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          | Poesia sul tema Quel giorno 
  
  
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        | Dopo quel giorno di convinti addii e di imbarazzi strani,
 non abbiam più saputo combinare
 nemmeno un innocente incontro
 noi,
 ...
 noi che eravamo ansiosi di vederci,
 e indivisibili,
 e sempre lì a cercarci con le mani,
 smaniosi,
 o a fare il gioco un po’ cretino
 delle telefonate a mezzanotte
 col quell’eterno e inquieto “chiudi tu,
 no tu, no tu, no tu, ...
 no prima tu”.
 
 Questa è la vita, sai,
 e questo è quanto.
 
 Ma oggi io ti penso.
 E ben sapendo, sì, sapendo bene
 che quel che dico ora
 tu non potrai di certo
 sentirlo mai, né leggerlo per sbaglio,
 ti dico
 che quella sera di imbarazzi strani
 è stata in assoluto la più triste,
 vista da qui,
 la più triste e deprecabile fra mille.
 Ti dico,
 sapendo che il ridicolo è in agguato,
 che ogni volta,
 ogni volta che mi viene di pensarti
 mi prende un’infantile tenerezza
 triste, amara, grigia, sconsolata
 e tanta pena lenta dentro cresce.
 Ho la certezza di essere da allora
 come il visconte dimezzato,
 carente, monco,
 povero,
 incompleto.
 Ti dico
 che se sapessi che tu sei infelice
 come lo sono io,
 verrei da te,
 ora,
 domani,
 fra cent’anni,
 ieri.
 Senza parlare ci ritroveremmo,
 amore dolce,
 e troverebbe il suo equilibrio l’universo.
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