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Le 1889 poesie in esclusiva dell'argomento "Satira"
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E c’è un Natale dietro ogni vetrina
che parla di promesse e di paure
di notti in bianco e di giornate dure.
Che magica e invadente polverina!
E c’è un Natale con la pettorina
nascosto tra le pieghe delle cure
di una e centomila coperture.
Che
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Vive sol per offuscare
ogni dì si mangia l’aria,
quella che non può mancare,
al respiro, necessaria.
È prodotto da noi stessi
ma non ne capiamo niente,
non crediam che sti eccessi
ci uccidano la mente.
Sono tante particelle
che galleggiano
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Natale con i tuoi
il resto come vuoi
al mare od in montagna
senza la vecchia lagna
del cuore trionfante
col baffo esilarante
sopra questa tua bocca
che stranamente blocca
la voglia di cantare
come ti va e ti pare.
Natale con i tuoi
con gli
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A volte mi vergogno di me stesso
quando un orpello si trasforma in fiore
illudendo con l’arte il creatore
con frasi da parata senza nesso.
E spesso faccio parte di un processo
che chiude gli occhi e vaga nell’agrore
mettendo in bella luce
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E c’è soltanto un letto nudo e sfatto
lenzuola spoglie ed un cuscino vecchio
a fare da cornice al triste quadro
appeso al muro giallo un po’ sudato
passioni e grida volti da imbiancare
con la promessa antica ormai venduta
con le parole: “Non mi
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Potrei giocare al dubbio
di quelli che si intrugliano sovente
nei panni di un bambino abbandonato
tra i fiori e dentro i solchi del domani
così per ingannare
il vento del passato da evitare.
Potrei far finta ancora
che l’ombra del tuo mondo è
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È un vero falso questo tuo gracchiare!
Puoi metterti nell’aia a starnazzare
ma è la gallina abile a covare
tu sei soltanto bravo a corbellare.
Galli o galline forse fa lo stesso
entrambi sono figli di un processo
che senza uovo e con un
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 | Alle Idee "con- torte",
nel parallelo diverso
cervell’ -"ottico" e malsano
Nelle scelte
un relativo di
"Luce Propria"
Brilla l’artificio
Ti scrivo
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Comune... mente navigo nel nulla
di questa affiliazione premarcata
trascritta sopra l’ultima vulgata
essendo che mi segue dalla culla.
Comune... mente vaga si trastulla
la bestia accavallata e costumata
e il dolce si trasforma in
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E ti diverti a fecondare il nulla
in faccia a questo sole linguacciuto
e dato che Latona ha un figlio muto
ti sente fumeggiare dalla culla
con quel vagito d’anima fanciulla
tra i placidi lamenti e pennacchiuto
ti metti ad osannare il dio
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 | Finiremo tutti incoronati
ognuno a modo suo
sarà proclamato “Re”
avrà un regno senza confini
sanza regina, sudditi e cavalieri
affronterà una sola battaglia
all’ultimo respiro
dopo l’ultimo duello
qualunque sia la sorte
...regnerà la
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Se vuoi posso parlare di un bel niente
scemenze con boiate a tonnellate
per le finte madonne immacolate
o per i santi bari e allegramente
ti affido a caso un verbo deficiente
con tutti gli amorini oppure a rate
i baci con gli abbracci...
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E tu solitario ti accoppi col vento
che soffia al contrario del tempo rimesso
mettendosi in mostra col suo pentimento
prestato dal servo nel giorno dismesso.
E solo e acciocchito non muta l’avvento
venduto a quel giuda e questo è successo
un
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Nebbie
sui rami
a cerchiare
ubriache ombre
Velature di tradimenti
macchinazioni cerebrali
si piegano in ricami damascati
e pizzi ornamentali
Tutta d’oro si ammanta la città
fiorita
i fiori di cartone
l’anima rubata
da un folle
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 | Con pipa in bocca avendo in man la tazza,
e il maggiordomo porge ombrello all’uscio;
così vedo epulone in doppiopetto,
l’albione per il quale il mondo è gregge,
D’affari narra, e dei suoi lunghi viaggi,
su futili questioni disquisisce:
tempo,
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E metti a ferro e fuoco questa vita
pomposamente tronfio di contare
un’acca oppure un’esse da smacchiare
in alto tra le nuvole ingrigita.
E metti a ferro e fuoco la ferita
col sangue che potresti millantare
per l’accozzaglia messa a bulinare
col
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Pare sia cartone non d’acciaio
di quelli che si disfano nel vento
appena vien corroso il semenzaio
del verbo che travolge il sentimento.
Vorrebbe dare spazio al monumento
del vuoto catramato sul diario
fedele del sincero abbagliamento
trascritto
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Grasso grosso e commediante
tra le stelle un dio imperante
vello adatto a ciondolare
come pollo in mezzo al mare
col sapor di cioccolato
al gran latte prelibato
per scoprire dopo il danno
se lui cresce con l’inganno.
Grosso Grasso e
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Invito al voto
Referendum ...Si o No.
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Vai amico e vota
con saggezza
e ricorda che:
tra destra e sinistra
c’è differenza:
il primo ti accarezza
e poi ti spezza,
il secondo ti abbraccia
ma senza esperienza.
Eppure stanno
insieme sul
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Trenta o trentuno basta che sia cento
oppure un ciabattino di frontiera
coi chiodi e con la colla un monumento
capace di dar sfogo alla maniera
di contenere in petto lo sgomento
che pulsa nelle vene e sicumera
dei mille diecimila rigattieri
che
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Coi nodi della storia
è bello costruire
un muro oppure un lager
per farsi benedire
così di punto in bianco
mattone su mattone
il rosso e il trampolano
lo fanno a ben ragione
e tu che sei una pietra
ti adegui al grande andazzo
vedendo il
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Appestato ed infestato
nella melma si è infangato
manomesso dalla luna
con le stelle e lì si aduna
quelle piccole e meschine
reputandosi regine
dentro e fuori l’universo
con il tempo in nulla immerso.
Infestata od appestata
alla noia
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Pretende un monumento alla carriera
pirandellianamente giusto in piazza
che ci ricordi la deforme stazza
dei mille volti falsi di maniera.
Lo esige solo in marmo in canottiera
calzoni corti in mano la ramazza
e sopra il petto verde una corazza
e
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Il castello
Armature scintillanti
uomini con i guanti bianchi.
Ululati nella notte
rumori d’oltre tombe.
Stridono le catene
si spengono le candele
facendo buio nelle sere.
Lady Godiva nel cavallo bianco
uno stallone di riguardo
che volta il
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Il tuo verso non va bene
canovaccio per le iene
non è lungo non è corto
non arriva giusto in porto.
Come dice monna Saffo
con Ulisse è senza un baffo
brutto e informe in barba al nesso
è un poetare in tutto lesso.
Il tuo verso non si
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Estasi e tormento
a riportare in vita un monumento
col soffio e con l’assurda ipotenusa
che scava nel passato
un volo grecizzante e scombinato
dal divo Apollo all’orrida medusa.
Estasi e tormento
che attraggono sia Omero che un
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E te ne scrivo una a far da balia
al candido mattino in te riflesso
con tutta la pazienza di un giaguaro
che attende la sua preda circospetto
sapientemente all’ombra di un mistero
che non si mette in mostra e non si adegua
cercando nel miraggio
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 | Key west, incede sincopata, una musica che stempia,
filosofo piaga d’Egitto o cavalletta senza ritegno,
ingorda mangi e distruggi, i campi alacremente coltivati dagli altri
hai rosicchiato dentro i cuori, pur di avere uno spazio non concesso,
la tua
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Mi ammazzo con un verso intromettente
di un madrigale in tardo petrarchesco
e me lo sbatto in vena e se riesco
lo faccio in mezzo a tutta questa gente.
Sarà un suicidio in rima permanente
col ritmo e con l’accento pedantesco
e appena pronto mi
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E come disse il merlo alla Ketina:
“Tu placati ché sai solo mestare
la lingua triturata per vangare
parole senza senso la mattina
come l’aurora impregna l’aria fina
che trovi solamente al tramontare
appena la cornacchia per cantare
si tuffa
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Col sale del senno comprato al mercato
tra maschere nude ed esperti ambulanti
può darsi che trovi il miracolo e i santi
col falso indovino gentile e appagato
sicuro non certo di essere amato
nei giorni trascorsi tra i tuoi commedianti
capaci
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1889 poesie pubblicate su questo argomento. In questa pagina dal n° 241 al n° 270.
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