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Le 32536 poesie in esclusiva dell'argomento "Introspezione"
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Nella tua luce segreta,
io non sono morto...
veleggio nei tuoi pensieri fecondati da
notti che lasciano voragini...
anima mia,
ogni rumore poi torna al cuore.
Sorprendimi,
dolcezza che balli con la primavera,
raccontami di quando ti
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La roccia...
raccoglie le sue foglie
accartocciate,
per farne un grido nel vento
e gocce di pioggia.
La roccia...
con le sue gemme
incastonate,
un diamante al petto
senza più luce né riflesso.
La roccia...
neve, pioggia, vento,
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 | Scalo questo foglio come parete rocciosa.
Poso il tallone su una congiunzione
afferro la vocale di quel sostantivo,
ma mi occorre la fiamma dell’ispirazione
per gonfiare la mia mongolfiera.
Sorvolo i colli dell’avvenire
dove la foschia si fa più
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| Come
fragili lanterne di carta
che sfidano
della Notte l’immensità
sempre più in alto
ci protendiamo
a corteggiare del vento
la dolce carezza.
Effimere stelle
consumate
dal loro stesso fulgore
che
tra le celesti dimore
degli antichi
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| Il passato ora
è uno sguardo
un attimo bruciato
Ce lo raccontiamo
ogni giorno
Ed ogni scelta rimane
un errore
Soffoca il pensiero
e la parola di un giorno
sono parole di una vita
Un cupo rimprovero
L’amore mancato
Le mani
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| Sentirsi vuoti e inutili
nella ricerca di quanto stordisce
un silenzio da tapparsi gli orecchi
tanto il suo volume è alto
scodinzolano nel cervello pagine del passato
ognuna con il suo bagaglio
tenendo a bada quanto vorrebbe poter
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| Chissà se io potrò giammai tornare
nei luoghi che ho trascorso in giovinezza
e se mi sarà dato di ammirare
quel che mi diede tanta contentezza.
Ricordo alte colline da scalare
osservando dattorno con ebbrezza
una distesa che non so scordare
di
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Preferisco tornare
quando non c’è nessuno
e compiere la mia danza macabra
con le ombre mai vissute
Verso il tramonto
quando la luce muore
e non c’è anima ad ascoltare
le note spente della sera
Scelgo di restare solo
e mi chiudo in me stesso
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Stai ferma su un piede solo
al centro d’una stanza vuota
e speri di spiccare il volo
verso una lontana mèta ignota
immobile te ne stai senza fiatare
con mani giunte e occhi chiusi
dentro te un punto da fissare
e anima e cuore tra loro
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Non so più dove cercare
se tra i fiori
o nell’acqua da bere
oppure nei colori
di cangianti aurore
o addirittura nell’inferno
tra le fiamme della sera.
Non so più dove adagiarmi
cullarmi e violentarmi
se negli spasmi
d’effimeri orgasmi
o tra
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 | Quante volte hai camminato
con le dita chiuse a pugno
dentro le note di uno stornello
ad incontrare la strada.
Sotto i piedi le conchiglie
orme brevi sulla battima
al cesellar la luce sulle ombre
cavalcando senza sosta onde
che portavi dentro
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Tra voli di candide ali
alle foglie m’avvinghio
in cima all’albero dei sogni.
Non ho freddo e neppure caldo
posso ascoltare piccoli suoni.
Tutto si allontana... Mi sospendo.
Sto in ascolto.
Mi sento leggera.
La vita in me ricuce un pieno
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Le mie dita tremano
quasi cantassero la fine
di tutti i sacri fuochi
delle notti andate
Forse ti ricorderai
anche dei sorrisi amari
persi nelle poche nuvole amiche
che guardi e saluti tutti i giorni
Ma per un giorno sarò solo vento
sarò ciò
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 | Particolarmente storta
la mia scarpa destra avanza
il tacco rimbomba
sopra l’asfalto provato da una pioggia obliqua,
anche lei come me.
Le nuvole hanno canzoni, le vedi?
fumano grigie tamburellando insistenti
qua, sotto l’ombrello.
Mi
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Sorgono
come albe nella mia testa
le parole.
Sempre
da sempre
per sempre.
Quasi
le sento arrivare
manipolatrici estreme
della coscienza addormentata.
A forza
dominano
forgiano e cesellano
scrivono poesie
di cui non sono
che
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Da qualche parte, nel mio cuore
c’è sempre una guerra,
un giorno di sole, o una poesia.
Mi attraversano nuvole di silenzio
sotto un cielo cobalto, privo di rondini
è il mio sguardo che non basta,
dove si perdono i pensieri
perdo me stesso,
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Cammino inerpicandomi nel Niente
Vuoto alle mie spalle
Vortici
Sorrisi spezzati
Cantilene
Sonagli di ore che s’inseguono in un andirivieni di giorni
uguali
birilli da far saltare con uno strike
con una distrazione voluta
Amnesico è il tempo
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Un’insidiosa trappola
fu il suo abbraccio:
il funesto precipitare
da una scogliera scoscesa.
Ma,
al trionfo
della vanità del tutto,
lei distese
le sue bianche ali.
Fu l’immenso slancio
di una pace attesa.
Fu lo sfiorare
la vastità
di una
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Forte,
albero d’inverno
che resiste alla tempesta,
fragile come labbra che
si screpolano all’azione
del sale.
Il definirti amore
perché sei vita,
contadino tra la terra,
bambino nella notte.
Non ti chiedo di restare,
so che sei
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Ti lasci alle spalle tracce di vita
in corse affannose su un’impervia salita;
vacue sentenze durante il cammino,
in quest’ultimo viaggio ai margini del destino.
Gli ultimi passi son pregni d’eternità
con ombre impotenti ai margini della
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Anche le ombre si sentono sole
e quando sono alla luce del sole
appaiono sempre un po’ sbiadite
come se fossero intimidite.
S’aggrappano disperate alla vita
non come farebbe un parassita
ma per dimostrare il loro valore
ed apparire con un altro
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Ho addosso la mia pelle
e tutto il vento che conosco
e delle onde ho addosso il sale
ho il silenzio del mare nelle tasche
e i sassi che non ho mai lanciato
ho queste mani, ora più chiuse
e ho capelli che sanno di vento
ho navi nella mente, che non
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Intreccio le dita con un quadrifoglio
e del cavallo, ne conservo il ferro
mentre un piccolissimo cornetto rosso
mai manca nella mia tasca
così come una magica noce dai quattro canti...
Eppure non è nella buona sorte, il mio domani.
Esco presto la
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Su
dimensioni multiple
sento
scorrere la Vita
come una nostalgia
inspiegabile
che tra due
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spegni la luce impazzita
o agli ingorghi di ingordi
o straniato nel cervello
o risorto senza forme
col sesso al piede
nella fogna
votato, al referente
si fa da solo chi supera la morte
fissa pazzia
avvicinato ai vivi
non vede
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Non so se riuscirò ancora a scavalcare questo momento
impossibile chiudere gli occhi
non cercare in ogni più piccolo anfratto
tutto pullula tutto vive di sua luce
è passato il tempo sì
ma a cosa è servito
falsi sorrisi ingannano
sotto sotto
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Vièn marzo a’ gli occhi miei co’ suoi candòr
di miti nubi, e il fàscino suo bello.
Ma intorno geme la pioggia il suo umòr.
Nel meriggio mi pàr udìr augèl
cantàr, stornìr su un ramo non lontano,
e la ròndine un volo spicca in cièl.
È l’incanto
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Tremano dentro
perle di pioggia
nell’impallidire d’erba
tra sorrisi di fango.
In questo squarcio di tempo
servirebbe un’esplosione di stelle
ad illuminare il buio.
É così devastante il silenzio
spaventoso delirio
che ti trascina nel
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Indomabile lo spirito,
quando ode avvicinarsi
la tempesta.
Scalpita,
come stallone pronto per la corsa.
In terre selvagge,
su ripidi sentieri,
giù per tumultuose cascate,
corre,
in cerca del suo riflesso
tra cristalline fonti.
Scava a
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Sfoglio le ore rimaste
alla fine del tempo
e lamento un papiro di rosa
dal profumo perverso
Mi avvolge al silenzio
con un’unica lama
affilata dal corso
di un fiume tagliato al veleno
Temo le ferite riaperte
e il sangue che stride
per il seme
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Giorno che affoghi
in un orizzonte nebuloso,
nel lamento lento delle ombre.
Tanto inutile io,
come bambola di pezza,
in un ‘angolo dell’anima
rannicchiata.
I tuoi colori nel vuoto cercai,
in un timido abbandono,
per trovar poi,
una realtà
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32536 poesie pubblicate su questo argomento. In questa pagina dal n° 5191 al n° 5220.
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