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Le 32526 poesie in esclusiva dell'argomento "Introspezione"
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 | Autunno, fai trovare
il senso a quelle cose ormai perdute.
Sei buona medicina
che cura la memoria!
Sarà quest’aria fresca
che insinui alle fessure:
arriva alla mia pelle
profumo di frescura,
di salice e castagno
in cima a quelle alture.
Ripete
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Ad aprir un canto in serena ode
è cuor che ama e ride in sogni a prolificare,
un’alveare a nutrir l’amore.
Ad aprir misture di bellezza son
grappoli di glicini a tappezzar la terra.
Aprir in rinnovata voce son
tenere campanule in candor di pace.
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Lontana la follia della passione,
dei sensi, che riposano sopiti;
e quanti sogni, quanti! Ormai sfuggiti,
come fuscelli in preda ad un ciclone.
Niente, nemmeno un colpo di cannone
sgretolerà il più duro dei graniti,
greve sui cuori, che oramai
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Malinconia mi prende e scende in cuore
quando d’autunno l’alba nasce grigia
e mi ricorda il giorno dell’addio
che mi privò di lei, del suo sorriso!
Or sento che mi manca ed il mio grido
pare un lamento lungo sparso al vento
e nel vuoto dell’anima,
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Navigammo estrosi mari
fra intemperie e fruscianti mareggiate
e nave a riprender la rotta.
Navigammo col vento a poppa ed
ammainai la vela per non annegar di solitudine...
Parole ad abbellir storie sul
pontile della nave ove amori nascono e
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Fedeltà espressa in un mattino di applausi
quando la piazza gremita come mai
in quel parlare che non tutti comprendono
risuona alto nella stanza proprio quella
dove un tempo vide e sentì ricordi di bimba
il voler far comprendere
tutta la sua
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Quando la luce diurna è un momento
e presto cala l’ombra della sera
e nella nebbia il passo si fa lento;
quando s’appresta quella nube nera
che minacciosa aumenta lo sgomento,
scroscia la pioggia e poi nella bufera
sibila forte là tra i rami il
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Seduto su una panchina,
parlo con la notte che cerca la luna,
nel tempo che non ricorda i rumori,
racconto come era suadente la tua pelle...
Inizio il viaggio della mia mente.
Immerso dentro una nuova libertà,
gioco con i meandri che si
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Sbadigliano le stelle
in mezzo al firmamento,
son stanche di brillare
di notte ogni momento.
La luna che una volta
strizzava l’occhiolino
ai cuori innamorati
fidenti nel destino,
appare grigia, smorta,
non è più piena e bianca,
ha perso il
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 | Ho tolto l’infinito
dalle mie tasche
e l’ho donato al mare
e in quell’attesa
ne ho sentito
il profumo
intenso e fragile
come
di quel fiore
sbocciato appena
da quel sogno
che s’è preso notte
ora
apro le braccia e
penso di volare
dove
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| colgo la parola che sanguina:
scrivo la vita che
si alterna tra naufragi e
benedizioni
ulisside impenitente
rammendo le mie vele
reduce da viaggi
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Se n’è andata l’estate, accompagnata
dal rumore dell’onda che s’infrange
su questa riva amara ed isolata;
quel tempo pien di gente si rimpiange!
Silenzio adesso regna e quiete odiata
perché al ricordo il cuor si spezza e piange,
l’anima si dispera
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A sera il corpo lasso s’abbandona
le spalle curve, lontano lo schienale,
le gambe appese sulla seduta
il capo reclinato il mento tra le mani.
Dir non sa a fondo della sua fatica,
se per l’andirivieni in casa e per le vie
o il peregrinare
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 | Non sapere, ignorare.
Fare un dispetto al tempo coltivando un fiore.
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Poi appassirlo di attese,
portandolo sui davanzali del mondo,
come un trofeo alla nostra follia.
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Un fiume muto ci attraversa,
una memoria di stelle,
che si perde nel
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Malinconia mi porta il cielo grigio
e questa nebbia che non si dirada,
nel mentre il vento scuote qui le foglie
che ondeggiano nell’aria e poi ricadono,
ammantando ndo il sentiero che percorro,
di questo bosco, or colmo di mistero,
un tempo luogo
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Mi dichiaro colpevole
di credere nei miei sogni
e di farlo a voce alta,
mi dichiaro ogni santo giorno
colpevole di voler
cercare la poesia
anche negli altrui egoistici gesti.
Mi dichiaro colpevole
di dire quello che sento
e di credere in quel che
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I lunghi raggi autunnali della sera
mi scaldano la schiena.
Mi cammina avanti l’ombra di me stessa.
Mi osservo lunga, infinita, come i miei pensieri.
Macino e macino emozioni e ricordi,
passato, presente e futuro confabulano
riportando a me il
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 | Socchiudo l’uscio
all’incarnato spento d’una stagione estranea
odorante di fragranze amare.
In un sottile spiraglio di luce
gli occhi carezzano
l’indefinito abbozzo del presente.
Ascolto il sospiro del tempo che muore
nello scroscio di
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Perché il mio corpo
è una gabbia dove sono rinchiuso
e gli anni scorrono
lentamente come un fiume
Perché la sera
è una prigione dove il sole
finisce i suoi passi
inesorabilmente spenti
Nel buio di una preghiera
sussurrata piano
alle
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Cammino
il disastro mi segue,
impazzisco
per una notte di stelle,
avanzo brancolando
non può vivere
in me la pace,
seguo Dio
e mi trovo nell’uomo,
nelle sue miserie
e nelle sue conquiste.
Una mediocre
alba di novembre
mi ridà il sogno
di
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Attorcigliarsi di brunite foglie,
prezioso lascito
di passate stagioni,
dondolano e si posano
sui bordi frastagliati del tempo.
Vivido e freddo avanza,
il bianco odore della rugiada
e il vigore con cui l’inverno investe
l’ animo avvezzo
alle
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Indicami la via
libera e vera
come quella che nel cielo
trova l’aquilone,
senza scorciatoie
senza anfratti
né orridi su dirupi.
Frantuma il lastricato,
srotola il nastro d’asfalto
sotto i miei piedi,
spalanca il cuore
su questa finestra di
leggi

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Storia
falsa didascalia delle nostre vite
sovrapposta
ai fotogrammi
d’un Eterno Presente.
Diabolica
promessa di continuità
che
nel gorgo senza fondo degli Eoni
astutamente
ci attira
strappandoci
a forza
la Luce
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Pensieri vestiti
di nuda malinconia,
infrangono le barriere del buio,
foglie sbalzate
da un vento di parole,
tremano,
piegati da lampi
di solitudine e dolore.
E non basta la mestizia
a far da pastore
al folto gregge
di cinici ciarlieri.
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Eri piccola avevi paura di parlare
chiedere quello che desideravi
il tempo è passato e tutto è rimasto uguale
solo ora ti accorgi di quanto hai perso
.
quanto ti avevano inculcato
aveva talmente attecchito
che niente elargiva più la forza
di
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Salgo e scendo la scala
che mi porta nell’infinito,
entro, rovisto ed esco
dalla grandezza
e dalla nullità dell’uomo,
nell’attimo che scruto la vita
mi volto, mi piego
e vedo l’inutilità del vivere,
prego e supplico Dio,
ma sono rapito dal
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Quanto seducente è l’ultima stella
che di fine dolcezza il cuor accende;
mentre col sol la laguna s’abbella
con un chiarore che dal mar ascende.
Poi spunta fra il velo, addentro una gerla,
nell’orizzonte l’assopita perla.
E irradia ciascun stelo
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Non riconosco
più la mia anima.
È lacerata
dal silenzio assordante
che mi scorre nelle vene.
Ho pura
della mia stessa ombra.
Sono
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Parlami ancora di te,
mentre i rami
di questo salice
raccolgono gocce di sole e pianto.
Raccontami di sventurate ombre
che si apprestano ai cancelli
della tua pelle.
Il vento ci sorprende ancora,
a gareggiare come impazziti uccelli,
tra i
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Perché io devo vivere
tutta la mia vita
e anche oltre la morte?
Vestirmi di un credo,
lasciare la mia patria?
Passare i confini,
cambiare la parola
per sentirmi uomo?
Per far nascere
e rinascere Dio,
sentirmi anch’io
figlio dell’universo?
E la
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Confuso
sogno ad occhi aperti
a cui
solo
la ripetizione
una qualche ragione
conferisce.
Eppure
biascicando
parole senza senso
giureremmo
d’aver vissuto!
Totalmente
inconsapevoli
dell’inconsapevolezza
che
attimi
ore ed anni
ci ha
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32526 poesie pubblicate su questo argomento. In questa pagina dal n° 3091 al n° 3120.
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