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Le 2905 poesie in esclusiva dell'argomento "Uomini"
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Mi trovo a due passi dal cielo,
ma solo col pensiero.
Sono quel che sono:
un sognatore incallito.
Parlo con Dio
e Lui mi fa vedere il creato,
mi sento innamorato
di tutto ciò che vive.
Vedo e rivedo
cento volte la mia mente
mentre
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 | Avverto il respiro
degli aliti di vento,
il profumi dei fiori, i tanti colori
ove giunge la voce assonante
di campane,
la musica del mare, la voce di un bambino,
il senso naturale, il verbo del mattino.
Allora
mi piego su una realtà
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 | Io donna permalosa
a volte assente
col cuore puntigliosa
un po’ saccente
più spine che una rosa
irrisolvente
buriana dispettosa
tra la gente.
Io donna inviperita
e screanzata
dal cuore indolenzita
e maltrattata
tremenda una
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 | Ed io che sono come non vorrei
inerpicato sopra il dolce niente
ti appaio il verzellino degli dei
che naviga nel cuore indubbiamente.
E tu che vivi il gioco maledetto
del seme raggirando il faccendiere
ti attardi con pigrizia nel mio letto
con
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Chi son io?
Questo lo sa giusto
il buon Dio;
ma se Petronio
fu arbitro d’eleganza,
io posso ambire
all’oscar d’ignoranza.
Ancor giovane e giulivo
mi sentivo invincibile
e mi credevo pure divo,
or che i miei occhi,
son tumidi e
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Uno ad uno
ho tagliato i fili
come aquilone
ovunque volo
cieco e sordo
ai mille specchi
ascolto e parlo
con me stesso
senza lotta
resisto indomo
comprendo e accolgo
e non mi vendo
sono quel che sono
e solo mi rispondo
non m'importa
alcun
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Sono il messo dell’incerto
il teorema mai scoperto
il trifoglio nel deserto
e se perdo mi diverto.
Son la pagina interrotta
la tua fede borgognotta
la tempesta che borbotta
e se brucio un’aspra lotta.
Sono l’orco e l’assassino
il tuo verbo
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Per ritrovarsi poi,
in quest'allegoria di tempo
che noi chiamiamo vita,
ad allargare la foce,
non badando,
con rivoli diversi
di acque chiare, fango,
ghiaie ed accidenti
affinché tutto fluisca
placido e scorrevole
al mare
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Nell'aura di un pomeriggio
di fine aprile
ti vai rivoltando,
come un labirinto
dove le siepi
crollano al suolo.
Dove anonime sentinelle
vanno razziando
briciole di carne e di bellezza.
A piccoli balzi,
a piccoli morsi,
alacri,
come
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Sono quello che sono malinconico chiuso
con incantevoli pregi e abissali difetti
Amo chi m’ama con le mie paranoie
le incertezze e i miei sbalzi d’umore.
Sono quello che sono
fragile o forte, determinato o indeciso,
misterioso
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Naufrago nei miei pensieri
irrecuperabile forse
ceneri d'amore
occupano la mente
piaghe strazianti
che andrebbero medicate
m'accorgo di non essere niente
e anche il niente ci si mette
rifiutandosi di essere me
scopro allora di essere
solo me
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 | Scelto d'essere me stesso
in quest'arco di dura vita
ho saputo alzare i piedi
da carboni ardenti
e da fiamme illeso uscire
Dal fango strappare le gambe
quando torrida pioggia era acida
e al ciel saputo gli occhi alzare
nell'abbattimento di
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| Mentre la Terra celebra la sua giornata di luce
mani disperate cercano il sole, che li respinge.
Puntando i riflettori sulle gesta atroci
dei nocchieri della “livida palude”.
Che strozzarono tre scheletri galleggianti
per rubare i loro denti
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Angelo
che guardi alla perfezione
degli dei
corri su prati verdi
e voli su bianchi destrieri
Demone
frutto di un’anima ribelle
che aspetta l’eco di un canto
o un nuovo vuoto
Entrambi poveri
tra un mazzo di stelle
senza la luna nella
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Rimango solo nascosto e nudo
nell'insegna che espongo
e in me ritrovo
come foglia che trema
mentre
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Uomo
desti il tuo desio
in quell'attimo sfuggente
della vita.
Oh cor
che sanguina l’eterna radice
rimembra candida orma
che gioia porta al cammin,
tra misere aurore.
Gioir
non poté il cuore,
casti pensieri tornano
dal
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 | Io sono il tuo presente e il tuo futuro
perché il passato astratto t’assicuro
già dorme nel suo letto a tre guanciali
felice del suo cielo senza ali
contento come un tordo imbalsamato
che gode senza affanni del suo stato.
Io sono il
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Cantar per te
vorrei dolce fanciulla,
liberar l’alma tua
chiusa nel pensier muto,
desio inondato di dolor e pianto,
violato fu!
dall'orgoglio grezzo e tozzo,
di colui che t’ha offeso tanto.
Se amor poteva svelar dolore,
silenzio parlerebbe del
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 | Si muove il pensier crudele
lascia nell'oggi le sue miserie
e tutto contorto nelle sue macerie,
vola alto uomo del fare e sogna
vai verso la luce che sempre inonda,
fai la spola e gusta ogni essenza.
Chiaroscuri dell'anima coinvolgono
in quel
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| Infallibile
una parola devastante
chiude ogni porta
ombre evocate
un morbido ristagnare
schiuma nel respiro
un dolore
diviso dal tempo
e basta fingere
oltre ogni oscurità
un occhio feroce
un chiodo
che tende alla pietra
da cui
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 | Se sono
dillo tu che cosa sono
se il verso maledetto
o solo un tuono
che rumoreggia e muore
nella valle
e ti sovrasta nudo
sulle spalle.
Confidami
se sono il tuo mattino
o il grido acuto e cieco
di un bambino
che piange e ciancia
come una
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 | Porto una giacca e indosso una cravatta
sono l'orgoglio l'enfasi coatta
contenta e fiera della casa astrale
non voglio e non mi sento eccezionale
ma non mi stanco mai di ricordarti
che sono donna voglio precisarti.
Sono la mela senza il tuo
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 | Adesso semplice carne
finita tra la terra
odore acre di un
triste ricordo
Chiamato eroe
sussurro tra il vento
la brutale violenza
l'ideologia assassina.
Testimone, immagine,
speranza e ricordo
di chi ha visto
l'oscura
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Fil78 |
25/04/2015 00:36| 968 |
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Sono quel che sono
uomini soli, essi sono...
persi nella penombra di una sera grigia
e pronti ad attraversare la paludosa Stigia
con la consapevolezza che il passato
nell’incertezza dell’oggi, mai ritorna...
Uomini che non tardano il
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Se lo cerchi è all'osteria,
ad annegare il dispiacere,
la sua vita fugge via,
tra la pipa ed il bicchiere.
E rimorsi più di cento,
tra rimpianti abbandonati,
rughe fatte di spavento,
e silenzi disperati.
E le mani fanno
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 | Mi appoggio a te
anima che lasci scia al vento
pensiero condotto al sentimento
cura dei sogni, e pagina del vivere
un uomo,
nel cuore sete di sorrisi,
un tramonto in tasca.
Non lascia il verbo del parlare
infondere la forza, arma dell'amore
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Non dispera più.
È nell’acqua che è ritornato
Un’acqua ghiacciata
che uccide nel terrore
al buio
nella notte senza stelle.
Un legno
che avrebbe dovuto dare salvezza
è ora tomba capovolta,
lapide
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Nell'aria spiazza,
si muove svelta la mano,
tra rughe e facce stanche,
dell'amore rare tracce,
Son danze di figurine,
di bevitori di cantine,
di acque toniche ed un boccal di vino.
Un cappello di lana in testa
grassa la pancia spoglia la
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Gildo fu amico di tutti,
aveva una casa sul bordo del lago,
Gildo campione di rutti,
e magro talmente, pareva uno spago.
Gildo sei mucche e un cavallo,
al quale voleva più bene che a un figlio,
Gildo che aveva un fratello,
sepolto a Natale
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Non volano piú i gabbiani
loro,
cercano da mangiare nella spazzatura
ed ogni verso del loro librare,
è sofferenza unito alla paura
[di morire]
prima di riuscire a farlo un volo,
[sul mare...]
Adesso dammi un altro po' di vino
e
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Sposa che sonno non prendi,
ti volti nel letto e non riesci a sognare,
quegli attimi estremi ora spendi,
e dì una preghiera per chi muore in mare.
Un dì pescatore d'aringhe,
mi spinsi incurante ed andai oltre il faro,
già il
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2905 poesie pubblicate su questo argomento. In questa pagina dal n° 961 al n° 990.
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