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 | Qui sul portone istoriato
della Sagrada Familia
di viola colorato
ramingo su una foglia
immortalato
per pura meraviglia
semplice eppur che il fiato
fa all'uomo abbandonare,
scarabeo romingo e colorato
catturato
nel suo lento scalare
a cui non ha pensato
il pomposo scultore
nel suo ardore
di far perfetto tetto
né il geniale architetto
di testa e non di cuore
che a tutto dà il concetto
ma gli manca il candore
ma ti fece
non privo di difetto
movendo arnesi e perno
un uomo che in sua vece
lasciò parlar l'eterno,
un uomo che di pece
cosparso andava lento
e innalzava contento
il suo capolavoro
credendo
non tutto suo il lavoro
ma dell'ingegno eterno
che è in natura e in oro
e in terra e in quel decoro
uman che sembra vero
al motto più sincero
che il creato tutto valga più dell'oro
ché ricevette amore
e ardore
mise nel dimostrarlo
nello stesso innalzarlo
quel futuro splendore
che già a guardarlo
rifulge a ogni pinnacolo e contorto arco d'amore
e dell'umile onore
che spinse il suo creatore a immortalarlo
non nel fiero splendore
ma nell'umile tarlo
che fora quel fogliame che par vero e senza ruggine.
Vertigine
l'infinito può dare.
Nel semplice
potè quell'architetto il buon eterno rieternare. | |
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