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Le 1926 poesie in esclusiva dell'argomento "Satira"
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Spesso alla nostra vita non è dato
che un mestiere sbagliato.
Non l’italiano voleva insegnare
il caro professore,
ma il codice stradale.
Ed in attesa d’immagazzinare,
l’operaio studiava
la storia universale.
Nella caserma il maresciallo
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 | C'è una cosa che mi consta
in trent'anni di carriera:
che neanche a farlo apposta
il Ruffiano ha la maniera
d'ottener ciò che gli piace
pur essendo un incapace.
Il Ruffiano ottiene tutto
basta chieda assiduamente
perciò
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| Ieri parlando ghiacciai di schianto:
perché fare di questo papa un Dio?
Io, per me, so d'avere un solo Dio
che è Padre, Figlio e Spirito Santo.
Al mio parlar l'altra proruppe in pianto
come s'avessi offeso il nostro Dio.
Non
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 | Sinceramente mi sono un po' stancata
di scrivere d'amore e di apatia
e a dire il vero, mi sono anche scocciata
di noia, sesso e di malinconia
perciò son qui, con la mia sigarettina
(devo smettere lo so! Non mi tediate)
che tiro, col
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Amara |
06/07/2009 19:07 | 3942 |
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 | Noi livornesi siamo troppo buoni;
passiamo per persone scalmanate
perché, quando ci rompono i coglioni,
finisce, quasi sempre, a scazzottate.
Facciamo debitucci di milioni
comprando cianfrusaglie sempre a rate
però non siamo tirchi o
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| Ricordo a taluni colleghi che criticare
vien dopo cimentare,
perché costoro sputano
su versi che comunque parlano,
quando la poetica lingua è muta,
ma quella d'inettitudine ciarla:
per giudicare occorre saper fare,
per saper fare
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 | Il cuore artificiale è un'invenzione,
tesoro caro, che mi fa paura;
per me poeta sai bella figura
dovessi andare in Cassa Integrazione?
Supponi che una bella ispirazione
mi venga mentre ammiro la natura
e ci scriva un sonetto su
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| Comprar giornali ripieni
di recondite filosofie
mascherando il vuoto
di menti pretenziose,
ignorando l'inganno
d'intellighenzie mercenarie
tese a preservar
ruoli fraudolentemente carpiti;
vagar cercando pretesti
onde sdegnarsi di
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| Non ho mai mangiato carne di volpe
come tanta gente fa ultimamente.
Questa scambia il mondo come un presente
che lo scemo regala a chi ha più colpe.
È vero che il mondo è proprio dei furbi,
ma nemmeno ci penso a diventare
come
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| Quando scrivevo con lessico antico
e le parole mie eran merlate,
tra coppa e collo prendevo mazzate
e non potei aver nessun amico.
Poi n'apparve quel mio grande nemico
che disse delle mie cose rimate
ch'erano marce, passe ed avariate,
mentre le
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| La politica non ci importa...
Né tanto meno
quella democrazia bolscevica
di liste chiuse,
seggi già prenotati
e Camere zeppe di involucri
vuotati dello spirito
repubblicano
Quando le nostre pupille si fecero
così
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| Attacchi a tutto spiano... non è il caso,
amici, qui si scherza e qui si canta,
il veleno non serve, é così tanta
in vita l'amarezza, e nel Parnaso
piange la musa da sconforto affranta:
non ha più stola di velluto e
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| "Un didietro a chitarra è l’appannaggio
di chi vuole il diploma magistrale",
dicono versi pieni di coraggio
di quel grande poeta ch’è Montale.
Ottenutolo, poi, vien l’appetito,
e prendono una laurea all’"Orientale",
non prima d’aver scelto un buon
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| resto attonita ad osservare
come dietro un vetro
il sinuoso deambulare
di fantasmi in botox e silicone
assegni in bianco i maschi presenti
come cibi e bevande senza sapore
i sorrisi son solo mostrar di denti
nulla li smuove da loro mental
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| Ridi
ampio e rumoroso
fulminando di sguardi
ogni donna che incontri;
ti proponi
navigando cibernetico
proponendoti amante
e professionista danaroso,
e sei sicuro della moglie,
tua ed inalienabile
quale animale domestico e fedele.
Ma
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 | Mentre sono fin troppo indaffarato
a lavarmi per bene le p... udenda,
mi viene in mente un fatto del passato
che c’entra come i cavoli a merenda.
Chi se lo scorda quando m’hai lasciato
a causa dei quattrini del Commenda?
Che incubi facevo!
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 | Quando arriva il corteo dei " Capoccioni"
che vogliono far sfoggio di sapere,
di solito mi faccio ben volere
perché ci sguazzo in queste situazioni.
Siccome sono, spesso, dei coglioni
che avrebbero bisogno d'un clistere,
li
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| Che mi dici, Lorenzo, non ci credo
che possa l'ironia starsene zitta,
né la satira, quando è bella fitta,
che nasconda il tenace suo corredo.
Ma se qualcuno vuole la sconfitta
del libero parlare in verso puro,
allora a Salomone, te
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 | Ora bisogna bere
ora bisogna battere la terra
con libero piede.
Ho abbassato la guardia
voltando le spalle al nemico
frutto del mio ventre
frutto d'amore
coperto di rosee attese.
Ho guardato soltanto al suo cuore
ma la sua mano
nascondeva
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| Mannaggia a ‘sto specchiaccio maledetto!
M’ ariporta maligno ogni difetto.
“Nun è n’inezzia ‘sta bella rughetta...
e quer capello bianco? In fonno
potrebbe fà er filosofo dicenno
“so li segni der tempo, so facezzie”
e’nvece lui, impracabbile...
me
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 | Quel groviglio di memorie
che stanno in fondo al cuore,
chiedon di riemergere
e sospingon con vigore.
Cercan una penna compiacente
che le porti presto in vita,
subito immantinente,
che cominci la partita!
...Ed ecco sul far dell'alba
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 | Mi guardo intorno e vedo sempre sesso:
in fabbrica, in ufficio, in officina,
lo vedo dalla sera alla mattina
perché, ovunque vada, l'hanno messo.
Dice che sia un segnale di progresso!
La donna viene messa alla berlina,
nuda, vestita,
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| Infarcir paroloni
e frasi fatte
in discorsi vani,
inconcludenti come mosconi
ronzanti
in pomeriggi d'estate,
babele linguistica
nel brusio del mondo;
citarsi addosso,
simulando regni
per esser sovrani
ed inventar filosofie
per esser
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| Stamane quatro rime go pensà
parché 'nte 'l cao le me ga martorià:
de meter do' righe in fila
xè boni tuti e no te ciapi 'na gran pila.
Chi se ne frega se go scordà 'l trentin
(che no go mae savu parlar)
e se
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| E' diventato un colle
rivestito di verde e di fiori
il butto
che nella mia infanzia
ammorbava l'aria
col suo puzzo.
Ora,
accanto a una villa,
ha perso la sua veste sinistra
e dorme
una quiete umbra.
Sul suo manto vegetano
ulivi
che
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È una donna stupenda
l'Occasione
le ali ai piedi
lunghi capelli riversi sul volto
corre veloce
più dell'Ermes del mito
e cambia nome a seconda del vento.
Ora
ad esempio
è Sisma il suo nome.
Bisogna afferrarla
prima che
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'N povero ecologgista,
vedenno 'no spazzino perde 'na carta
e sembrannoje 'na cosa trista
lascialla pe' tera come 'na cosa morta,
la raccolse pe' jettalla ner cestino...
nun l'avesse mai fatto:
cominciò a strilla' er
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Il tramonto
pantofole rosa
svestiti d'anima
e mettiti in posa
basta soffrire
carie d'amore
fuggi sdentato
corri soldato
in appariscenza
Senza timore
grida di pianto
irridono il lutto
piange la mandorla
ride la volpe
ma non
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O padre Giunio, castigatore degli impuniti,
insegnami a libellare nel modo in cui solo
tu sapesti porre il nesso, fra la nefanda malèdica
ed il verbo della Satura stessa!
Sii tu il mio Verbo ed il mio pensiero!
E, come già un tempo,
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Una volta si sentì di un Tale,
uxorato (ed anche male,
ad una Hera assatanata che,
tapino, difendersi con amore
tentò dalla moglie,
dalle Furie consacrata
ad un pietoso fato.
Tentò trovar naviglio al suo naufragar,
osando
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Allorché le commari si
ritrovano per la piazza del mercato,
tutto fanno fuorché acquisti per la casa e,
stanno freschi i lor consorti
che ad attendere al desco non si fa mai notte!
e fosse solo la pancia a brontolare; i panni, i letti:
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1926 poesie pubblicate su questo argomento. In questa pagina dal n° 1771 al n° 1800.
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