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        Io non mi fido più del mio cervello, 
perché la sera è un fiume effervescente, 
m’ispira più di cento versi in fila ..., 
ma la mattina ... non ricorda niente!  
 
Dovrei alzarmi e scriverli su carta, 
ma vengo preso dalla sonnolenza 
che apatica m’induce a stare a letto 
in preda ad uno stato d’incoscienza!  
 
Appena sorge l’alba ho gli occhi chiusi, 
mi sforzo per potermi ricordare 
almeno i primi versi, ma il cervello 
non mi permette più di rammentare!  
 
Mi spremo molto a lungo le meningi 
al fine di trovare qualche rima  
che possa riagganciare le parole ..., 
ma inutilmente, non c’è alcuna stima!  
 
Allora cerco di tergiversare 
con i meandri della fantasia 
per inserirmi in quella strana trama 
che il sonno pieno s’è portato via!  
 
Mi fa una rabbia ripensando a tutti 
quei cento versi fatti su misura  
per quella storia ... che inutilmente 
mi sforzo a recepir, ... che fregatura!  
 
Eppure c’è qualcosa nella mente 
che spinge la pazienza ad aspettare 
con la speranza che durante il giorno 
qualcosa possa alfine ritornare!  
 
Invece niente!  Buio nel cervello ..., 
nessun indizio, qualche frase viva ..., 
un termine, la metrica, lo stile ..., 
nessuna provvisoria alternativa!  
 
Durante il giorno nonostante avessi 
provato e riprovato a ricordare ..., 
vedevo solo una fitta nebbia 
che non svelava alcun particolare ...! 
 
La sera mi son messo nuovamente 
a letto con lo sguardo sul soffitto, 
vagavo e costringevo la memoria 
a qualche miserevole profitto!   
 
D’un tratto come un lampo prodigioso ... 
...il primo verso, poi il secondo verso, 
il terzo, il quarto e tutta una trafila 
di rime e senza porre tempo avverso 
 
ho preso carta e penna e piano piano 
l’ho scritti tutti come un fiume in piena, 
quei cento versi che la mia memoria 
mi stava sussurrando di gran lena!  
 
Al termine un sospiro di sollievo!  
Avevo i fogli scritti in tutta fretta 
davanti a me, la lirica era salva!  
Sconfitta la paura maledetta  
 
di non riuscire più a ricordarla!  
E questo per restare dentro il letto!  
Da oggi c’è il quaderno sul cuscino 
e pronto ad ogni minimo versetto 
 
a immortalarlo sopra il foglio bianco, 
così da non cadere nel tranello 
d’allontanare tante e tante strofe 
che nascono di notte nel cervello!  
 
Mi succedeva che per indolenza 
di non andare sulla scrivania 
perdevo ad ogni notte quasi tutti  
i versi della nuova poesia!  
 
Stanotte, invece, per un paio d’ore, 
con l’abat- jour accesa accanto al letto, 
ho scritto quattro liriche volanti, 
l’ispirazione le dettava a getto!  
 
E finalmente, stanco e soddisfatto, 
mi sono nuovamente coricato 
ed al mattino, dopo aver dormito, 
sentivo il cuore lieto e riposato! |  
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                Opera pubblicata ai sensi della Legge 22 aprile 1941 n. 633, Capo IV, Sezione II, e sue modificazioni. Ne è vietata qualsiasi riproduzione, totale o parziale, nonché qualsiasi utilizzazione in qualunque forma, senza l'autorizzazione dell'Autore. 
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            | «A volte mi prende l’apatia stando a letto e fidente della mia grande volontà mi addormento dopo aver ideato centinaia di versi in rima e in metrica. Ma al mattino la mente annebbiata dal sonno non ricorda più nulla, in questo modo indolente ho perso almeno 5. 000 poesie complete, mi fidavo troppo di me stesso, ma ora arrivato alla soglia degli 85 anni non posso più fidarmi di me stesso, i riflessi non sono più quelli di una volta, pertanto come dicevano gli antichi, ... carta canta e il mettere nero su bianco resta indelebile per tutta la vita.» | 
         
            
      
                 
                
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   Di notte talvolta perdiamo le poesie più belle... (Antonio Terracciano)
 
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