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| Addio Lunabionda Valentina Di Caro |

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Le 1925 poesie in esclusiva dell'argomento "Satira"
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Aleggiava lo Stato Top, invece è stato un Flop.
Parole di sarcasmo senza alcuna allusione,
nessun riferimento a fatti e persone.
Ohibò pandemica menzogna
che t’illudi d’aver vinto in assenza di vergogna,
t’invito a stare calma, la misura è
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 | Ner mezzo der cammin de’ nostra vita
me ritrovai presso ‘na serva pelosa e oscura
che faceva ombra
a ‘na fossa sì sterminata
ché a dritta via aveo smarrita.
Ahi a dir davanti a questa
serva servaggia
e aspra e cattiva e forte,
che pe’ trattar
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Vecchio lo dici proprio a tua sorella
la dolce amante delle mie sventure
un vuoto impressionante tra le sture
di questa vita usata a manovella.
Vecchietto un corno come sta in tabella
con gli anni a far da balia alle chiusure
falsate dai bisogni e
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Con te e con l’amore non senza ragione
il cuore si ingrassa
e dentro il mio mondo la voglia ammatassa
autentico sprone
del dubbio servito da duplice azione
e il tutto sconquassa.
Così su due piedi la mente collassa
col senso appropriato del re
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The Scorpion of avarice draws near,
whispering its lies, its venom to disperse;
a nefarious poison that, without fear,
the crimson- hearted ignorant imbibe in verse.
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And the simpleton leaps, his own chest he pounds,
like a monkey
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Non so se son un gatto o solo un punto
bestiola attenta al verbo
oppure della terra un frutto acerbo
o il breve crittogramma di un riassunto.
Non so se sono vero o vuoi presunto
più passero che insetto
dal volo poco adatto ed imperfetto
da un’ape
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E ti parrebbe strano ed indecente
servirsi di parole per la spesa
nel negozio dei verbi dura impresa
col punto e con il dubbio interagente.
E ti parrebbe un fatto sconveniente
quel tuo sacramentare la contesa
tra il verso free e l’altro che a
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A modo mio a modo tuo e nostro
a questa vita a strappi scriteriata
col sangue delle voglie e dell’inchiostro
di cui ignoriamo il tempo e la portata.
A modo nostro a modo tuo e mio
con il coraggio avverso di un rifiuto
tra l’essere e il non essere
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Il male non vince e se perde si inchina
al bene che sale con callide ali
là dove il pensiero tra i suoni branchiali
si avvede che al buio la notte è meschina.
Il male è l’inganno del retto e del giusto
nascosto nel vuoto di un ramo fecondo
e lesto
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Ho voglia di bastone e di carota
di avere un po’ di pace inseminata
nell’uovo che diventa una frittata
passione da cucina a tutti nota.
Ho voglia del mio essere idiota
di fare a piena voce una cantata
in questa valle vuota interminata
col timbro
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Sei solo un’ombra vacua e fastidiosa
il pianto di un cagnetto abbandonato
ma l’occhio mio ti vede impantanato
mentre l’aurora a letto in me riposa.
Sei indubbiamente un’ombra che ripassa
e dentro il sogno per trovare pace
l’orecchio tuo non sente
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 | Tanto gentile e tanto onesta pare
’a donna mia quanno ar mio
mijor amico manna ‘n saluto,
se senteno sonà ‘e fanfare
e rivorta a me, me dice “muto”!
Ripenso a quanno t’ho conosciuta
‘n colpo ar core, credeme ho sentito
ora però che ‘a dai ar
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Ho perso il tempo il luogo e la misura
beffarda tessitura
dell’ora che frattanto poco dura
e del tuo andare folle non si cura.
Ho voglia di rimesse e di boiate
altro che cannonate
capaci di far grandi le minchiate
col seme nella tasca delle
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Novembre è noto a tutti ci sa fare
mentre l’estate con le sue bravate
ne ha scritte per il cielo di minchiate
con lampi e con bufere da crepare.
Novembre sa la vita rinnovare
mentre l’estate brucia le sue date
e ti arroventa mente e cappellate
e
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So di terra di vento e di mare
di radici di alberi e cielo
la natura il più grande vangelo
coi suoi salmi su un candido altare.
So di terra e di cime a me care
con le vette imploranti il dio gelo
con l’inganno sui rami del melo
dove il guardo
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Sillabico il mio mondo in cui sommerso
verifico lunghezza e quantità
per poi sfoggiare quella abilità
che fa di nuvolaglie un cielo terso.
Profondo nel mio essere diverso
in questo mare nuoto a sazietà
per dare un nome vero alla realtà
che sembra
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Io so perché
da sempre acciottolato
nei miei filosofemi inadempiuti
continuo a trastullarmi con le notti
giganteggiando nudo in faccia al buio
mentre i rintocchi e il tempo inascoltato
tinticchiano più assurdi e risoluti
al giallo della
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 | A prima vorta che
feci l’amore
ciavevo sedici anni
era de notte ed ero ‘n calore.
Lo feci a le terme de Caracalla
co’‘na mignotta
né brutta né bella,
appoggiati a ‘n muro
ce l’avevo morto duro.
Che già ero venuto
e che nun l’avevo manco
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Agonizzante sei leggiadra musa
perduta tra le mani della gente
che odia coltivare il dolce niente
scafando canti sparsi alla rinfusa
simili a chioma infetta di medusa
frammista alla miseria artatamente
in una sfida a Febo inconsistente.
Goccia
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Attaccati la lingua e taci adesso!
Al sole non sai più che cosa dare
con le parole appese al vecchio filo
e il toro incaprettato da sgozzare
sui monti della luna senza un nesso
che addobbano la Venere di Milo.
Controlla questo niente e butta
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Mamma ironia nonna nuora e zia
col cuore che fibrilla in fantasia
di fronte a mille facce butterate
scomposte dall’agire e castigate
dal verbo indisponente e vuoi beffardo
felice del suo essere in ritardo.
Dolce ironia pane vita e aspetto
la
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Le mie parole nascono dal nulla
che dolce oppure amaro ha un doppio gusto
e se lo ascolti bene
(non so se ti conviene)
è in alto sopra il palco al posto giusto
dove da onesto baro ti trastulla.
Le mie parole se le osservi attento
sono comari e
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Vorrei sapere dire mille cose
in questa manifesta ostentazione
al male che ha strappato le mie rose
colpevole di chiara consunzione
dell’essere un mistero intollerante
votato ad una acuta conversione
di rotta e sospettoso mestierante
che naviga
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Non sono un uomo di scienza
ma un attore nato,
artista di teatro che,
per presunzione ideativa,
manda in onda
sceneggiate intellettive.
Cominciai con le palle
ed entrai nel pallone,
mi diedi al gioco delle carte
e bluffai con i professori
ma
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Poeta io non sono poetastro
soltanto figlio e padre del viavai
in giro e non per caso a far dei guai
simillimo per celia ad un impiastro
di quelli con il cielo fratellastro.
Poeta non di certo e forse mai
votato al vecchio sogno di Adonai
con
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Se lunga oppure corta lo sai che poco importa
mendace e in me ritorto il sangue fai vibrare
ed io che sono arguto ti faccio palpitare
così se cerchi aiuto il cambio ti conforta
in questo gioco avverso che il verbo tuo riporta
in cui si sente perso
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Medaglia sulla fronte e sopra il petto
d’oro d’argento in bronzo o duro legno
merito dell’oltraggio e del congegno
stilato con il verbo del verdetto
dettato da intrusione con l’effetto
di dare al volgo imbelle vecchio segno
il premio frutto guasto
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La signora parla bene e si intorcina
con la polvere che sale e non a caso
lei si mette a tolettare dentro il naso
mentre il trucco lo nasconde giù in cantina.
La signora gioca a carte e cala un asso
che si accoppia con la sorte e col fracasso
del
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Non è colpa del violino
se la musica abbandona
questa storia in predicato
tra la neve sul selciato
con la greve nenia al dente
un pensiero ormai sconnesso
senza fuochi in te riflesso.
Non è proprio la chitarra
a dar voce al tuo cianciare
in
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La strada è manomessa
il cuore non si sente
e tu che vai a spasso tra le nubi
non conti le certezze che mi rubi
con quel tuo fare a zonzo di maniera
che alza in basso e avanti la bandiera
col fiore riscattato pronto all’uso.
Il sogno in te è
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La vita è una cuccagna
c’è chi beve e
chi magna!
e se la fortuna t’accompagna
andrai a zappar la terra.
Se Ieri t’assomiglia
ed oggi scompiglia,
domani certamente ti piglia
ed ogni giorno che passa t’assottiglia.
La vita è una cuccagna
c’è chi
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1925 poesie pubblicate su questo argomento. In questa pagina dal n° 211 al n° 240.
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