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Le 7982 poesie in esclusiva dell'argomento "Sociale"
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 | Fin dal principio
fu la fine
quando, irriverente,
si fece scudo
di arroganti figure
pronte a saziare le leccornie
del proprio ego
sulla tavola scarna del popolo.
Nessun alibi
nessuna prescrizione
nessuna ricetta atta a sanare
potè ridare
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 | Occhi grandi e impauriti
hanno visto l'inimmaginabile
Scene orrende nella pellicola
hanno sporcato il tuo essere bimbo
Grandi malati con le loro sporche mani
hanno violato l'innocenza
Perso tra la folla alla ricerca di te
scavi nel tuo essere
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 | Decrepito vecchietto che vacilla
Rinuncia all’assistenza mercenaria!
Non può dar l’oro amor come di figli
Soldo non c’è che sì cotanto valga!
Potresti un giorno ecceder nel languore
E se lei non consente aver tormento.
Meglio cercar nel largo tuo
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| Sono un ostaggio nelle tue mani
inconsapevole e frangibile
mentre affondi la tua rabbia
sul mio corpo incredulo
e ne fai scempio a tuo piacimento
uccidi...
cancelli
per cancellare la tua inadeguatezza
distruggi
per soddisfare la sete di
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 | Vorrei volare nella luce
tra infuocate lingue del sole
diventerei pioggia d’amore
per questa arida terra
Ascolterei il caro estinto
perito senza compassione
sotto sguardi indiscreti
di sviscerata borghesia
Fuggirei dal mondo
rarefatto
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| Alzeranno coltri di fumo
Per i festeggiamenti
Inonderanno di scalpi
La nostra esistenza
Per una sentenza
Cadenzando il passo
A ritmo di danza.
Ammicheranno con giubilo
Coinvolgendo in un onda
Di momentaneo sollievo,
Gettando un cavo
Alla
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e le ombre, quelle ombre
che minacciose sbucano dal nulla
armadi spalancati, finestre in frantumi
mostri sotto il letto...
tutto appare tollerabile
ma non la sua distanza
lo smarrimento t'imprigiona fragile
e tu, inerme figlio della
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Un telo
non bianco
uno nero
copre lentamente la dignità umana
incurante
strafottente.
Nero
nero per evitar che
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Presagi repentini di ore oscure
a revocare equilibri e accordi
che egemonie insidiose rendono vani.
Hanno chiuso l'occhi speranze fattesi mute,
segnano voli in tempestoso vento
fra rami d'ombra.
Fa da controcanto il respiro degli oppressi
che
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 | Ho ascoltato di cenci
dietro carni ancora crude
Ho ascoltato di loro
scivolando nei profondi
Dove
placide le lagune
da considerazioni vacue
e disumane alterazioni
E ho ascoltato.
Ho ascoltato dove
Non v'è il vero Peccato
ma
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| EnzoL |
01/09/2013 19:35 | 1836 |
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| Bagliori di dolore
sulle ali delle aquile,
nelle cime arroventate dalle fiamme
il respiro dell'acqua è fatto scuro.
Nei salti di un vento impietoso
il malessere di mani assassine
porta via frammenti di vita
fra le urla di foreste
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 | È sempre stato mite il disgraziato,
chissà qual lampo gli offuscò la testa
quando la donna ch’era la sua vita
con un suo amico ei trovò avvinghiata.
Già soffre perché troppo egli l’amava
è il
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 | Un passo dopo l'altro si sperdono
come chiazze intimorite, pian piano
in mezzo al buio senza far rumore
le orme sparpagliate di chi non sa
più sperare
Ognuno si porta dentro un ricordo
una tristezza vaga di giorni lontani
nel nulla
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| Sta il pensionato in fila alle poste
fa il furbo
va dove la gente è meno
sta il pensionato
a pagare il bollettino
passa avanti
litiga e inveisce
il povero impiegato
abbozza e annuisce.
Sta la giovane ragazza
sull'asse attrezzato
mi
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Mina l'attesa il pensiero sopito
troppe volte disatteso e illuso
dal vociar di eclatante parola,
che grassa di estenuante retorica
si squaglia come neve al sole
e ci lascia sgomenti alla deriva.
Il popolo sempre più ostaggio
degli umori
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Spalle ricurve,
il viso offro
alle ginocchia sbucciate,
adorno di barba e rughe
di fetido odore
piagate.
Invisibili coscienze
sfilano,
invisibile io
rimango
tra occhi di pietra
che nelle mie vesti
vedon solo fango.
Fedele il
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Esausta dal pianto la mia pena
dorme supina nelle tue mani
mentre la ninna nanna della voce
culla il delirio dell’esistenza
_ la bestia _ (affamata sulla terra)
dov’è il mare adesso?
dimmi, dov’è il sole che sutura le ferite
se gli urli lo
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Angeli acceccati dall'odio
scaturiti nel tempo della rabbia
come strali scagliati nella furia
ad offuscare gli occhi dei bambini.
i lampi e le fiamme
di questa tempesta ignobile,
in queste ore di ansia distruttiva
zittiscono il petto delle
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 | Dissipate croci s’ergono
nel quadrato di terra
ove il corpo riposa
lontano dalla sua casa.
Sventola sotto la carezza
del vento una bandiera... la tua
a ricordar la terra natia
in questo paese non tuo.
Ti hanno conosciuto nel viso
giovane
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| Un nero manto avvolge la preda.
Si accaniscono contro l’ipocrisia,
lungi dalla morale. Con cooperazione
coattiva distruggono il tessuto: larve
esistenziali, brandelli di pelle, in ossa
decalcificate. Non resta niente, nemmeno
l’ombra dello spirito,
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 | Ti porgo la mano fratello,
seduta a te accanto ascolto e assorbo.
Raccontami della tua terra
che ancora e sempre in cuor ti vive,
degli affetti lasciati in un villaggio sperso
fra eucalipti e guerre.
Di quelle spose e madri alle quali
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S'io fossi un omo, no che nol direi!
io lo terrei per me, ché più conviene;
la vita mia vivrei con far dimesso ...
e forse sarei vile, lo confesso!
Il proclamarlo può crear problemi,
ed io mai ebbi tempra dell’eroe;
motteggi
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Tra le alte foglie piegate dal vento
Mi sentii contento
Vidi un crollato tetto
E un transennato muro
Mi sbarrò il
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Cammino dondolando,
rumino astruse parole
contandomi
le dita,
le mie scarne mani
sanno dirvi
di me più
di me stesso.
Era solo
una piccola mela,
si dottore
solo una piccola,
rossa, dolce,
invogliante mela.
Oltre il muro,
oltre il
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Il mendicante amava
suonare il suo violino.
Costruiva accordi
per lui meravigliosi.
Disarmoniche note
- al contrario -
risuonavano nella via.
Dentro quella "musica"
scorreva, come linfa,
tutta la sua vita:
dolore,
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MIGRACIONES
Da una bocca di matta, lingue di fuoco e fiamma,
da una bocca di matta le parole del re.
Il King,
e contro una gran massa di cotenna,
di ciccia palestrata buéggiante il negro di turno.
Nemmeno l'odio si riconosce nello
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L’uomo che combatteva la mafia
viveva sotterrando paure
aveva figli orfani di padre
e una scorta condannata al martirio
Qualcuno brindò all’Ucciardone
quando morì di tritolo e coraggio
ma non morì mai per il suo
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| India |
21/08/2013 09:23 | 1777 |
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 | Dopo la guerra distruttrice
rinacquero foreste
giovani allegre piante
da crescere alla pace.
Ora quei primi alberi
stan diventando rari
come i ricordi bellici
ed i ragazzi tristi.
Divampano contese
ritornano miserie
e morti ancora
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Quando la morte
si sfalda sui rami
nel ventre strappato
ubriaca la vista
stordisce, acceca.
Riccioli di nuvole
nei cieli violati,
occhi chiusi al confronto
rappresi sulle labbra
dove riposano le tante lune
dell’abito che rivela
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Non posso nascondermi all'infinito
non è il buio la mia casa
io sono colore e luce
ed è là che voglio vivere
nel fulgore del mio sole
dove ancora mi sento libero
eppure c'è chi mi deride
per la mia anima che veste di
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 | Mura di buoncammino,
sbarre ornate a festa
di pani stesi al vento.
Sopra il colle
di pietra forte
dalla finestra
c’è chi saluta gli amici
con la mano.
Mura ingiallite di tufo
non nascondono il dolore,
colpe da pagare
e di ha pagato
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7982 poesie pubblicate su questo argomento. In questa pagina dal n° 3481 al n° 3510.
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