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Ecco la notte che è gravida
di tutti i domani del mondo.
Ecco il tramonto.
La luce che scema sul monte
fin là dove vedi, credi
il tuo cieco orizzonte.
Là dove vita risiede per sempre
e tu non puoi andare
se non col pensiero.
Quando pensi di averlo afferrato,
quando vedi il domani
con gli occhi del mago
e la presa ti sfugge,
sfacciata arriva la notte
e tu che sei ancora un ragazzo
in sella alla vita, ti guardi.
Ti ritrovi già uomo.
La vita è domani
ma tu non seguirla.
Non giunger le mani
pregando il tuo Dio per vederla.
Uomo rimani; vivi e rimani
"Tu stesso sei l'uomo..."
e il dio del destino,
del futuro che ignoto
ti insegna il cammino. |  | 
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Opera pubblicata ai sensi della Legge 22 aprile 1941 n. 633, Capo IV, Sezione II, e sue modificazioni. Ne è vietata qualsiasi riproduzione, totale o parziale, nonché qualsiasi utilizzazione in qualunque forma, senza l'autorizzazione dell'Autore.
La riproduzione, anche parziale, senza l'autorizzazione dell'Autore è punita con le sanzioni previste dagli art. 171 e 171-ter della suddetta Legge.
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«Non credo nel destino. Uso volutamente la minuscola nel sostantivo divino del titolo: non sarà difficile capire il perché. L'uomo che insegue la vita, una vita che sfugge come il sole al tramonto, l'eterna sconfitta mutuata dalla beffarda transitorietà della vita, colui che volendosi erigere ad artefice del proprio destino, pone le basi per il proprio dolore. Sono i temi portanti della mia modesta composizione. Dobbiamo accettare la natura maldestra e incapace della nostra divinità imperfetta.
PS. "Tu stesso sei l'uomo" è una citazione biblica. A voi il piacere della scoperta.» |
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