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Le 1889 poesie in esclusiva dell'argomento "Satira"
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Col sale del senno comprato al mercato
tra maschere nude ed esperti ambulanti
può darsi che trovi il miracolo e i santi
col falso indovino gentile e appagato
sicuro non certo di essere amato
nei giorni trascorsi tra i tuoi commedianti
capaci
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Passata è la tempesta e la quiete
si attarda sopra il colle e non si avvede
del passero che sopra il campanile
stordito dal silenzio mentecatto
si affanna e vola come afferma il patto.
Ben dietro tra le stelle la tua luna
negando la cornice al suo
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 | Suadente mi sorride occhio dipinto:
un’altra gonna a idoleggiar s’aggiunge:
son cuori accesi che mi si contendon ...
“Ma cosa mai le faccio a queste donne!”
Soavi sguardi ignoro, accarezzanti
ovunque intorno, dolci e seducenti,
mi assediano
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Questa è la banda del quattro per venti
che trovi pronta a cantar con i denti
incline e attenta a lodare i parenti
con grandi toni di gloria e di accenti.
A voi la banda del prenditi tutto
con il tuo cuore che resta all’asciutto
con mente e piedi
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 | Contro il virus prega il prete
mentre il diavol se la ride:
“Dite, dite ... ma diffido!
Fanno un baffo croci e affini
salamelecchi coi soldini
di bigotte, e cotte in pizzi, tiritere.
Né mi toccan le moine,
cuori affranti e dolor veri
di
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Vorrei donarti il fegato e il respiro
i passi di una vita e le sue date
le tante attese auguste canagliate
con gli attimi pungenti del fachiro.
Vorrei non poter essere il crumiro
che affronta saldo e attento le ventate
delle più assurde e tristi
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 | Nel gossip sempre in cima e ciarlatano
qual testa cinge al re recante il nome
carente trovo di quel tipo il senno
starei per dir, con il suo far birbante
Su lui piombò il silenzio finalmente
ma sorser dalla Cina voci arcane
di gravi infermità da
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| E venne il giorno, non era la prima volta,
che un siculo vanesio oltre lo Stretto pensò di balzar
vendendo faccia, amici e dignità
Al continente il vanesio si aggrappò
finì col vender però
oltre se stesso anche la sua terra,
il popolo e il suo
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 | Madre di tutte le prostitute sulle acque seduta, i re hanno goduto e fornicato con te, gli abitanti della Terra si sono ubriacati del vino immondo,
in groppa alla bestia scarlatta, alzi la coppa dell’ira di Dio;
Nessuna carezza, psiche t’affronta
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Io con l’amore sono un gabolaro
e poi racconto tante fesserie
a Biada alla Gibranna e alle Kalie.
Modestamente ho il tocco del coguaro!
Io dell’amore viste le idiozie
sono soltanto e sempre il campanaro
e il mio battaglio gente è così raro
che
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E sono il diciannove
Covid senza allegria
se faccio il ventinove
la colpa non è mia.
Tu chiedilo al padrone
che mischia troppe carte
se bara col copione
un brutto male parte.
Io piccolo monello
giocavo e poi dormivo
col pipi e con lo
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A mezzanotte canto...
La voce mi accompagna ed è sincera
in questo buio a sfera
che sa di strutti amori e giorno santo.
A tarda notte intanto
io nel silenzio come manonera
carezzo i sogni e l’avida atmosfera
che si consacra al tanto
al poco al
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 | Sempre porto er rimpianto
der luogo natio.
Tant’è che giovinezza salendo
quanno li desideri se fecero arditi
pe’ imparà ‘a via, lessi er libro
“’A rilegatrice de li libri proibiti.”
E appresi che ‘a giovane donna è vojosa
ch’è de’ morti amanti
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Il cuore mio non parla e non discute
e senza te si attacca a lingue mute
per cinguettare allegro sopra il ramo
quel motivetto solito: "ti amo!"
È così lento avaro e silenzioso
che adora cimentarsi col riposo
sopra il suo letto rosa vellutato
e
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Il tempo della morte non ha tempo
non si dilunga né si attarda e frena.
La sua signora ha la gerla piena
con i pesanti passi a sopperire
i giorni della vita da smaltire.
Il tempo della morte è in bianco stato
amico e poi nemico in caldo
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Voglio vedere
in un metro quadrato,
su quella sabbia
bruciata dal sole,
chi avrà il coraggio
di star carcerato
chiuso e senza
poter dir due parole.
E se uno si alza
e vuole nuotare
deve prima un po’
guardare intorno,
la distanza che
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Me la trovo avanti e indietro con la forza occhiellatrice
che non muta cambia e mostra parti in parte collaudate
e se vuoi te la propino col ricorso alle minchiate
suicida matricida sopra il palco suo infelice.
Te la dono e la mia offerta vale
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In fretta me la sbrigo
vestito e ancora attivo
essendo un vecchio rigo
pretendo fare il divo
nel mettere il giudizio mio in castigo
senza poter svernare il tuo diletto
essendo il capofila di un intrigo
non penso e se mi accade te lo affetto.
E
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Se me lo chiedi scrivo come vuoi
mettendo avanti i corvi i porci e i buoi
le corna per adesso non le appendo
io sono avaro e molto poco spendo.
Se lo consigli lo potrò tentare
cercando di salvare questo mare
ma la mia vela vaga nel
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Lode alla tecnologia
che ci rende liberi nella prigionia
in questo loop temporale
in cui ogni giorno è uguale.
E il sole, obsoleto orologio, ritorna
a scandire il tempo del giorno
dal suo levare sino al suo tramonto.
Sempre in contatto
è la
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E batte il tempo a tempo le sue ore
sopra il quadrante e muta notte e giorno
e se ne impipa della gente intorno
o muore o vive non ne ha sentore.
Vago e tiranno avanza vessatore
sulla terra col cuore disadorno
e se ne frega andata e non
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Nell’aria c’è agli estremi un greve olezzo
che provoca sconcerti dannunziani
e ti trasforma in morbo i lati sani
per cui bioesalazione io lo battezzo.
Con ciò sia cosa che io non l’apprezzo
potendo ingraticciarlo con le mani
ma dato che purtroppo
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Te ne procuro una con le ali
che ti potrà senz’altro sollevare
coi suoi attributi sai fenomenali
capaci di saperti confortare
in questo cataclisma da gufare
con tutta l’insistenza delle mani
d’Abramo ricomposte sull’altare
dei sacrifici e dei
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Che nessun se la prenda a male
che oggi ho gran voglia di celiare
e di Lucilio poeta redivivo quel suo
calamo satirico in questa mia nuga
intendo usare: sì è un fatto vero
conclamato ma non ne son io
disperato se sol due o tre
del Sito
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Il virus non scende
dall’azzurro cielo
e ne dal Padre...
che tutto ha creato,
ma dell’eccesso
e di ogni zelo
del dio denar che
tutto ha rovesciato.
Vola spazzatura
da un mondo all’altro,
con il virus
alla luce che esporta
e quando arriva
al
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 | Se misero sarò potrò godere
del cappio sotto il ramo degli ammanchi
libidine per cuori sfatti stanchi
figliastri incatenati al tuo volere.
Se avido sarò saprò valere
in questa sfida nata in mezzo ai banchi
articoli sottratti ai saltimbanchi
nel
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| Passano, toccano, vivono
ridono, innocenti e pericolosi.
Ti salutano, sputacchiano
ti abbracciano e ti donano
nuovo DNA e antiche paure
o l’occasione per rinascere
ad abitudini consolidate
alla tua noia.
Ma allora parlami fratello
mutami
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A te che sei lontano mille miglia
dal cielo delle muse e mi delizi
vagliando dei miei versi trame e vizi
rinnovo l’attestato di famiglia.
A te che senza battere le ciglia
col cuore e con la mente impiegatizi
spedisci giù in cantina i tuoi
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Quando la finiremo
di mettere le ali trafugate
a questo cielo colmo di rovine
tra l’essere del tempo e lo sparire
costato mille volte al vecchio ardire
sui mari destinati ad inondare
il buon pastore e l’anima associati
nella vallata della
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Le mille maschere
dei " grandi e potenti "
son tutte spesso
dello stesso colore
e van tra la folla
sullo stesso carro
insieme a bambini
a festeggiar con amore,
Si veston
di arlecchino
e tutti in piazza
su carri colorati
e bambole gonfiate
e
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Tu mettimi sul palco a recitare
la mia canzone figlia del momento
senza quei gufi abili a sbuffare
soltanto e solamente un po’ di vento
svenduti e consumati nel forgiare
pertanto un fastiosissimo lamento.
E come dice il mago alla tempesta
"Non
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1889 poesie pubblicate su questo argomento. In questa pagina dal n° 271 al n° 300.
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