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veronica de tommaso
Le 16 poesie di veronica de tommaso
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Soffro radici aeree
attecchite in terra soffice
concimata a sogni
Cresco frutti capovolti
che maturano in cielo
slabbrati arcobaleni
scivolo di stonati pensieri
Acqua salata e luce
circolano nei miei vasi di vetro soffiato
decorato a
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Cambiasti sentiero
per evitarmi
e cavalcando
i tamburi di Samarcanda
lo cambiai anch'io:
senza saperlo,
presi lo stesso tuo,
speranza
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Vento sono
e nel vento mi abbandono a braccia arrese
senza lotta
come nel letto di un amante
sono la mano leggera sull'erba
che si piega ondeggiando
docile pelo di gatto
sotto il tocco di un padrone indolente
e carezzando mi disperdo
svuotata
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vado seguendo scie di lumaca
ma resto indietro
travolta da un'onda di frenetica vita
che frulla il piacere di leccarsi un gelato
lo ingoio
ne ignora il gusto il mio palato
mi brucio
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| Spazio Ibrido
tra l'Abisso di una Placenta in cui ero tutto
e l'estensione di un Cielo
in cui non sono ancora
Bocche
mi affacciano ai Misteri dell'Universo
Confini di Carne
me ne negano la comprensione
il Mio Corpo
peso sull'anima o paio
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Se tu
per amarmi più da vicino
sfumassi i tuoi contorni
e abbandonassi il rosso acceso delle tue convinzioni
io non aspetto
che di essere disarmata
di quel troppo di coscienza
che mi tiene spalancati gli occhi
di venire tra le tue
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con uno sguardo
sempre fuori dalla vita
perché le cose
troppo da vicino
sono immagini deformate
dall'assenza
della giusta distanza
che stravolge le proporzioni:
se ti senti un gigante
è che sei in un mondo di nani!
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Il presente frammentato
si sgretola incomprensibile
incolmabile la distanza
tra il ricordo e l'attimo
basta un odore
che ricomponga molecole di ciò che è stato
mi riporto nel mezzo di un'altra parentesi chiusa
e
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Amore
perfetto
nella possibilità del suo eternamente
esistere desiderato
si spezza
corda troppo tesa
conteso
dal tuo corpo affamato
e dal mio arso di sete
si fa amore incarnato
mio e tuo
possesso doppio e diviso
i piedi suoi
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Cerca la poesia:
Invia un messaggio privato a veronica de tommaso.
nell'ambra di giorni uguali
imprigionerò
cristalli
i vostri stessi respiri
eterni
nell'infinita ripetizione
di gesti silenziosi
giardini giapponesi
fragili e perfetti
in apnea certi pensieri
se piove
è tutto da rifare
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trattengo il giorno per la coda
un istante prima che precipiti
giù in fondo alla gola del sonno
questo vago piacere di stare
come rubando
alla vita alla morte
a chi cammina disciplinato
a chi sta già sognando
ma disteso
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un sospiro e lo avverto
il suo profumo di risveglio e di nuovo
con sollievo sento
di contare così poco nel mondo
l'albero si spoglia e torna in fiore
anche se non lo chiedo anche se io non voglio
in questa vanità sorrido
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Buona la prima
e giù dal palco
di te resterà memoria
attore incerto?
In piena luce
improvvisare
la sola arte da possedere
per il debutto
lanciato senza prove
Attende l'errore
il pubblico in sala
e l'errore è
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e mentre scrivo
sgretola il muro che mi separa da voi
la pazienza della mia penna
tessitrice lenta e incostante del filo
che mi lega e mi salva
luogo sacro
questo foglio
in cui chiamandole per nome
possiedo le cose del mondo
come primo
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Quattro anni
un pianoforte uno sgabello e io
la lingua tra i denti
e lo sguardo perplesso
verso la macchina fotografica
Stesso sguardo oggi a trent'anni
vivere per me come suonare
un tentativo
la lingua tra i denti
E un pianoforte
muto da
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bambina
mi nascondevo nell'armadio di noce
e il mio respiro
caldo
sul legno
mi avvolgeva in un altro respiro
quasi
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