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Le 1915 poesie in esclusiva dell'argomento "Satira"
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 | Si prende atto che il colpo di stato
ha subito leggiera riformagione:
non sangue o scontri in tutta la
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 | La grazia ricevuta
è diventata uguale
a quella che ti danno
con lo scontrino fiscale.
Con gli occhi tu li preghi
ma loro
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 | Lieve ondeggia l'ombrellone in alternanza di brezza.
Calore, riverberi di sole,
la rena scotta.
Prona, indora le procaci forme
un coriandolo pigmeo che nulla copre,
cela lo sguardo compiaciuto
dietro lenti oscurate.
Lui, sul telo supino
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| La signora della buona borghesia
leggeva il giornale
parlava con dotta ragione
del governo e del marito postiglione
mentre per strada torme di giovani mamme
portavano al parco
bambini vestiti di bianco.
Lui era certo depressso
diceva la signora
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| e basta con la pasta!
Sia questa la risposta!
Mai più una mozzarella
che come bianca stella
troneggia sul prosciutto!
Mi son così ridotto
che sembro un'astronave:
già supero il quintale.
...e basta con la carne!
Non
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Dir che tutto va bene
a chi incontri per la strada
e manco ti vede,
perso, nel suo schermo ai cristalli liquidi,
annegato, senza una ruga,
nello specchio retrovisore
ad adorar botulinici dei,
ignaro d'ogni mito e volo,
di cui non conosce nemmeno
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Parenti del linguaggio burocratico
sono certe poesie contemporanee:
il senso, se ce l’hanno, si disperde
in rivoli di dubbie comprensioni.
Pure se armato d’ottime intenzioni,
ogni lettore affonda e vi si perde,
dentro quelle creazioni non
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Ho mamma che fortuna
i talebani sono arrivati
tutti in fila come santi
tutti bravi con i guanti.
Ora questo Paese si salverà
pesce fritto e baccalà
cacceranno tutti dal parlamento
e salveranno il bastimento.
Viva viva i
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Tancredi spirito terricolo
zigzagando cogita pendulo e ridicolo
congegnando astrusi concetti incomprensibili
o esemplari, languidi cliché
sul bene del denaro
e dei suoi effetti lieti
tra pose teatrali, scenografici risibili caffè
e
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 | Con passo lesto camminavi
su strade ignote o familiari,
vigile attento inseguivi
i tuoi pensieri, leggero.
Furbescamente zigzagavi
tra bambini e passanti ignoti,
conducendo, orgoglioso, il tuo padrone.
Nulla temevi, nulla chiedevi:
solo
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 | Dello scopamico mi accingo a narrare
lavoratore precario ed interinale
che nulla chiede o gli spetta
oltre mercede immediata e diretta
Lascia ch’io lo descriva e rappresenti
senza trattenere parola fra i miei denti
Di questo oscuro figuro voglio
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“Nell'ondeggiar convulso delle acque,
lo spirito trafitto cadde e giacque,
le mani scarne sopra la corteccia
aprirono nell'anima la breccia.”
Così confusa, di simile astrazione,
la mente non sa darsi la ragione.
Vuota rimane la mia
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Vado diritto a intendere diverso ormai da anni
scrivo in versi e mi dico: anch’io sono poeta.
Si rinnova il canto crudele avvolto nella seta:
-Non servi a niente, spera almeno non far danni-.
Scrivo solo per mia necessità e mi offendo
quando
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La principale
di sguincio e con estro
offre sì dolce
la sua legge capestro;
ti dona il suo sguardo
sicuro e maliardo
e da rituale ti offre a cordoglio
il suo sindacale
e se io non voglio esserne schiavo
lavoro gratuito
e faccio il
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E’ un intenso blaterar
di becchi a ritmo giulivo
è un bel bla bla bla
starnazzato sull'aia.
Fonemi all'arrembaggio
in fila per due composti
o in ordine sparso
ma che importa e a chi?
Tanto abboccheranno
i pesci buoni all'amo
presi
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Come un fior
ch'appassisce e forza perde
è ancor la nostra politica
che non demorde
nell'arrecar danni
al cittadino
che bussa con vergogna
al vicino.
In crisi è il Paese
e non si scuote
chi d'inefficienza gode
e più
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Avvoltoi in picchiata fendono l'aria
famelici m'attorniano,
pasteggiano di me,
sarà lauto banchetto.
Dal profondo dell'antro
osservo i lunghi calvi colli tesi
gli occhi sferici che roteando
esplorano circospetti.
Scarnificheranno il
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 | Non tentate di strappare la mia pelle
per scoprire le mie nascoste ferite.
Sono tante. Sono quelle che sanguinano
in chi ha vissuto sino in fondo la vita.
Sono i frutti dell'anima che ha osato
volare nell'immenso perdendosi.
Sono i tesori
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| In banca
gli sguardi saccenti e tecnocratici
mi isolano
perché così ridenti e pratici
e quei respiri ovattati
di fantasmi assai disciplinati e ben vestiti
che come replicanti s'incolonnano forbiti
davanti al nulla
ed io tramortito,
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| - Vi interesserebbe stare a sentire
i miei ricordi di scuola? -
- NO! -
Vi farebbe piacere ascoltare
le canzoni che mi hanno aiutato a crescere?
- NO! -
- Volete che vi racconti
delle donne che ho amato? -
- NO! -
- Vi garberebbe che vi
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 | Colombo propagò nel mondo il vizio;
d’allora tanti non san rinunciare,
e c’è chi sol tra sbuffi e nuvolaglie
riesce a concepir il suo pensiero.
Vizio esecrabil lo ritengon tutti
con smercio spesso al crimine associato,
Arduo troncare e nuoce alla
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| Proforma cilindrica
e per diletto ovale
fragranza speziata
si gusta con pagnotta
e focaccia appena sfornata.
Con perizia triturata
insaccata e cotta
diventa la delizia
per il palato e per la bocca.
Abbinata con il pane,
affettata o a
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| LA BERLINA COMMEDIA
Mi ritrovai in fronte ad una scala
C’accingea a portar in suso l’omo.
Puro avea l’aspetto in quella sala
E non avea corriman né altro pomo.
L’viso volsi in su pell’ alta via
Ma neache tempo ebbi di dar tono
Che
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L'ho sposata stamattina, com'è bella,
che peccato che le manchi una mammella.
Le ho posato la mia mano sul di dietro,
mentre si tirava via l'occhio di vetro.
Ho pensato, "guarda un po', quegli occhi belli"
e di botto
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Se rinasco, rinasco gran signore!
Non mi rinchiudo più dentro un ufficio
a lavorare (insomma) per sei ore
in un Ente che fu un coglionificio! (1)
Di certo non mettevo mai il cilicio
e non ero quel gran lavoratore
che non sente per nulla il
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Ti Amo
tutti i giorni.
Ti Amo
perché sei bello,
snello,
fresco come l’acqua d’un ruscello.
Amo la tua
eleganza
le tue “natte”
i 130 cm della tua cintura.
Basterebbe che
tu mi guardassi
ogni tanto
che tutta mi ”sconvolgessi”.
Amo
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Stanno due pappagallini
nemmeno belli e nemmeno carini
su due trespoli del parlamento
mangiano, bevono e danno tormento.
Si credono d'essere assai intelligenti
ma sono soltanto irriverenti
Cra cra, pappagallini
che sembrate proprio due
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L'accecato assieme al sordo e al muto
decisero di fare solidale comunella.
Almeno ciò che ho da dire tu dirai
ed io saprò ascoltare tutto il resto.
L'accecato sentendo sto discorso
capì che qualche cosa non andava.
Come
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O! Quanto è bello
il baratto,
dove ognuno cambia
quel che vuole,
senza più vincoli
o contratto
e si ha tutto
in poche parole.
Adesso si
che si può fare
il viaggio in nave
oltre mare,
puliamo
tappeti e cabine
ed
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e così lo faccio.
Sgrammaticando ai lati
strambando quando rientro.
A me mi piace assai di più
scovare il tuo dissenso.
Vuoi dire che sono da estirpare
come l'erba che cresce nel tuo cortile?
Allora non hai ancora compreso
che ho il
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 | Chi mancò d’altre risorse,
sé di propria man soccorse.
Meglio usar mano e cervello
e non molestar l’agnello!
So per certo che l’abbacchio
del pastore è l’intrallazzo,
ché più d’uno ha confidato
alla pecora essere grato.
Ma quale
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1915 poesie pubblicate su questo argomento. In questa pagina dal n° 931 al n° 960.
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