Un’impellente urgenza sorge sulla via
accosta a lato, una strada di campagna
di corsa quasi s’avvicina alla coltura
che ripara il suo bisogno di espletare.

Giunto al fine, s’apre il respiro liberato
una scrollatina un po’ affrettata, ricorda
gli anni di chi a gara gittava più lontano.
Ora è rischio serio non solo per le scarpe.

Mentre segue l’alto suo riflettere, una
voce ascolta. Con orgoglio invita udire:
“Io, il girasole quello grande, ti sono
grato di questo mio servirti sconosciuto.
Vedi, sono vecchio ormai di tanti giorni
sono fermo tra mattino e mezzogiorno
non ho più le forze per seguire un sogno.
Il mio capo stanco pende verso il piede
carico di sole e tanta vita, in gloria
di qualcosa che non so a cui devo tutto.
Chino il capo contro i predatori, proteggo
il seme per chi vivrà i suoi giorni in terra.”

Frastornato forse. Presente giusto un poco
nel macinarsi in capo quel pensiero strano
dove non ti porta, se dimentichi il partire:
Piccolo grande uomo, convinto d’essere di più.