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Le 1889 poesie in esclusiva dell'argomento "Satira"
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O santa asinità demenza acuta
esempio esagitato di insipienza
di chi va dissacrando la tenuta
del labbro che accompagna la nescienza
col raglio che si sente e più non muta
nel campo della viva insofferenza
tra il male decurtato e la
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Sapeva di chiffon e di ginestra
di una fragranza dolce appariscente
di acqua profumata di sorgente
di note rubacchiate ad un’orchestra.
Non era né capace né maldestra
abile e pasticciona unicamente
godeva del suo passo equivalente
a un fiore
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Nella cantina delle poesie scendo
tante bottiglie ordinate in bella
fila polverose alcune altre qui messe
di recente etichette varie famiglia
amore impressioni fiabi e così via
ne scelgo a caso quattro al sommelier
le reco questi gran esperto del
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Ti sento con il prete dire messa
battere il petto a li peccata sua
avendo corpo e anima la bua
portale della santa tua promessa
tenace ambasciatore della ressa
di chi protende avanti mente e prua
e non s’accorge come il cacatua
che il marcio si è
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E se sapevo tutto
non mi vestivo a lutto
a piedi nudi andavo
ma essendo io un ignavo
mi lavo la mattina
con la tua candeggina
e quello che ricavo
è un calcio dal mio avo.
Il tempo non ha età
e vibra lo si sa
tra orchi e commedianti
tra
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La vita è un gioco o giochi con la vita?
Domanda non adatta a una risposta
e il caso poco o meno assai ti costa
col pegno e con l’impegno alla sua uscita.
La vita è fango o terra mai fiorita?
Perizia che rimetto alla proposta
almeno come sembra in
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E’ terra di miracoli, Stivale,
ché doppia sembra sua popolazione,
se un giorno dopo un altro essa s’avvale
di facoltà d’avere altra opinione,
ben contrapposta, in modo radicale,
a quella, somigliante a religione,
ch’era stata assai ampia e
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E sordo e cieco resti sopra il trono
cosciente ed ignorante del perdono
per questa indifferenza incamiciata
tra il sogno e il ramo in alto pampanuto
lasciato nel viaggio al non dovuto
per ricamare l’ultima bravata.
E vivo resti in fondo al tuo
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Clivant esprit corrompu,
apaté par le spectre du pouvoir,
Repais- toi des richesses de l’enfer.
Le vile Juda vis en toi,
ou serait- ce Ponce Pilate,
servile toutou bureaucrate.
Bing Ben sonnera,
et ton heure viendra,
comme une écume,
chariée
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 | Dante non so se sei allievo o guida
ma nel tuo Inferno io sarei felice
di essere del fuoco un’appendice
per affrontare chi ti assale e sfida.
Dante non so se questa è la Pontida
per riportare in vita la vernice
che rinnovella l’arida cervice
di
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Se sia poesia chiedilo al profeta
al tuo brutto anatroccolo allo stagno
al verso che si taccia per compagno
cercando in ogni senso scopo e meta.
Se sia poesia meglio analfabeta
un po’ asinella con la tela e un ragno
coi fili in seta verde e lo
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Non conto il tempo
non conta la corteccia
di questa vita
dura e claudicante.
Qui tra le rughe
mille e più di allora
puoi leggere
ben oltre dentro me
vissuti e incorniciati d’immanenza
i giorni di una nomade esistenza.
Non conto l’ore
non
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Perla o non perla la tengo nascosta
chiusa nel pugno di questa magia
scritta con tono scovato per via
certo del fatto che invero è supposta.
Perla o non perla io qui l’ho proposta
pura e divisa tra forma e follia
e se non sembra elargire
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E canto a piena voce al mondo e al cielo
sperando che tu possa recensire
dall’alto del tuo scranno da esegeta
il verbo coniugato in pieno zelo
da chi il suo verso ama infistolire.
A tempo perso scrivo e fo il poeta
sulle pagine bianche del
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Quarantenando sbuffa la barcaccia
in questo mare nero di miserie
col cuore catramato vecchia serie
del vento improvvisato che minaccia
e mostra in un istante la sua faccia
coperto di sconcezze e di macerie
tra i salti di frontiera e le
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Cercasi primavera in parte usata
una ventina d’anni e inoltre agresta
che sia corrispondente alla richiesta
provvista di curriculum e incartata
per bene e in un bauletto conservata.
Che ami il dolce niente e la tempesta
del cuore e degli affanni
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Ottimista a mo di nera rondinella
che vola rincorrendo la sua iella
convinta di poterla attraversare
con l’ali bianche sopra un vasto mare.
Ottimista e comparabile al canguro
che salta valicando l’alto muro
con quattro slanci spinto
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Pieno come un uovo
col rosso che si macina col bianco
col fritto ben felice di sapere
che l’olio gioca a dadi con il brodo
e nel dedursi sodo
ripete ai menestrelli d’esser franco.
Pieno di veleno
del fungo fratricida di montagna
col corvo che
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Capra cavoli e tormento
col tuo andare a zonzolare tra gli antichi
ben sapendo indubbiamente che ti applìchi
proprio innanzi a un desolante monumento.
Capra e cavoli in fermento
tra le gambe articolate che smollichi
per cercare il frutto adatto
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Non so che altro dire o cosa fare
con questa compromessa situazione
che rende uccello alato il dio caprone
appena lo incontriamo sull’altare
di questa storia stramba da narrare
con la voce del vento e del campione
nel calcolar la giusta
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Se non c’è il filo mancherà il contatto
che illumina la mente assieme al cuore
e senza luce sarai sordo al tatto
nel decantar la vita e il suo valore.
Se non c’è orecchio non avrai l’afflato
che tinge di armoniosità il vissuto
e cieco e muto solo
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Sapessi dare amore a chili e a tonnellate
sarei il tuo volo mistico voluto dal destino
ma dato che quest’anima si affida alle scenate
la nostra storia palpita e il letto è girondino.
Sapessi dare forza al folle sentimento
potrei spaccare il tempo
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Vorresti or dire ma non trovi il verbo
che sappia aprire porte mente e cuore
in questa gara assurda dell’orrore
legata a un frutto amaro e ancora acerbo.
Vorresti dare ma il tuo bianco fiore
non coniuga il già dato e or mai superbo
si inficia coi
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 | Devo andare dal dentista
mamma mia che paura,
farò una gran brutta figura,
meglio andar dall’estetista!
Seduta sulla poltrona
lo guardo con occhi imploranti:
"Non mi faccia male, per tutti i santi,
sono una gran fifona!"
"La prego, stia ferma
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Dell’imperfetto coniugo il tuo verbo
dall’infinito traggo l’animelle
col congiuntivo cambio spesso pelle
per il gerundio in parte mi riserbo.
L’indicativo ne conosco il nerbo
ma col condizionale vedo stelle
votate al participio pecorelle
sul
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Casca o non casca
son pochi a lasciarla
è una dinastia
che non si spezza
e non importa
se a volte traballa
e lascia per via
sorrisi e amarezza.
La sedia d’oro
è una manna dal cielo
e che nessuno
ha voglia di lasciare,
son come i lupi
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E te la scrivo qui come vuoi tu
a piedi nudi giusto per variare
costretto dal bisogno a rammendare
i tuoi lamenti affisi rossi e blu.
E te la indoro come fa il cucù
che il tempo non si perita strinare
volendo e non sapendo cosa fare
col trucco
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 | Fili continui all’infinito
s’addensano come latte concentrato
e versato ai porci
dove la perfidia di Circe
ma di quest’anno ventuno
si tramutò in Elisir d’Amore
nella “Sede di Giustizia” della Legge numero quattroquaranta
si decretò dessi la
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È solo un gioco questo tuo vagare
sui prati delle muse e degli aedi
col coro dei novelli ganimedi
emersi tra le onde del poetare.
È solamente un vezzo padreggiare
il sommo Dante e i centomila eredi
col suono degli antichi citaredi
al caldo di
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 | Giro intorno in corto raggio
da un cantuccio seguo il mondo,
non so dir se sia felice
poco rido e soffro alquanto.
Piova, sole, vien tramonto
poco cambia se son dentro,
vita ormai non m’appassiona:
poco vivo, e senza impegno!
Non a mecca od
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E c’è un Natale dietro ogni vetrina
che parla di promesse e di paure
di notti in bianco e di giornate dure.
Che magica e invadente polverina!
E c’è un Natale con la pettorina
nascosto tra le pieghe delle cure
di una e centomila coperture.
Che
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1889 poesie pubblicate su questo argomento. In questa pagina dal n° 211 al n° 240.
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