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♦ rita damonte | |
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Maurizio Tessarin
Le 16 poesie di Maurizio Tessarin
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Il bambino guarda in alto
a braccia aperte e lingua in fuori,
tira su col naso e ride
mentre milioni
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L'albero nudo
custode di nidi vuoti
attende
gli
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segni di matita sull'acqua
e su un incerto paesaggio
gabbiani
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Ti immagino da qualche parte dell'universo,
mentre scruti orizzonti
a noi sconosciuti
ma per te
ora
senza segreti.
...Mi piace pensare che sorridi
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tutto in un attimo
un lampo di luce
...neanche il tempo di dire addio
neanche il tempo di pensare a dio
tutto è
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Piroettò disperato
Il calciatore urlante...
Con consumata arte
diede il meglio di sé
simulando il danno procurato.
Come fosse stato investito
Da un toro inferocito,
Con le mani sporche di erba e fango
Si copriva il volto
E con
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la notte, la notte
io e la notte
mentre l'universo
piange calde stelle
che si tuffano nel mare.
La notte
io e la notte
cattedrale di luce
dove la mente
vaga
si perde e si confonde.
La notte
io e la notte
che è risacca
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il sole che scompare ai miei occhi
donandomi tutta la varietà di colori
della sua tavolozza
fa zittire
le nuvole di storni
calati sugli alberi del parco pubblico
e il buio della notte
abbassa il volume
della mia città.
Ma il
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l primo raggio
di sole
si intrufolo' tra le palpebre del ragazzo
e interruppe un sogno in technicolor.
i colori del
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Cerca la poesia:
Invia un messaggio privato a Maurizio Tessarin.
le nere nuvole del tempo cattivo
comprimono il cielo
sopra la mia testa.
Il vento freddo
entra dappertutto
si insinua rapido tra i miei pensieri.
Ecco
ad occhi bene aperti
guardo
il ribollire del mare nero
e
senza più paura
vivo
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Tra le macerie
del nostro amore
ho raccolto un fiore.
Il suo penetrante profumo
ha risvegliato in me i ricordi,
e per un momento
ho respirato intensamente
di nuovo
te.
Poi
ho gettato
quel fiore tra i sassi
e fischiettando
ho ripreso il
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Come la barca in secca sulla riva
bramo l'onda che mi solleva
e leggero
sospinto
dal vento amico
navigo
Raggiunto l'orizzonte
lo lascio alle mie spalle
Punto la prua verso mari nuovi.
E incontro a tempeste e bonacce andrò
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Le lampade di Auschwitz
illuminavano filo spinato che recintava l'inferno.
Gli uccelli cantavano ad Auschwitz,
in attesa,
posati sul filo spinato.
Lunghe file di esseri
umani
impauriti
non sapevano che
sarebbero fuggiti
con loro
nel vento.
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Lascia che le mie mani
si inoltrino
nella selva nera
dei tuoi capelli.
Lasciami come viaggiatore
curioso
salire il promontorio
che è il tuo grazioso naso
e da lassù ammirare
due profondi laghi scuri
lo sguardo poi si
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Io ero vento e tu eri foglia,
quando
ti ho strappata al tuo ramo.
Nè dolore né rimpianto
avevi.
Poi nell'aria d'aprile
abbiamo danzato un'imprevedibile danza
vagabondi
nel cielo.
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il picchiettare della pioggia
sul mio ombrello sempre troppo piccolo
è la colonna sonora dell'ennesima puntata del mio reality show.
I lampioni e le luci accese nelle case
sono il firmamento dove i fari delle macchine,
sfrecciano come
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