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        | Desiste l’albae incerta va la luna
 ad assiepar tristezze
 
 Fruscìo di secche foglie
 tra le morte spoglie
 negli orti desolati
 
 Mute le ombre
 s’allungano sui muri
 spazzati via da una forza tracotante
 
 Vivida dolcezza lìbrasi
 dalle sue piccole labbra schiuse
 un bacio appena dato
 
 Sognato, immagiato
 che mai più potrà posarsi
 sulle ali fragili dell’essere
 
 Silenzi
 Or vagano per gli ampi spazi
 a ricoprir quel volto
 che un soffio s’è portato via
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        | Opera pubblicata ai sensi della Legge 22 aprile 1941 n. 633, Capo IV, Sezione II, e sue modificazioni. Ne è vietata qualsiasi riproduzione, totale o parziale, nonché qualsiasi utilizzazione in qualunque forma, senza l'autorizzazione dell'Autore. La riproduzione, anche parziale, senza l'autorizzazione dell'Autore è punita con le sanzioni previste dagli art. 171 e 171-ter della suddetta Legge.
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            | «Un bimbo di appena 8 mesi dormiva nel suo lettino quando la sua stanza gli si è sbriciolata addosso... Il campanile della chiesa adiacente si è abbattuto sulla sua casa portandosi via lui ed i suoi genitori, insieme al fratellino di 8 anni, un’intera famiglia spazzata via in un soffio, ad Accumuli, a causa del violento terremoto. Questa poesia è dedicata a tutti i bambini vittime del terremoto, ma soprattutto a lui, a Stefano Tuccio, la più piccola vittima del terremoto.» |      
     
 
                
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