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 ♦  Ernesto Di Martino    |           | 
   
 
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            Lucillo Dolcetto
            Le 166 poesie di Lucillo Dolcetto
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        Perché in certe notti piange anche 'l cielo? 
Perché la luna diserta 'l suo volo? 
Sono le solite stelle 
che brillano questa sera 
o sono più belle nella notte scura! 
Alza 'l tuo occhio alla volta stellata, 
vedrai pianto in
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        Pulegge 
che cinghie "infinite" 
mettevano in moto, 
avanti e indietro 
come per gioco. 
Tramogge 
con forza sbattenti 
a scinder la pula 
dai chicchi lucenti 
finiti nel sacco. 
Crivelli 
di continuo oscillanti 
a far sì che la
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        Quando, d'impeto, scorreva 
il torrente Geronda, 
e l'acqua si beveva 
ché pura era l'onda: 
il Duca di Savoia, 
Carlo Emanuele, 
per soffocar la noia 
del giorno sempre uguale, 
cacciava per diletto, 
il cervo e 'l cinghialetto. 
Lontana era
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        "Sergent magiù, ghe rivarem a baita?" 
Era quel che chiedea sovente, 
Giuanin al suo sergente. 
Dalla "tana" in riva al Don 
alla casa in altopian,  
la speranza del Giuan. 
Morto pria che la sua baita, 
vale a dire la sua
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        La guazza la notte caduta, 
al sorger del sole tardivo, 
in tappeto brillante si muta, 
che luccica qual argento vivo. 
 
Le chiome non più verdeggianti 
per qualche foglia ingiallita, 
gocciolan come fossero pianti 
di uomini, per la grama
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        Una notte speciale 
con la luna "regale" 
che, alla terra più accosta, 
più splendente si mostra. 
Per chi l'ha vista nel cielo, 
libero d'ogni velo, 
più grande brillare: 
come non sognare! 
Anche nell'arte,  
il bello
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        Che Pasqua sarà quella che viene, 
per tante tasche che non son più piene? 
Non più, com'un tempo, una torta basta 
a render, da altre, diversa la Festa! 
Si spera poter ancora sciare, 
come il week end al meglio impiegare. 
 
Pochi
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        Il grano mietuto, 
è stato trebbiato. 
Tagliata la canapa, 
nel macero è posta. 
Colta è la pannocchia 
di giallo granturco 
che, poi, macinata, 
diverrà polenta. 
Come son tristi 
i campi deserti! 
Per accoglier nuovi semi 
a
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        Nel Cenacolo, delusi 
se ne stavan e paurosi, 
quelli che già nell'orto, 
avean fatto, a Cristo, torto. 
Tutto solo fu lasciato 
allor che Giuda l'ha baciato. 
Pur il pescatore Pietro 
per paura tornò indietro. 
Alcune donne, il
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        La neve ancora esitava 
lungo le rive dei fossi, 
ma i campi erano pronti 
ad accoglier nuove sementi. 
Le zolle, dal gelo sfaldate, 
dovevan portarsi a coltura, 
ora che la calura 
ogni giorno aumentava. 
Si pareggiava 'l terreno; 
i solchi dovevi
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        Se sali il monte ch'è sopra Varese, 
alza 'l tuo occhio, nel giorno di sole. 
Cos'è che scorgi là, giù nella valle, 
oltre 'l "groviglio" di strade, di case? 
Vedi 'l suo lago e l'altri d'intorno: 
Maggiore,
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        Nella campagna, per stretto sentiero, 
lento procede un omino stanco. 
La barba ha lunga, il crin rado e bianco, 
la mente presa da un solo pensiero. 
Del tempo: quand'andava molto fiero 
del suo agir da uomo retto e franco; 
del viver suo
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        Prima che s'alzi 'l sole, la mattina, 
sento tubar la tortora sul pino. 
Tosto si sveglia pure la gallina, 
e canta nel pollaio del vicino. 
S'alza 'l "villan", per scendere in cantina 
a controllar che 'l mosto, ch'è nel
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        L'usignolo, quando canta, 
par che voglia far capir 
qual'è 'l ramo della pianta 
dove tu lo puoi scoprir. 
Nel silenzio della notte  
più si sente gorgheggiare; 
pur la luna, certe volte, 
par che sorga ad ascoltare. 
Quando siamo a
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        Procedono curvi da fare pena, 
con quello zaino che barda la schiena! 
Sono gli alunni delle elementari 
che vengon gravati come somari. 
E' pieno di tante, inutili cose, 
che sono smerciate come preziose 
quando, invece, la vera ragione 
è
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        Alza l'occhio all'immenso cielo 
quando, d'estate, nessun velo 
può limitar tuo sguardo 
che brama scrutar quel mondo 
che, sconfinato,  
oltre l'immaginar 
si perde. 
Non ti ritrovi, allora, 
a fantasticare 
su chi ne fu l'Autore? 
Se fu al
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        Come sempre puntuale, 
è arrivato Carnevale! 
Questo tempo di baldoria, 
che da Roma ebbe storia, 
cancellato ha quell'impronta: 
com'è nato più non conta. 
Quando era lo "star male" 
uno stato abituale, 
s'aspettava
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        Dopo tre giorni di cielo imbronciato, 
ché dalle nubi era stato velato: 
questa mattina un'alba radiosa 
investe di
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        Sei sola a stormir sul ramo nudo, 
ultima foglia dal colore strano: 
resisti al vento, ancor, e al freddo crudo. 
Con le
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        Un raggio di sole 
ravviva le viole, 
le margheritine 
dai boccioli d'or. 
Son le roselline, 
per colpa dei venti, 
ancora latenti 
nel loro splendor. 
Dal folto del prato, 
non ancora falciato, 
si levan zanzare, 
e api dai fior. 
Puoi confidare 
che
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        Sulla strada appiccicosa, 
un folto gregge procedeva 
alla ricerca di quel verde 
che sempre meno rifulgeva. 
Con la lingua penzoloni, 
seppur liberi dal manto, 
avanzano con passo stanco 
pure gli aitanti montoni. 
Era terso il cielo e l'astro, 
co'
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        Mai fu e mai più ci sarà, 
per quanto duri 'l Mondo, 
artista sì fecondo 
che pingere potrà 
quello che in gran misura 
ci fa veder Natura. 
 
Se penso a che inventava 
col freddo dell'Inverno, 
quel po' di caldo
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        Non si sente un pigolio, 
un richiamo, un cinguettio! 
Gazze e tortore non vedo, 
nè tubare e gracchiar odo.
 
Nella siepe, ch'è di bosso, 
non ho visto 'l pettirosso; 
ancor ieri, con un frullo, 
s'ascondeva per trastullo.
 
Anche
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