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♦ Graziano Ferrero | |
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Maggio 2025 |
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Marinella Fois
Le 272 poesie di Marinella Fois
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Sono umide foglie le labbra
che un tempo vermiglie
sulle mie fiorivano di passione.
Ora che il tempo la brocca ha vuotato
sostano unici sentimenti d’affetto.
Voglio ancora seguirti nel passo
mano nella mano
disegnare ombre nel parco del
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Mi sovvien dalla baita solitaria
profumo di caldo pane
e mi riporta alla nonna
che alla fiamma l’impasto infornava...
e all’ondeggio dell’alte fronde
dei giovani cipressi
schierati sull’attenti.
Antichi custodi della valle
sollecitano il
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Nuvole in testa
E vento nei
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Siede il vecchio inverno al focolare
accanto alla mia nonna
solleticando il ceppo che
scoppiettante e allegro emana
antico odor di timo
di favole e mistero.
Entro la coltre
ascolto silenziosa
profumi e picchiettii
l’alba riposa ancora
la
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Io nasco da voi
radici rigonfie di terra...
da voi che abitaste altri cuori
dove non crescevano fiori.
Alberi scossi da tempeste
scoloraste il lento peregrinare
di un amore addossato alle nuvole...
tirando corde di polvere
su paraventi di
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Mi adagiai in un campo di grano
chiusi gli occhi e provai a volare...
mi compiacque il rumore del vento
che spettinava le chiome delle spighe...
spogliandole dei granelli d’oro
cadevano nel seno di papaveri dormienti
tra le erbe
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Mi han svestita.
Trafugato il palpito che mi danzava in petto.
Un urlo di dolore squarcia l’anima.
Arrossiscono i vetri della vergogna.
Mi difendo.
Senza più cartucce il mirino del fucile inceppa sulla bocca schiusa.
Schiuma di
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Mi nascondo dietro passi stanchi
dove scarpe sorde non fan più rumore.
Unico tormento vederti perso.
Mi arrampico su specchi scivolando l’altalena del reale.
Occhi mi guardano come a cercare verità
non favole addolcite di finti sorrisi
di risate
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Ho provato a demolire il castello di sabbia
come ombra di onda capricciosa
che disfà merletti di ricamatrici di mare
e trine di sale e sole
meno distanti da manti di rubini e oro.
Di tramonti senza tempo.
Quieta nenia placa l’anima. Abbandona
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La notte sorge. Non cade più.
Noi, l’uno all’altro affiancati
nell’immenso silenzio di quelli che vanno insieme.
Giorno e notte. Notte e giorno.
Da Via Del Corso
siamo lontani dal rumore del mondo.
Il cielo, tutto per noi, ha l’eternità di
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Fu così che inebriai l’olfatto.
Pensandoti.
Profumavi di vigna. Di foglie di fico.
Genuflesso carezzavi filari di viti.
Favorivi travagli sverginati da trecce di Dio Sole.
Insieme assistevamo al parto.
Mietevamo frutti d’oro e rubino.
Infiammava
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Sono tutto e sono niente.
Sono il presente.
Un libro aperto ai più.
Un racconto mai scritto.
Una fiaba mai letta.
Chiunque potrà sfogliare le mie pagine.
A nessuno è concesso ricopiare
né cantare stagioni ancora da sfogliare.
Sono
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Vagheggio tra nuvole di panna.
Mentre un timido rossore mi svergogna
libero il gabbiano che mi abita.
Timidamente mi soffermo a pelo d’acqua.
Nello specchio di mare azzurro mi rifletto.
Mi disseto di sole e sale.
Dirigo ali verso colline di rose
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Anche oggi ti sei lavato la bocca
gettandomi addosso
tutto il tuo veleno.
Senza misurare parole con la metrica
hai incrociato vocali e consonanti
facendone ragnatela
dove potermi imprigionare.
Sei l’opposto del mio universo
sei quanto non
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La mia campana è sorda.
Non canta più.
Anch’io non scrivo più.
Non racconto più di primavere novelle
sdraiate al sole di perduti suoni.
Il morso di un calabrone mi danza l’anima
a suggere quel che resta del mio nettare.
Ombreggia un pino
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Giocando la partita con la vita
ti sei perso
ti han fatto scacco matto.
E tu che credevi d’esser re
sul cocchio arroccato sei rimasto
corona sul capo hai tenuto
a capeggiare sudditi fantasmi e ombre plebee.
“Desolato cuore che una notte
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Invia un messaggio privato a Marinella Fois.
Indirizzo personale di Marinella Fois: marinellafois.scrivere.info
Non adagiarti su gradini consunti
di una chiesa sconsacrata come a chiedere questua.
Abbi fede
la preghiera è il miglior balsamo che consola
cuori afflitti in abbandono.
Spiga di grano mietuto è il tuo tempo.
Srotoliamo balle di fieno
a
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Vorrei andare
far tacere il silenzio
ma il mio passo cerbiatto già offeso
non ha tracce ne sentieri su cui nidificare.
Unirmi al gregge che in transumanza
al pascolo va?
La mia indole mi riporta a riflesso...
Tornare sui miei passi
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Fermo alla stazione del tuo tempo
vagoni di stagioni ti sfrecciano avanti
gettando da finestrini schiusi al rumore
ricordi appassiti
che stridono contro il volere del destino.
Sei l’uomo senza paltò con capello di paglia.
Scosto la tende di
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Dalla terrazza uno zoccolo di cielo
spiaggiato sulla rena.
Ah mare se la tua chioma spumeggiante
mi potesse scivolare sulla pelle
il tuo occhio azzurro mi farei tatuare
e sul corpo le grandi labbra posare.
Di destra a manca
mani di quarzo e
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Mi ingabbia tormenta di neve
senza igloo riparo non trovo
grido aiuto ai soldati di Dio
in soccorso mi giungono con ali di cielo
a sdrucire mostruoso notturno pensiero.
Vien giù dal monte ignorato tempo
ad ognuno hanno tolto un eroe
e se
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Sei andato.
Con la luna a metà mi hai lasciato
e di baci vuoti le labbra.
Ti ho raggiunto.
Con levità di farfalla sul cuore ho posato.
Sognami
come quando d’improvviso eri cielo nella stanza.
Dormi svezzato da tormente!
Stanotte in cielo
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Ancora oggi più di ieri
mi schiaffeggi l’anima
spargendo rigurgiti sull’ingenuità.
Sono neve in questa casa bianca...
Dove non arrivano mani
spettinati marosi inchiodano il cuore
in griglia di rovi
e scompagini fogli del tuo diario
dove
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Ho subito gratuite penitenze
senza mai chiedere a me stessa
che fiore fossi in questa mia esistenza
dove la mietitura sono mani
scivolate da lavatoi crepuscolari,
dove rivoli distesi irrorano improvvisi
sulle mie notti bianche
a innescare miccia
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Sai, la memoria non dimentica,
è come un’alta marea che rigetta flutti sulla riva
quando mareggiate di pensieri trascinano a fondo
facendo riaffiorare domande che non avranno mai risposte.
Mi sono sfogata
pur sapendo che ti avrei solo
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Mi danzano in petto turbamenti
come onde fanciulle alla marea sfuggite
a ricamarmi sfavillanti emozioni.
Non vedono il passo che sorpassa l’ orme
sfociate da ruscello vermiglio di cuore
mentre farfalle mi ondeggiano brividi
dalle mani avide di
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Oggi che son fontana
e non per diletto
respingo guizzi di coralli che pungono in petto
un cuore stanco che nuova primavera
ha reciso nel canto suo più bello.
Piove.
Le mani incidono una danza amorfa
stesso passaggio stesso movimento.
Strofinio
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Non girarti, non vorrei svanisse l’incantesimo,
continua a camminare con il tuo ancheggiare,
mio orgoglio, mio giaciglio!
Quando l’ansia opprimeva in petto
mi porgevi il tuo progetto
-visitare il garden fleurs -
poi mi tenevi per mano a
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Chiusa la collera nel respiro di vento
cerco riparo sotto il mandorlo in fiore
sulla pelle assetata di pace
profumo distende.
Saltella sui rami un usignolo
gorgheggio all’ore del mattino.
Nel cielo nuvole fan capolino
le abbraccio con lo
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Una burrasca da marosi svernata
sul balcone del cuore si è schiantata
distruggendo fiammate di boccioli in calore.
Ha reciso radici
martoriato gli occhi dell’occhio.
Accecata dalla follia del vento sordo
spargo piume di ali arse
ad alimentare
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272 poesie trovate. In questa pagina dal n° 1 al n° 30.
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