Dorme la cresta del monte Grilli,
dove tra le sue gole,
tra balze e forre,
l’acqua del vecchio fiume
tortuosamente scorre.
Quell’acqua
chiara e cristallina
in cui, le sembianze sue,
al mattino specchiava
in trepida attesa
la figlia del
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Passi vuoti
risuonano
nella stanza,
dilatata,
smarrita
nella tua assenza.
Il silenzio stupito,
calato indifferente
dopo l’inutile lotta;
chiudo i tuoi occhi,
sfiorando
l’attonito volto,
ancora alla ricerca
dell’ultima luce,
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Quando arriva te ne rendi conto,
è inattesa, inarrestabile, implacabile.
Arriva e non te lo aspetti, e
prima di agire si preannuncia.
Sul volto un sorriso mentre
una lacrima scende dal tuo viso;
Belli e brutti, tutti i momenti sono lì,
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V'è ancora molto da ricordare,
istanti tanto tetri da restare immobili,
scolpiti nell'animo.
Perduta umanità,
gesti di efferata violenza,
follia di chi non ode più
battere il suo cuore.
Nel vuoto abbraccio di sogni funesti
ogni vita è
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Fuggente piu' che mai giungesti,
perche' ti posasti in tal campo?
Non era forse un fior troppo giovane quello che sciupasti?
Perche' arrivasti cruenta piu' che mai?
Era un fior bramoso di vita quello che spezzasti
uscito da un austero inverno,
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Elise |
15/01/2008 21:04 | 1041 |
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Domani rimbalza
intubercolendo il cuore,
asfissia dell'anima.
Nelle cavità,
dell'astro
verso il nero tramonto,
semi d'opale.
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Vorrei poter dividere con voi
questo momento,
un velo di tristezza nei miei occhi,
vi cerco, ma invano.
Mi sento avvolgere le spalle,
mi sento stringere,
ma non vedo.
Tale tristezza ancora si ripete,
la notte si fa cupa,
il vento gelido
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Carezzi il mio fianco
o morte,
avvolgi
il segnato segreto
dell’ora,
custode silente
di umano cammino,
proteggi
il quotidiano patire,
e aspetti,
che al mio dir muto
porterai l’abbraccio,
d’ali pennute
di corvina piuma,
ov’io teco
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Alte nel cielo, nubi minacciose
velano l’orizzonte di un futur possibile.
Lenta è la marcia dei miei fratelli,
vuoti di speranze e desideri
guardiamo il sentiero che
porta alla libertà.
Strano è l’incubo nei nostri ricordi,
violenza,
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Querulo e alto,
il gabbiano
sul mare scuro;
par che cerchi
poveri resti
di figli d'altro sole,
strappati alla luce
dall'urlo della tempesta.
Fuggiti a sperar
pane e dignità,
trovaste la morte
nell'onda
d'un paese
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Fiorì quel garofano, rosso rubino.
Lo posai sul tuo petto,
mentre il sole a dispetto
inondava il mattino
Novembre moriva
e con se ti portava.
A vegliarti rimasi,
bambina e sperduta
in quel dolore, muta
dalla nera signora divisi,
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Spiriti violati,
corpi straziati
dall'impari battaglia,
inventano una vita
che non c'è,
strappati ai giochi
da suprema ingiustizia.
Resistono,
attenti al batter d'un ciglio,
turbati d'altrui dolore
più che dal proprio;
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Lenta oggi è la danza delle campane,
ogni tocco è un faro che segna la via,
di chi nelle lacrime si è perduto.
Trascina i passi questa gente,
nell'attesa, l'essenza dell'incenso
sfiora lievemente il mio viso.
Quanti siete
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Sento quel ricordo farsi dolore,
quel dolore, che è ricordo,
e lentamente m'uccide, sordo
al mio voler vivere,
alle mie preghiere.
Tristi, vuote giornate
così spente, senza colore
se sola va l'anima, sperduta,
offesa,
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Quando il sole d'estate
illumina il giovane sorriso
sulla foto ingiallita
ti vengo a trovare
con fiori di campo
raccolti tra fili d'erba
- ti piacevano bianchi -
rileggo nei tuoi occhi
il nostro tempo insieme
e il ricordo si fa nostalgia
per
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Di mortale inquietudine, io muoio...
un normale sentimento, per l'uomo...
maledetto dal destino...
interdetto al buio...
un inetto, così grigio da sperare in un nero eterno...
un ricordo di provincia...
un amabile rinuncia...
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 | é il gelo che ti passa il corpo;
è una fitta al cuore che ti spegne piano piano;
è l'ultimo respiro che ti viene a mancare;
è il riposo eterno nella terra che ti copre...
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| Banditor convinto
primeggia gli aghi
ad occhi ferir
mirar sa bene.
Se sporgon nastri rossi
ed ossa dirompenti
da riciclati alberi
son tutti contenti,
pupilla da scavar
per l'orrida spremuta
del soffrire la moltiplicazione
è pari
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Omicidi, suicidi,
carestie, guerre,
epidemie, stermini...
La tragedia orripilante,
che ripete insopportabili
tutti i giorni d'un pianeta.
Qualunque orrore
è sempre sotto gli occhi
d'umanità
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| Nessuno dovrà tacere in questo giorno,
nemmeno il più triste tra voi;
solo un pensiero cerco,
un'immagine nella vostra mente.
Nessuno sprechi parole in questo giorno,
troppe ne ho già perdute per parlarvi di me.
Niente
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| Vesti le carni
Con far leggero
Noncurante mostri
Abiti intercambiabili
Perfida
Spietata
Insinuosa
Affascinante.
Con quanto desiderio
Ti fai bramare.
Cappezzali di Vite sull'orlo
Sorrisi Gioiosi
Cerbiatti a fine corsa.
Crudeltà
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 | Datemi uno scudo
con rete e tridente
allestirò in arena
spettacolo circense,
e
schiavi o rivoltosi
fustigati e contusi
riprodurrò
ancor oggi
l’infamia sulle croci.
La morte ci appartiene
è l’ultimo confine
che pubblico cordoglio
o riti
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Apache |
15/09/2007 09:20 | 1446|  |
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| Ultima cena da copione
consumata, non per fame,
nel macabro show,
questa sera come tante
ultima decisa di qualcuno.
Spettatori fremono,
caviglie, polsi, petto
cinghie assicurano, stringono
indifesa carne già morta
grondante
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 | Penombra viola verde
Vento che rinfresca
Rombo di tuono
Prende forza di tempesta
Oggi un soldato è morto
Tornando dai balcani
La verità adesso non domani
L'aria si arrotola in bovoli di tende
Scarmigliando petali dal
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| Ho pensieri sanguinanti
intenti solo a pugnalarsi,
ed è impossibile distrarli
con aromatici ricordi
e tutti gli alberelli magici
di un desertissimo autogrill.
Così riparto dopo un pieno
verso le luci del casello
ed il meccanico
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| In riva al mare, io sola melanconica,
con l’orizzonte, il vento, il sole
e il volo di questo gabbiano
che mi gira attorno,
pensando Te
Ti scrivevo lettere di affetto...
le nascondevo in mezzo ai tuoi abiti
Da quando ero bambina
Per non
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| Nessun dorma questa notte, perché è tempo
di tenete fissi gli occhi al cielo,
per ammirare la nascita dell'ultima stella.
Teniamoci per mano fratelli,
e intoniamo un canto per il più grande
che il teatro ha mai
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| Le gocce di pioggia
scavano la terra,
sembrano volerti
raggiungere... acqua
che ti portò via...
nel gorgo del fiume dove sei caduta
Se tomba dovrebbe
rispecchiar la vita
è quel fior posticcio
che la rappresenta:
colori
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| Col sordo sorriso
d'un domani precluso,
cedi l'aspro fardello;
ultimo istante
senza dolor,
a cercar sguardi,
carezze d'amor
disperato;
e sempre
hai il volto
del Cristo.
Atroce sconfitta,
ogni volta,
ridarti la Croce,
e, disarmato,
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| Tenebre spietate,
umide di dolore,
lacerate dal lugubre
canto della civetta,
che strappa brandelli d'anima
scivolandoti dentro,
gelida lama di coltello.
Tutto è vano,
inutile agitarsi
di Capaneo senza muscoli,
schiantato nell'impari
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| E' lì,
pietra dura e tagliente,
che ti scortica l'anima;
è il lago gelido
che ti circonda di mille cerchi
col tuo volto di bambina,
e la tua mano tesa,
che afferro, e mi sfugge.
E' un sogno senza sonno
d'una notte senz'alba,
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