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Le 1915 poesie in esclusiva dell'argomento "Satira"
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 | Affilata fu la lama
e operò tagli a millanta;
però intatta è la sostanza,
dove ciccia n'era tanta.
Solo taglio, dritto e bello,
non si fa neanche al macello,
ove sempre, usi il coltello,
però riempi anche il
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 | Gelido pensiero disperso senza futuro
in quest'oggi claudicante e immaturo,
dove il rispetto dell'altro non ha peso
e fuori dal cassonetto vien disteso.
La civica idea nell'animo rimossa
ormai prevale l'incuria di massa,
il bene sociale non ha
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| Tintinna la grinta del livore
come danari in tasca all’avaro
ed un pastrano liso stinge
voglie mai appagate.
Un applauso saluterà domani
una scena allestita a festa
con i colori della disfatta
mentre la mano mai stanca
il fiacco alcione
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 | Son cinquant'anni ormai che più non credo,
ma certa inerzia mi sospinge al punto,
di volgermi al Signor per un sostegno.
Non son redento e non ne vedo accenno,
poi ciò che chiedo è veramente indegno.
Vorrei cioè un
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All'improvviso
mani affamate di trasgressione
su di lui, su di lei,
in un ascensore,
sudore e adrenalina
evapora sulla pelle,
brividi d'amore in anteprima,
in un contatto quasi ribelle.
Sorrisi e baci avidi
tra viaggiatori erranti
in desolate
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 | Ben osservai l'omino
ch'era con me in attesa:
"bassetto e magrolino".
Poi lessi su di un foglio
il suo nome:"Marcantonio!"
Da bimbo a scuola, nella classe mia,
pur'un ce n'era e, cosa strana,
fra tutti il più
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 | Tra mare e monti
s'estende lo stivale
tutto forato
dalle menzogne sparate.
Negli anni s'è viaggiato
in ogni direzione
da sinistra a destra
passando pure per il centro.
Il verde folletto
d'aspirar ogni marciume prometteva
separando
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| Sulla spiaggia accanto al porto
(vedo bene da lontano!)
giace un povero gabbiano
che mi sembra proprio morto.
Pensieroso mi avvicino
presso il povero uccellino;
guardo meglio; si, è stecchito!
Ecco allora che un pensiero,
molto
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 | Come uno chef doc
m'imbelletto con grembiule blu
armata di un saccente apri cozze
armeggio con le coriacee cozze
le sguscio e le depongo in una ciotola
l'odore mi arriva al naso
maddò ce so forte!
Sprizzante gioia per il piacere che ne
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Tra un delirio e l'altro
scavo nelle miserie
di fenomeni da baraccone.
Trovo una lacrima,
tra le pieghe obese
della donna cannone,
un cilindro triste
senza i conigli bianchi
impegnati nella copula
di simili dissimili
e lustrini come
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Far quadrare in questo mondo il circolo del tempo
certo che si può:
anche se c'è un imbroglio
e mi dico che senz'altro c'è.
Riordinarlo nell'armadio senza naftalina
(che puzzerebbe sennò)
o parcheggiarlo sotto casa
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 | Il mio amico, lui si che sa digerire palle di cannone
che spezzano la storia di vuoti gorgheggi
vicino all’altare delle elemosine Americane.
Ogni volta che la posta si alza, lui cede,
archivia menzogne nel tempio e pulisce lingue di ombre
che
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 | Mi trovai un giorno
con una cara amica
a meditare sull’umana vita,
e discutendo con intelligenza
venne da chiederci
qual’è la differenza
tra me che son tignoso
e l’essere superbo ed armonioso
che fa del suo successo l’arma
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 | In dissolvenza autoreferenziale
qui giace falso l'ideale
del bugiardo intellettuale
Visse di pene per la cazzeide
soffrì di dolori romantici
per tante gatte da pettinare
Si, ei fù poeta esagerato!
Fu bello dentro per la
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 | Wokiti- pokiti ala- kazam
streghe e stregoni noi diventiam
quando tentiamo di colorare
questo grigiume di mondo reale.
maghi, maghetti, streghe e babbani
lanciamo al vento i nostri aquiloni.
Citando il moro, io resto basito
anzi di più, io
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In un altro tempo,
con garbo spiccavano
indossando bei valori,
gente del popolo e signori,
abiti pesanti da portare...
fiutando l'aria nuova
che attorno già girava,
il tempo d'una luna, e
il menefreghismo imperava.
Come tanti
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 | Non passeggio sui prati, cinto d'alloro,
amo camminare su percorsi difficili,
scansare tutti i sassi, evitare le buche
per non cadere scivolando
e fare brutte figure.
Il rispetto è nel cuore delle persone,
se non si possiede
non si
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| Da tempo con le donne
mi vengon solo poesie,
non sarà questa
un'altra mia mania?
All'infinito a me non sovvien
l'eterno e le morte stagioni
ma sempre la materna follia
indi le coniugali fantasie
ma con la Musa
furon proprio
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| O cosa sarà mai sto punto G
vorrei vedè quanti di voi scienziati
e gliel’hanno trovato
questo punto tanto acclamato
se ne parla da mill’anni
ma ancora ciò da sentillo
uno che sa dove trovallo
a sentì la donna
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Turan |
26/04/2012 10:27| 502 |
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 | I piedi hai mondato nel profondo catino della
tua indifferenza ove, come pesce innamorato,
di mie rime acqua pura e cristallina ho riversato.
Or non ti sorprenda di quell'acqua l'intatta
trasparenza, la qual cosa bella mia è stra-
na solo
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| Dimodoché su carta venga fissa
penso affidare incombenza a un esperto;
chi meglio di un prossimo se rimessa
potrebbe foggiarla ancor a mio concerto?
Quando fui all’altezza del suo abituro
mi feci scosto per lasciar passare
figur melensa dal
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| A volte mi domando se normale,
in questo nostro mondo assai virtuale,
sia ancor libro di carta pubblicare,
ed ingombrare più d’uno scaffale.
Sono case editrici a pagamento
quelle che danno spesso l’illusione
d’avere scritto un libro d’eccezione
a
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Il privato è l'ambito più narrato
da chi vuole esser ricordato.
L'entourage indiviso
non compiace al narciso.
Edonismo accigliato
del papavero ignorato.
Rinomanza mancata
nella privacy rispettata.
Tu di lui non ti vuoi
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 | Non mio lamento
del mio posteriore
ce l'ho ben piazzato
sì, da gran signore.
Giusto in proporzioni
perfetto per quel trono,
maestoso velluto rosso
schienale e braccioli d'oro.
Son bel comodo, incollato
non mi alzo e sol mi
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 | Non più quel furore
che fa grande il gusto
e che giova all'amore.
Gli stimoli stinti
son fiochi e benigni
e il muscolo stanco
ora cerca riposo.
Persino l'azione,
in tenue passione,
nello sforzo immane
si spezza e rimane.
Vi
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Vacue apparenze
a riempir il nulla
di rumore
anfore vuote
c'han perso
-nell'esteriore-
pure la voce del vento
sinfonie di
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 | Qui finisce l’avventura
del signor Bonaventura,
che per esser buono e caro
non acchiappa più denaro;
ormai i tempi son cambiati:
iellato sei e così resti
crescon i disoccupati
così pure i disonesti.
Ma Bonaventura è
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| Or s’io potessi dir quel che non dico
e se potessi far quel che non faccio
e se mio nome non fosse d’affaccio
pei posteri re sarei, e non mendico.
La bocca dice ciò che cuor disdice,
contraria è mano a ciò ch’istinto
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asfittico ciondolare stanca- mente
lasciarsi andare
rasentando lo stesso muro da anni
così si sposta il baricentro del
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Squarciamo il drappo nero dei rimpianti
scolliamo piano piano la patina di mestizia
che ricopre come un vello di metallo il cuore
riempiamo i calici di fragranze di risate
e versiamone a chi ne vuole
senza badare a spese
or che l’ora è
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 | Mai più credetti a me stesso
da quando nell'alba di un giorno,
il piccolo uomo si presentò a processo.
Entrò nel, a lui temibil palazzo, mesto,
e sgusciando dopo alcuni secondi
ve ne uscì più di una setta
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1915 poesie pubblicate su questo argomento. In questa pagina dal n° 1111 al n° 1140.
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