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Le 7804 poesie in esclusiva dell'argomento "Natura"
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Placida è l’onda
che il vento inquieta
all’apparir del giorno,
sbadiglia il pescatore
issando in un fregar
di cime la sua rete,
gridano rauchi
i
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custodisco, nutro e proteggo
piccoli semi che piante saranno...
qual donna un po' vanitosa
mi ricopro superba
di manti fioriti e d'erbe smaltate...
m'intrido di gocce piovute dal cielo
le raccolgo, riunisco
diventan acqua sorgiva
che dal
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Bevo...
e la "fraschetta" si allarga
diventa campagna, vigna.
Grappoli d'uva dorata
pendono come gioielli
dalle viti contorte,
abbracciate ai filari
tesi come le corde di una chitarra.
Le "femmine" pronte
con forbici e
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Mura trafitte da raggi freschi prima,
scaldate al tramonto da fuochi invisibili
che da laggiù, oltre il monte
spariscono a mezzo volto tra le campane che suonano
la fine della corsa di questo giorno ormai
consunto, smunto ogni secondo
dai
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Pareva che il vento con sottile ironia
si rallegrasse
nel fantastico di fine aprile,
con forza raccolta fra montagne e colline
ondulava cime e prati e a sondare profumi
coccolasse l'amore.
Nel vibrare l'aria,
portava con se aliti elisi di sana
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Ancor oggi
nelle mie strade
c'è odor di paglia e fieno,
c'è miseria e allegria,
si senton da lontano
ricordi che van via.
Ancor oggi
vedo nelle campagne
tirar l'aratro agli animali,
contadini falciar le spighe
dorate dal
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 | Quel poggiolo di fiori di campo...
nutriti di primavera, e una violetta
sù in alto, sulla cima di un vaso di
coccio, ed in basso severi filari
di bosso e ligustro nel nobile parco,
come file di banchi di scuola,
professori di latino e
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Graffi di gatto
sul cuore,
squarciano stridenti
il mio dolore.
Piovono lame
d’argento vestite
e ancora graffi
come segni di nera grafite.
Stoccate di stille
su queste finestre,
tagli nel vento
e nell’aria silvestre.
Tonfi di
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Ambiguo e fumoso si sveglia
Il mattino al rione tamburi
pure oggi incerto di una brama
di aria residua tra le sagome
ferruginose di torri e ciminiere
Rauche bocche grigiastre
eruttano incandescenti lapilli
consenzienti a complicità
di
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Cristalline come vetro
cadono dai rami ancora nudi
gocce trasparenti come un velo,
lacrime mai asciugate a questo cielo
plumbeo che sovrasta il monte
coperto ancora fino alla sua cima
ricopre il mare fino all’orizzonte,
scomparsa è ogni
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Piove.
Me ne sto chiuso qui ad ascoltare
che fuori la pianura beve l’acqua,
la prima di questa secca primavera.
Sento che è pioggia lieve e senza vento
sottile e dolce,
capace di sciogliere la crosta,
di liberare il respiro della
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Ancora un'alba, una luce di sempre
s'effonde
ed infonde lo Spirito
per soddisfare questa sete d'anima
fra i grovigli ed i rovi
le pietre ed i sassi
a volte grezzi, a volte levigati
dal'irruenza delle acque fluviali.
Come pianto
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Acerbi sussulti
spezzano il bigio
barlume
affranto si spegne.
L’ebbrezza m’inonda
di un rosato effluvio
e un sogno nuovo mi giunge
di freschi olezzi
Venere esala
essenze di gemme
con il soffio d’Aprile
che spira nettare
e foglie:
-
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Cerchi di luce,
o forse d'energia,
circondano le stelle,
mattoni e calce d'universi;
stringhe di magìa,
materia e nuclei inversi,
cerchi di luce
tra un uomo e la sua pelle...
Rimbombano nei secoli
e tra luoghi sparsi
turbini di
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Gronda di frutti la mia terra nera
complice è l’aria che la circonda
ove specchi d’acqua lei abbonda
orché il fuoco vampa lei feconda
Il roseo mandorlo che al sol brillare
si tuffa l’onda e grigia funesta pare
il sole riavvolto
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A vista d’ occhio spersi filari
dai germogli ridestati
promessa di vita.
Vite che si rinnova
saranno rossi
o bianchi
ma sinceri
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 | Dalla fitta nuvolaglia con guizzo di lampo tra
scaglie d'azzurro m'appari, nudo gigante di
pietra della valle custode silente e superbo.
Nel primo chiarore del giorno dal tuo trono
regale saluti il paese, pietrisco di case
addormentate.
Il
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il brutto tempo si sta guastando*
*
non era affatto triste un attimo fa
sfilavano croci di donne
in divisa da vedova
amanti mutilate
da sguardi di ombrelli
da così in alto non riconosco
l'aroma maligno
che scivola nelle pozze
e
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 | Dimmi di me
al tempo del ritorno:
narra la stella
che dondola la vigna
tra i grappoli dorati
della seconda luna:
cruna questa natura,
passaggio stretto
e greco di falerno:
passa il dolore,
nell'uva che matura,
fertilizza le
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| Albo qual linfa di primula dolce
e bello e sparso d’azzurro di mare
giace al mio guardo quel ciel che versare
tenta ai bei fiori la pioggia d’april.
Nembi dipinti da mani d’oscuro
e ignudi e scarni di queto ornamento
stridon nell’aure d’impuro
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 | Stasera,
odo, sui rami d'Aprile,
cantare i cuculi.
E cantano e cantano,
lieti.
-Perché cantate?
Mi domando.
-Cantiamo, perché
tutto fa parte di un Disegno,
intrecciato
sui rami d'Argento
della vita,
che tu non vedi.
Non
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Arrivo in questa città natia
la osservo e scopro meraviglie
la mia città
la soleggiata signora che s'affaccia
sul mare Adriatico come una sirena di Andersen!
La osservo e la saluto nel cuore
cara Sirena regalami i tuoi sogni
dammi
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Farfalla per errore
O scherzo del destino
Girando su te stessa
Come pala del mulino
Farfalla crocifissa
Sull'albero maestro
Le ali che del vento
Seguono l'assurdo estro
Farfalla dall'intento
Più macabro e contorto
Nascondi ballerine
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Odo la voce della montagna
pur essere silente
domina possente
su verdi vallate
su case e gente.
M'incammino
al richiamo
tra boccioli, arbusti
e sorgenti
ammiro splendori.
Passo dopo passo
attraverso
fitte boscaglie,
m'inerpo tra
rocce
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Se il Sole impavido mi farà da viatico per il mio destino
gli costruirò un santuario per adorarlo.
Nell’incensato umore della Domenica lo coltiverò come una rosa.
Si spegne in un tramonto ma si accende in una nuova alba.
L’amore
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leggero, con passo lieve
soffia il primaverile vento,
con refoli dolci
avvolge e bacia
accarezza e festeggia
l'essere umano,
amorevolmente
scuote le tenere fronde,
i prati con erba
novella,
con palpito ardente
accarezza il rinato
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Luce di faro
batte ad intermittenza
seguendo
il lento segnale del cuore:
tanta luce
quanta oscurità.
Scia di deboli punte
rincuora la vista
e vascelli di fantasia
collidono le navi di passaggio.
Striscia scura
di setoso mare
fa
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Or dorme, distesa,
smossa, dall'acqua.
Le bolle, s' aprono,
con scoppio leggero,
e lieve spumare.
Nere manciate,
ne escono fuori.
Sapore,
di ventre profondo.
Dura,
corteccia di suolo.
La terra,
distesa, riposa,
e pare,
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Non è così dolce Venezia quando il vento squassa le onde.
Prepotente il mare v'irrompe e il libeccio impietoso ne
sferza le mura.
Soffre Venezia le sue piaghe murate che il sale le ha inferto.
Il viso sconvolto, le vesti strappate,
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Il grano mietuto,
è stato trebbiato.
Tagliata la canapa,
nel macero è posta.
Colta è la pannocchia
di giallo granturco
che, poi, macinata,
diverrà polenta.
Come son tristi
i campi deserti!
Per accoglier nuovi semi
a
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 | Torna nel tuo nido sotto la
mia grondaia, piccola rondine.
Ti aspetto, come ad ogni
primavera.
E' triste il nido vuoto, senza
quel tuo dolce pigolare che fa
pensare al risveglio dell'amore.
Il freddo inonda ancora questa casa
ma ti
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7804 poesie pubblicate su questo argomento. In questa pagina dal n° 4711 al n° 4740.
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