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“Donna, ecco tuo figlio!
...Ecco la Madre tua”.
Scese sul tuo silenzio, come un soffio,
l’ultimo suo alito di vita
con l’ultima goccia del suo sangue,
qual stilla di rugiada
nel mare ardente del tuo inenarrabile dolore.
Ci fosti consegnata come un dono,
l’estremo dono, il più prezioso lascito
dell’Amore illogico e totale
di Cristo morente sulla croce.
Tu intanto stavi.
Affranta e inamovibile, Tu stavi.
Ai piedi della croce, Tu stavi.
E ancora stai,
ritta, impietrita
ai piedi di quel legno infame.
Tu stai in ogni mater dolorosa
che piange l’innocente sua creatura
che succhia inedia ad uno scarno petto,
che si consuma dentro un letto d’ospedale,
che esplode come un fiore su una mina,
che è violato, sgozzato o crocifisso
dall’odio che dilaga, irragionevole,
e impregna di rosso sangue i nostri giorni.
E Tu ancora stai
ai piedi di ogni croce
dei martiri innocenti di ogni tempo
e levi al cielo urla silenziose
che squarciano le nubi.
Lo senti?
Un grido ancora si ode in Rama,
ogni Rachele piange il figlio ormai perduto
e rifiuta di esser consolata.
Dà il tuo conforto, o Madre generosa,
non esser stanca di chiedere al Signore
che risani le ferite e i cuori affranti,
che cambi l’acqua amara delle lacrime
nel vino buono della consolazione. |
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«Primo Premio al III Concorso Nazionale di Poesia "Ave, Vergine Maria"... dedicata a tutte le vittime della disumanità dilagante...» |
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