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 | Tu sei la roccia tosta che si staglia
e in parete porgi il viso alle intemperie,
in quel ripetersi di rincorse stagioni
fra notti e giorni, fra gelo e calori.
Sei legata mani e piedi alla catena
fra quei monti ove l'alta quota domina,
sempre pronta e libera alla presenza
di chi ardito vuol giungere in vetta.
Tu che di storia hai pieni i polmoni
e nascondi caverne e cunicoli arditi
hai visto della guerra tutti i dolori,
mentre il sangue si disperdeva fra i rovi.
Sei degli uccelli amica e confidente
culla dell'aquila e degli altri scalatori,
mentre la neve ti si appiccicava al viso
e il vento deciso ululava come un lupo.
Mentre il bacio di primavera prende or il volo
tu ti levi di dosso slavine e invernali dolori,
ti prepari felice al trionfo del tepore
e della luna e le stelle ammiri lo splendido colore.
Nel destarti rattrappita dal tocco di rugiada
hai aperto gli occhi a una bella giornata ...
pian piano ... la luce ha preso decisa il colore
e la scena nitida prende un altro sapore.
-Poi lo vedi!- Ne hai visti tanti!- Ma lui è basso
troppo basso per passar oltre la guglia!
Questo tremito ti prende e lo scacci via:
- Va' più in alto questa non è la tua via!
La tua supplica non trova pronto effetto
e l'uccello d'acciaio perde ancora quota,
ti sembra di rivivere il film tragico del passato
ma fai appena in tempo a pararti...
che lui ... è già scoppiato. | 
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Opera pubblicata ai sensi della Legge 22 aprile 1941 n. 633, Capo IV, Sezione II, e sue modificazioni. Ne è vietata qualsiasi riproduzione, totale o parziale, nonché qualsiasi utilizzazione in qualunque forma, senza l'autorizzazione dell'Autore.
La riproduzione, anche parziale, senza l'autorizzazione dell'Autore è punita con le sanzioni previste dagli art. 171 e 171-ter della suddetta Legge.
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«Oggi si parla di errore umano, io voglio vederla dalla parte dell'unico testimone, che non potrà mai essere smentito. Di fronte a queste tragedie ... poco valgono le parole.» |
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