Lo senti questo gelo che ti sfiora
è la luna che semina il suo velo
di veleno che corrode ogni cosa
anche il fiato
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Sopravvivere
lacerazione del giudizio,
un morire piano
nel livello più basso del clamore.
È l'inevitabile supplizio
con sovrimpresso uno scadenzario,
dove l'orrore origlia
nella memoria a lungo termine.
Un pianoforte di note
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5072 poesie pubblicate su questo argomento. In questa pagina dal n° 2161 al n° 2190.
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