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Le 5072 poesie in esclusiva dell'argomento "Morte"
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La intravedo
la scanso,
mi diramo per i suoi vicoli,
sembra quasi di conoscerla,
una strada perpetua...
E
arriverà il giorno
che tacerò per sempre,
e questi muri,
stanchi anche loro di ascoltarmi
gioiranno...
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Come candela si consuma il tempo
gocce di cera le lacrime,
durevole del dolore la voce
distoglie l'incantesimo dell'anima,
flebile attende la tenebra
che macerata erba
lascerà al suo passare oltre,
ormai breve il giorno
di un rubato
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 | Si perde
l’ora più triste,
la scena si chiude
e l’amore,
teatro del mondo, illude.
I giorni soccombono,
mani tese
a rimar pensieri,
e parole, sfumano,
cala il tempo,
sipario di vento
in una coltre di attimi.
La vita si spegne,
e
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 | Sparire dormire
forse morire
non più soffrire
gioire
oppure sbasire
Sparire per non svisare
nell’anima da abbrumare
Sparire dormire
forse morire
non più "si" dire
ma obbiettare
oppure avvizzire
Dormire per non dire
con voce muta quel
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eterno gelo
graffiato ingrato al sogno
del corvo nero (D)
Nota d'asfalto riflessa a goccia,
la notte non aspetta le prime luci
e perdura un segno di lenta traccia
finché qualcuno non sogna e spera
Seta di trama graffata a
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Tempeste di sangue,
dove morivano i soldati ricordo.
Mai la patria fu così in rovina,
mai queste urla si sono placate ...
ancor il gemito delle madri,
che piangono i figliuoli morti si ode ...
e di questi, solo i marmi rimangono.
Anche
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Dissangui
sfocati orizzonti
al limitar d'una siepe
che scora il passo
d'una storia incompiuta,
improvvida bruma
s'uno sguardo obliato
da un cielo viola
e blu cobalto.
Un amaro smarrimento
d'occhi ormai distanti
e schiuse labbra
ad
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Per un attimo,
sei stato il cucciolo d'allora
addormentato fiducioso e sfinito
da giochi corse
e amore
la zampa di guerriero su di me
tutto il tuo mondo
Insieme
piccola anima felice
Stanco tra le mie braccia
sogna ora, dormi
Aspettami
solo un
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 | Scarpe comode per andare
finestrini appesi
ogni giorno un giorno nuovo
è il tuo viaggio, quello che volevi.
Con gli occhi stupiti
e i passi da bambino
hai perso la via a volte
incespicando stanco,
ma la paura che temevi
ti ha
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Per sette lune
hai brillato
in quel letto d’ospedale.
Poi ti sei sfaldata
tra le sue mani
e adesso sei polvere.
C’era chi aveva timore
di toccarti
e chi te ne dava la colpa.
Ma ne avevi viste tante,
memoria amorfa
in un tempo senza
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Alexis |
12/01/2014 15:54| 1260|  |
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Solo una volta nella vita
Viaggerò
pur senza coraggio
navigherò in mari lontani
toccherò impossibili orizzonti
volerò più in alto del cielo
rifugerò dalla mia blasonata prigione
finalmente libera
da
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India |
11/01/2014 00:27| 1711 |
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Quando muore un artista, non la tomba
gli servirà per esser ricordato:
la voce rimarrà, sua, che rimbomba
nelle opere d’arte che ha creato.
Si disperdano pure sopra l’onda
le ceneri del corpo ormai bruciato:
resterà la sua fama, assai
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fiato al veleno
la terra che si acceca
di fuoco nero (D)
Nate dalle paludi delle streghe
le terre dei fuochi sono piene
di odio denso fatto per regnare
sull'altare dei malati di dolore
Gli effluvi sono confinati altrove
ma il veleno ha
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 | E tornerà primavera
e le mie mani metteranno un mazzo di fiori
su quella triste lapide
che mai meritò le lacrime
che dal mio cuore seppero sgorgare
e tornerà primavera
a lembire di fresca dignità quel volto
che
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semi di cielo
l'albero è ormai il perduto
fuoco del sole (D)
Albero dei veleni neri
partorirai semi di sangue puro,
dolore che di notte asciuga e trema
l'ultima melodia della prima luna
I campi ormai bruciati dalla sorte,
fiato di
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cosa da poco
il dolore che resta
fra ciglia nere (D)
Ci sarà sempre qualcosa da dimenticare,
qualche piccolo dolore o forse grande,
cresciuto fra le spire di un respiro ignoto,
cose da poco che sanguinano il cuore
Ci sarà sempre
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Stanotte sono
il dono della terra
dolore e nube
Fuori ora fa freddo e la terra è dura
non avrai paura se il buio scende
e cancellerà i mattini nella nebbia
non avrai dolore lungo il viale nero
Fuori c’è il vento che soffia ancora
e qualche
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Aghi di pino e ali di farfalla
piccole mani strette sul cuscino
il tempo dei ricordi è ormai lontano
riposa sulla sponda dell'oblio...
Ombre nel buio tetro della stanza
fantasmi senza corpo e senza luce
attimi eterni di silenzi e
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 | La morte del tuo sguardo.
La vendetta del tuo silenzio.
Il più atroce dei vortici emozionali
che si veste di vitalità senza morale.
Un inizio senza polveri,
quello legato a te che vai.
Eppur mi chiedo dove te ne vai.
Senza le tue
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| Al viale del tramonto
di un giovanile sogno
resta
un quadro non dipinto
una tela bianca
una poesia muta
di due anime in un corpo solo
Nella cruda realtà
affonda
l’ultima speranza.
Nel silenzio,
lacrime di stelle
a umane lacrime
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| Morirò felice
abbracciato all'attimo
mancante,
sostenuto sul fare del
mancato momento
tristemente
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Oreste |
30/12/2013 21:54 | 1023 |
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 | Una voce altisonante
parla nel silenzio delle notti bianche,
risuona nella stanza in penombra
e macabre presenze danzano nella mente,
forte è richiamo dal fondo dell'oscuro abisso.
Intrappolate nella rete del buio fitto
agitano le mani,
si
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| Chi reggerà
le mani fredde
quando la vita
le abbandonerà,
allorché il sangue
non le colorera'
e la morte
domanderà
il suo trofeo?
In vero
il Silenzio
non opporrà
resistenza
ai nodi
di Libitina
e,
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| Tu ci sei.
Sei nel sangue,
scorri nelle vene.
Sei nei sorrisi
e nel taglio degli occhi.
Sei nei gesti
che compio ogni giorno.
Sei in
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 | Inizi a conoscerli... gli uomini.
- Fari senza luce
come occhi senza aridità
e lacrime senza future memorie.-
Inizi a conoscerli... i bambini.
- Sorrisi di donne,
come madri incinte,
come amanti che riparano
le rughe ai fiumi i loro
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Lievi le vendette,
ruvide pieghe del cuore,
quel piccolo spazio d'acido livore
che libera le ombre represse
Tumide le ansie,
affilate spade del divenire
di un eco troppo grande
per contenere gli angoli del viso
Dolci le sorprese,
quel ghigno
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Sperde calore
quest'amare
nell'ignavia dei più.
Amai riamato
oppure folle
sognai?
Perduta l'anima
nel lembir carezze
di morti fiori.
Macilento
è il cuore al gelo
d'immensa Tundra.
Morte,
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tremano le ombre
nel cielo di dicembre
fiato alle stelle (D)
Tredici le ombre di dicembre,
tredici le lingue di fuoco ormai tradite
e niente da sperare nella terra degli inganni
con il debole chiarore a far da riva
Tredici le spine, ferite da
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- esiti
come neve a scendere
oltre le mura della città;
era dunque morte, tra gli indumenti
paralisi composta - tale da non sembrare - livida
non più carne - non più prigione debole
opportunità;
così
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Da tempo trasmetto solo in bianco e nero
vuota ormai l'ampolla dei colori.
La voce tenue non riempie più le stanze,
non comunico emozioni.
Funziono ancora bene
ma non sembra interessare,
i miei programmi già visti
i bollettini
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Serpeggia impietosa
da angoli quieti di gente cenciosa
ai cuor in festa, bagnati di sangue
s'insinua e non distingue
non s'arresta,
è ferma come sfinge
del suo barcone lo sciabordio
l'orrore è alle porte
non v'è via di
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5072 poesie pubblicate su questo argomento. In questa pagina dal n° 2371 al n° 2400.
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