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Le 1908 poesie in esclusiva dell'argomento "Satira"
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 | Ai margini,
scosse dal vento, le tife,
tra i giunchi, gelido s'insinua,
piega sull'acqua la tenace resistenza,
chino, il mio volto nel fiume, narciso rifletto.
Godo mirando lo scempio,
nello Stige canea azzanna le carni
i più scorrono
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Trasudano i pensieri
di quel tempo
oltraggiato
da sentimenti impropri
indeterminati
sfumati...
E avallati d 'altri.
...Accreditati.
*
Abrasivi, allusivi
scolpiti in arenaria
assorbente fluidi
pruriginosi, ustionanti
emanati
per bachelor
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 | Alla fiera della vanità,
s’una bancarella
vidi là per là,
ovvietà e banalità
magnificar e millantar
per dotta poesia.
Osservai con garbo
e cortesia
l’insano ed inutile
lodar tale schifezza.
Ma
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 | Rimane come immobile
all’alitar delle sue attenzioni
fermo e chino
nonostante le sollecitazioni.
El mi fa sosprirar
sui reconditi sentieri
che mi condussero ad amarlo,
è come perso nei suoi pensieri
e a rianimarlo, proprio non c’è
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 | Credevo il Comunismo
comunasse le persone
e mai si comunisse
al comun senso del potere
Occhettando per il nome,
e Dalemando guerre,
Veltronando un "si può fare"
per poi finir Bertinottato.
Fù da quando
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 | S'anima a stento
e non dura il turgore;
procede rilento
e manca il fervore.
Lei va propalando
ora a dritta e a manca
ch'ella ti lasciò
ché di ciò era stanca.
Devi sol constatar,
però non lo dire!
Non serve e
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 | Il banditore diffonde la notizia:
il re abdicherà!
Venderà addobbi alla sua corte
ammantati d’oro e d’argento
premiando con decoroso inchino
il saggio giullare
ai nababbi giunti da lontano
sarà dato in pasto la moneta
e
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Sono un gatto tra la frotta
scivolo silenzioso
fra passanti imbambolati.
Annuso istintivamente
la scia del tedio intrappolata
in casse armoniche
di una musica delirante.
Assaporo un odore d’astio
di inveterata ricetta
un misto d’arte
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Gola che dicono più forte della spada
davvero estendi il tuo poter nel tempo
e ogni corpo in tua balìa tieni tiranna.
Sì che delizie tue sono peccato
di cadente salute a chi se ne compiaccia
vizio donde purgarsi debba il
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 | Ti dimenticheremo presto
ti dimenticherà il popolo italiano
ti dimenticheranno i tuoi amici
ti dimenticheranno i tuoi elettori
ti dimenticheranno le donne
le giovani le giovanissime le anziane
ti dimenticheranno i nani
ti dimenticheranno le
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 | Ho indossato
il costume da bagno
infilato la cuffia
ed ho fatto un tuffo
nella piscina del passato.
Ho sentito subito
che il fondo
era pieno
di ricordi allegri
e tristi
ma su quello
del nostro amore
per poco
non mi rompo
l'osso
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| Giorno greve e tempestoso
S’è spento di colpo e senza piglio
Un piccol cavalier sì generoso
Il re sovran del buon consiglio.
S’affretti or dunque imperatore
Non si trucchi che non v’è televisore,
Come è trista quella
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Ultimo grido della moda
ergersi a Vate
tra plausi e connivenza
sfoggiando aria viziata di parole riciclate
venite, gente
si vende a saldo griffe tarocca d'arte epistolare
in fiale d'artificio,
si compra a poco da eminenti robivecchi
illusi
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 | Sei tutta scena
eroe della parola
linguasporca mezzasega,
t'atteggi a tigre e sei gattino.
Strilli
novello Che Guevara,
ma non ti vidi nella giungla
che lì ci son zanzare,
disagi e malattie;
al massimo t'aggiri nel boschetto
a far
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| Nato dal nulla,
signori del già dato.
Inutile l'effetto comparato
(nel mentre si rulla).
Vocazione a vincere
stanca parola:
il sociale,
meglio fucilar
il fiscale.
Riconteggio di voti
contemperati
da primordiali moti.
Un dolce
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| Adolescente, andavo da un barbiere
soltanto per il taglio dei capelli:
s’ostinava a lavarli, nonostante
già avessi provveduto alla bisogna;
tornato a casa, immancabilmente
la scarsa qualità della lozione
imponeva il lavaggio nuovamente
dei miei
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Imagazzino immagini
lente
sbiadite
a forma di grisù
il lavastampelle,
nell'angolo nord del quartiere,
urla strappatemi la pelle...
un vecchio seduto sul dolore posticipato
sghignazza annunciando la fine imminente
delle risa dei suoi
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In quest'epoca di pazzi
si, dico bene ... di sfarzi
qual poeta è degno
cimentar le sue fatiche
coll'altrui priorità
sia soldo o vanità
Forse 'che non ragiona
tutt'al più almeno sprona
Ma fiorente ormai è il
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 | risacca
in dune mosse
dita fradicie
unghie sporche
tumefatte
in ecchimosi a larga banda
la TV è spenta
ma la parabola no
in frequenze distorte
distorce
ci risolve il dilemma
di un Cristo
formato
babele- bit
...e furia di
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| l'ape regina, intendo...
fuco, fuco, fuco: fuggi
non è aria, di questi tempi...
come fai, tu che non puoi bottinare
che non possiedi pungiglione
che alle operaie chiedi compassione ...
fuco, fuco, fuco: sei fico
ma non è
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 | Ci stavamo annoiando
in questo incipiente
piovoso autunno
tra sorrisi europei
e draghi monetari
i blac bloc a turni
nelle valli torinesi
un po’ qui un po’ là
non sono pronte
le ciaramelle natalizie
(sì è un po’
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Quel senso d’insano squilibrio
leggero solletico d’inadeguatezza
ciambella senza buco
dolce mal riuscito
Putporri di nervi e cuore
epidermide sul crinale della vita
Dispettosa
nello specchio
l’imperfezione sorride
incasinata e pasticciona
pulsa
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 | Per ristorar color c'hanno votato
l'ennesima fiducia a 'sto governo,
immantinente un sottosegretariato
a chi ha mutato dall'estate al verno:
di
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| Un dì migravano le greggi e i lor
pastori, alla ricerca faticosa
di sempre nuovi pascoli.
Or che le greggi, non da pecore son
costituite, ma da pecoroni genuflessi
a chi di divinità si dice unto, la
transumanza non comporta
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Uomini vi
dico com'è andata,
prima che qualcuno
vi rovini la serata,
con una maliziosa
Sua telefonata...
I voti son stati
la Sua salvezza,
nessun mai ha
considerato la
sua altezza,
sempre più in
alto con quello
scalino,
un
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Partenope chiamò quella fanciulla
Madre Natura, che la partorì:
fino da quando stava nella culla
varie bellezze il mondo in lei scoprì.
Poi crebbe, e molti amanti calorosi
presso di lei andarono a abitare,
e per i tanti amplessi vigorosi
la
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 | Il Leonardo l'aborriva
e asseria che renda folli,
ma forse era la sua mano,
la mancina inadeguata.
E Rousseau in"Emilio"avverte
che essa mena a morte certa,
mentre Omero invece esorta:
"Masturbazione o morte!."
Anche
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| Vorrìa far altro ma debbo travagliare,
sudar su carte
ove di me si spande
la miglior parte...
Sorte grama mi consuma,
e intanto l'occhio del cielo,
il grande sole,
ironizza rubizzo il mio sudore...
Tempo sottratto,
ahimè,
alla
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 | Vorrei incendiar, si fa per dire, la Selva nera,
i pini della Scandinavia e tutta l'amazzonia,
incenerendo legni, ovvio dico una fandonia,
per trarne cenere per ogni testa dura.
Il pentimento o qualche passo indietro
non è nello stile
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Rapito in piena luna,
da un raggio della notte,
fra ciglia e le pupille
- cara - vagheggio,
ma che ci fai
in topless nella bara?
Ci vuole poco
per cambiare il mondo
- sapientemente ella rispose -
o crederlo, barando
coi soldi della
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inesplicabile sentenza
quella del censurare
quando dichiaro "pazzo"
occhio di lince cecato
ma che ci sente bene
quando interpellato...
ed io mi dichiaro
e te lo ripeto: pazzo!
voglio veder se mi censuri
ragazzo...
poi, voi
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1908 poesie pubblicate su questo argomento. In questa pagina dal n° 1201 al n° 1230.
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