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Le 18 poesie pubblicate il giorno 21/11/2015 sull'argomento "Sociale"
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Nel viver nostro oggi quotidiano
a noi vicino senza guardar lontano
orfani siam non dei mondi possibili
Il migliore né dell’Eden né pur d’Utopia
come dalla poetica dolce Età dell’oro
filosofar o favoleggiar non è
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Dov'è la mia amata terra?
Il mio sguardo più non la distingue.
La mia terra: deserto, polvere e cenere
dinanzi alla mia impietrita vista.
Era la mia terra un giardino in fiore.
Ora è devastazione.
E la mia piccola dimora
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Noi siamo la morte
siamo i ventagli assopiti
della sorte,
la vendetta o la speranza,
gli inganni.
Là sulla cresta spumosa
dove il vento
rastrema le grida
si frangono bagliori
millenari
corpi sfibrati
nell'allevare speranze
dal grembo
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Sogni che portano lontano
come viaggi di vacanze esose,
portano i lamenti di orfani di terre perdute
nelle guerre di stermino
nessuno si salva dalla povertà,
tutto è perduto
tutto è trovato
come di provvidenza salvato.
Nessun
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| Nel minuto di silenzio
in sessanta lenti secondi
passano gli uccisi
da un odio assassino
indottrinato a convincersi
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| Cavalli scossi per sempre
da un destino gigante
che cammina sui piccoli sguardi
interrotti dall'odio di faretti spenti
Edera che
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| Stretto nei miei lividi
l’ombra tremante sulla polvere
gli occhi colmi di grida
e di uccelli neri in volo.
Solo il pianto coprirà
il rumore degli spari
mentre il fumo scrive
la sua storia di guerra.
Brucia il cielo
e i miei sogni con
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Un lento respiro s’accompagna
lacrimanti occhi, umidi di paure, osservano
l’incredulità del vuoto, l’universo stanco
e l’aria che fievole giace, ristagna.
Ballano nei silenzi le invocate parole,
nei solchi a porre, imbevute di speranza
con
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Non si può.
Non è cosa facile
È come voler aggrovigliare
due fili spinati
e
tenerli separati.
Non si può
Non è cosi che si fa
Mani sapienti
dopo il putiferio
dovranno
con maestria dar vita ai
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Meno che zero
sulla bilancia della tua esistenza
nel piatto colmo dell’indifferenza
tra il dare e avere
di una vita a rate
e le incertezze
stese e riversate.
Meno che zero
sopra la punta di una freccia lesa
nel pugno di una mano vilipesa
tra
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Ti sento in questo cielo sordo e muto
gridare la tua grande delusione
col tono di chi porta una ragione
sperando inutilmente nel mio aiuto.
Ti vedo lacrimare a terra ignudo
pestato dalla storia e la visione
si attacca puntualmente al
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| In questo mondo alberi sconnessi
spezzati ancora prima di fiorire
segnati dalla sorte a imputridire
con rami già recisi e compromessi.
In questo mare anime vaganti
lasciate dagli eventi a trasmigrare
distese sopra il fondo come bare
con
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| Un tempo ormai defunto
eravamo figli.
Figli della stessa Terra e dello stesso Cielo.
Un tempo ormai mutato
eravamo padroni della nostra Terra
e devoti al nostro Cielo.
Quel migrar di Pace e Amore
si ribellava in quell'azzurro di Speranze
e
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| Per l'amico che il nome santo della graticola porta,
cadde da poco una foglia sul selciato della vita.
Solo ti ergi ad affrontare le pene umane, senza più
il primo appoggio mortale.
Né il padre assente, né la madre assidua
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| Di notte i bastoni sono ciechi
e le pietre scommettono scarpe,
la luna assolve tutti
e arbitra paure
Quattro
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E cado come foglia,
sotto le macerie di questo cielo
che non riesce nemmeno a piangere.
Il cuore corre fino alla gola,
- ma non devo dare lacrime -.
E il mare mi avvolge,
unico come padre,
senza pregiudizio, senza riguardo,
verso terre che
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Si assottiglia la notte in un manto ignorante
illuminata a tratti da un riso crudele,
strappata di dosso alle carni pietose
dilaniate sulla strada di una profezia.
Come angeli travisati dentro un fuoco di dolore
falchi neri lanciati a carpire la
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Non comprendo proprio il perché
ogni giorno mi allontani da te,
da te che sei oramai solo un ricordo
da te che mi eri madre
e che mi hai reso orfano nel mio cammino
verso nuovi orizzonti.
Non più strade polverose o invase
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