Sovente mi trovo di fronte a quel mare
che vide il tuo volto disteso, pacato
e già mi ricorda col dolce ondeggiare
i baci, la gioia di un tempo passato.

Mi toglie il respiro, qual stretto collare,
l’immagine cupa di me abbandonato;
mi vedo disteso sull’orrido altare
su un letto di spine col petto squarciato.

Di te che mi resta, se non un ricordo;
allora dipingo, da triste pittore
un quadro sbiadito che serbo geloso

e penso all’amore, tetragono e sordo
ad ogni richiesta, se non al dolore;
dolore che in fondo, sorseggio goloso.