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Le 5072 poesie in esclusiva dell'argomento "Morte"
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Nuvole strane
sui campi di morte
dove il sole caldo
non arriva mai
a sognare gelo
Né forse a distrarre
i primi semi
negati al tempo
dei ricordi
Gocce di peltro
sacrificate al cielo
quando il vento
minaccia dolori
e rovina un
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e, oggi ho tagliato i capelli,
erano mesi forse anni che non lo facevo
scendevano come neve sul pavimento blu, e
oggi mi sono rasato il viso,
dopo quanto tempo non so, forse da sempre
i bianchi ricci cadevano come petali di rosa in giardino,
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Un sabato di luna calante
ho scritto il nome di chi voglio
mandare via...
Ho scritto con il sangue il nome
di chi sarà soltanto e solo
per sempre mia...
Io guardo verso Nord
e semino discordia,
io faccio questa sera
questa nera
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Starai lì per sempre
come una stella rubina
che l'oscurità non mente più
e giace tra i suoi veli d'argento
Confondi il fiume
con le tue parole nere
e le danze che tremano coro
per tutte le piogge non ancora nate
Morirai
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Nel giorno del silenzio
l’attesa è finita.
Solo sfinimento e
pesantezza remota
premiano il vincitore.
Il giorno che verrà sarà
trionfo di sete:
distrutto dall’ordinario
sorride alla sventura.
È giunta la fine.
Solo
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 | Raggomitolata sul letto
con le palpebre semichiuse
abbracci il tuo peluche,
nella camera in ombra
tirate le tende
trascorrono ore sonnolente
sospese nell'immobilità del tempo
senza fine.
E il buio si fa luce,
la luce un cangiante
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 | Star da solo
era funesto, si sentiva
sempre ... una marionetta
e questo lo opprimeva; nel
groviglio per capire, cosa
aspettava.
È la vergogna
per chi non ... capisce,
tocca sempre le corde del
cuore; anche a chi si sente
colto; la
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Qualche parola in più
e ti avrò promesso il male delle notti,
quelle con la nebbia e il vento
così forti da sussurrare terra
Qualche pioggia in più
ed il veleno corroderà il respiro,
ruggine di questa pelle
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Non chiudermi ancora in questa notte
perché se le ombre saranno una prigione
morirò per ore dentro a quell'altare
che del buio conserva solo il cuore
Lasciami il respiro delle piogge nere,
le pallide falene che riverberano luce
e
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A spasso nel vento
rime disperdo
della vita che scotta
Travasando scorie
di cuori interrotti
conto dispersi
Gole in apnea
rottamati pezzi
tra le
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Come se avessi perso il mio più grande amore
quello che si fa sangue nelle vene e scorre
la tua piccola mano si stacca
portando via la mia vita così vera e tua
così sublimata dai tuoi occhi ridenti.
Adesso che ti
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Aleggia un implume desio
tra le piaghe d'Ecate oscura,
aule come adorna di fior
l'acre fragranza della paura.
Tempera l'ira d'un nobil cor
l'arco d'argento teso all'oblio,
di rosso imbrunisce il candor
d'un taciturno amante
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Claudico...
claudicante
con l'ardor del postulante
vendo parole legittimanti
promiscuo
dalle gonadi monocromatiche
insabbio emozioni mai vissute
-un foglio non mi rende candido-
con la presunzione estatica di chi sa...
ma sapere non rende
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Io sono quello che coltiva
la sua terra in sogno
e non ho mai erbacce
nel mio seme antico
di veleno e torba,
la gramigna ingorda
che langue e freme
di un ricordo già volato
via con il tramonto
Io sono colui che spreca
il sorriso
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Vivere
come se un fiato non tuo
ti respirasse dentro
mentre s'alza
dalle dune a vista
il polverone
dei soldati a cavallo
dell'altra guerra:
la parallela
interrogandoti
se i vivi o i morti
saranno cercati
se quel che arde
nel rogo
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Vorrò lasciare nei luoghi
il vuoto,
l'illusione di un 'ombra.
L'impressione di forme confuse
di disegni immortali
lasciati sospesi,
sipari logori.
Colpirò dove già affondo,
al cuore solo tonfi
nei fanghi
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 | Il sole ti saluta
filtrando tra le crepe dei tuoi sogni.
C’è silenzio che offende anima e cuore...
silenzio di dolore e di rinuncia.
Adesso ricordi
le albe gelide e gli umidi tramonti
che segnarono i giorni
del tuo cammino in fabbrica
l’urlo
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| Battito,
sommesso,
si dona
per carezzar
l’attesa,
che smagrita
ormai appar,
d’avaro tempo.
E nel sopir,
purpurea voce,
pensiero affida
all’inquietar
dell’animo
che assurge,
per spander
di nutriti affetti,
cosmici calli
d’un viaggio
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| Lunga la treccia
Rasima portava
e di cerbiatta eran
gli occhi suoi
sottile era
la sua linea al vento
come quella d’orizzonte
quando il cielo minacciava.
Schiusa s’era com’al giorno
del cuor suo la porta
Per il nuovo arrivato
i sogni e le
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Ti parlerò dei ciclamini
degli sguardi verso il mare
raccoglierò le forze e sarò domani
adesso che, s’arresta il cuore
Tu che semini il mio Golgota
calvario del tuo casato
piangi bava e apocalisse
mille travi insanguinate, sulla tua
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 | Che il tuo passo
sia di piuma
al di là di quel ponte
- i colori a corona -
che ti accompagni il ricordo d'un'estate
spezzata
dentro un singulto di sconfitta
e di una mano
che ha accompagnato i tuoi brevi istanti.
Siete in tanti,
non
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In guanti di velluto, in abito da sera da
gran ballo, con scarpe e tacchi a spillo,
color rosso corallo, elegante e raffinata
attenderò la sua venuta.
Sfiderò il suo sguardo ammaliatore, non
sentirà effluvi di paura, la inviterò a sedere
su una
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Soffrire il peso dell’assenza.
È sì doloroso, faticoso, ripugnante.
Non resta che pigiare sulla tastiera violando
le labili tele della follia.
Costringere l’impeto della ragione a piegarsi
ed accettare un letto vuoto e silenzi
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tace il vento
s'arrestano gli aquiloni
mancano primavere a rondini senza volo
nessun fiore
e tu che sorridi
pallido di felicità
quella che incide e rende senso alla vita
quella che scotta e brucia dentro
la vampa dell'amore eterno
ma
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Ora sei un angelo in cielo e ricordo nel cuore
quello stesso cuore fermatosi nel dolore
in un campetto di calcio finiva la tua vita terrena
lo scrivo ed un brivido gela la mia schiena
stanotte sarai in versi e parole
sarai come un nuovo raggio di
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Forse un dì affiorerai dalle acque d’un mare,
scorrerai, lieve, verso le nuvole e l’azzurro
confonderai con il blu degli occhi tuoi.
La cenere
dei resti di ieri
cospargerai
sui prati già arati
e rinasceranno
i fiori sotto
la
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Ti rinchiudi nei pensieri e resti silenzioso ad osservare
la tua vita, una barca che sta per affondare
resti aggrappato a lacrime nascoste nel cuore
la depressione ha un solo colore
nero come il buio che inghiotte la tua vita
e disperato tenti la
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Fuggo via dal giorno
e se mi lascerai morire
avrò solo tre fili da fiatare
sulla via che va dal cuore al cielo
Niente da confessare sul finire
di tante primavere uccise
per invidia o per dispersione
di qualche scia
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Era un prode e tornò dall’empia pugna,
morto in sul letto e stretti i polsi e l’ugna,
e i servitor portavan la lettiga
legno di spiga.
L’orda n’era spettral e lamentava
canti di guerra e di dolor gridava,
e un servo avea nella man
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Gracchiano i neri corvi,
maestosi e regali,
sopra nobili bronzi.
Ruotano le pupille impazzite,
senz'anima,
fermandosi prima sul cielo,
ora sugli alberi,
ora sul viale.
Un vecchio giace carponi,
in stracci consunti e odoranti,
tediato dalla
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Giacque ignuda e tremenda e sotto un salce
un’empia tomba su cui corna d’alce
stavan quai fior di neve altèra e fresca,
rosa donnesca,
e in tra’ le pietre e i suoi rozzi contorni
v’erano acciar di sangue e fiele adorni,
e in su’ cadeva da
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5072 poesie pubblicate su questo argomento. In questa pagina dal n° 2221 al n° 2250.
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