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Le 7983 poesie in esclusiva dell'argomento "Sociale"
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Se la rabbia fosse colore
sarei un arcobaleno,
fosse cielo
sarei giornata di primavera,
fosse pioggia
fosse davvero pioggia,
sarei diluvio, catastrofe, distruzione,
fosse neve sarei slavina,
furia di una natura che tutto travolge
forza
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 | Fioriva
ai gerani nuovi, il rosa acceso
sulla terrazza
d'estenuante abulica lentezza
come ogni gesto
l'aria, si chetava
frugando
con affanno, nel pensiero,
filo matto
argenteo vivo guizzo di mercurio
inafferabile
più dell'acqua
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Dalla sabbia del deserto
il fratello
dalla pelle trasparente
il cuor dell'altro
dall'oscuro colorito
richiama
Legati
l'albero
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Oltre il silenzio
del tuo sguardo,
nascosto dall'involucro
da bambola di pezza,
nella fissità
dei tuoi occhi di vetro,
oltre quell'oblio
di un mare di nebbia,
che ha celato i ricordi sul fondo
e non trova risveglio
neanche a furtiva
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perché niente ha senso,
neppure il sole che caldo
fa crescere i germogli,
poveri germogli senza rugiada
di una notte di stelle,
usurpata dalla violenza
di mille scarponi sporchi di fango
e vigliaccheria,
mille fucili inutili
contro
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 | Incapaci di sentire l'emozione
insensibili a chi ci chiama
restiamo indifferenti all'altrui bisogno
corsa sfrenata verso il successo
voraci mani che carpiscono
vita frenetica di spasmi feroci!
Vita inutile per il cuore
mano amica che tocca la
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| e, in una sera tempestosa d'inverno,
in un caldo ciarliero salotto mi ritrovai
del più del meno ci scaldammo a parlare
del mondo, della vita, dell'economia, della fede,
dei figli, degli amori, e di tutto tutto quanto
v'è stato in
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mi sono perso in attenzioni programmate
Attila veniva a scuola con le alabarde
la prof diceva ch'erano cazzate
sedeva con me all'ultimo banco
e vi assicuro, non era per niente sveglio
forse per quello: pericoloso ...
un giorno mi voltai
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Povero
questo bambino senza madre
uccisa dalla fame
dagli stenti
o forse dal dolore
il dolore
per vedere
del suo bambino quel pallore
quella mano tesa
come per aggrapparsi
a un seno
che non ha niente da dare
povero questo
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Turan |
25/03/2012 11:43 | 451 |
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Un bacio per mamma
un abbraccio per me
la porta si chiude
nella tua figura mimetica.
Servi il Paese, il nostro Stato
non servi a me in questo stato...
passerà tra poco e staremo nuovamente insieme
giocheremo a correre
non a schivare le
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Si scuotono alberi
incuranti
del danno che si reca
Conta la resa
Che restino pur spogli e malandati
non importa
Per nuova
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 | Tommaso è il nome suo
Fa Aniello di cognome
Per chi gli sta vicino
è Masaniello il sopranome
L'Eroe della rivolta
Fratello della gente
Un uomo che s'immola
che non chiede e non si vende
Teneva la sua testa dentro a un umile
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| Non vestite per lusso i cani,
se vi sopravviveranno
il popolo li prenderà a calci
e i randagi li sbraneranno
Basta in povertà sfornare figli
altrimenti, camerieri schiavi
supereranno il numero dei turisti
Non andate a confessare
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Con abitudine e rassegnazione
incalzano frastornati
felici, euforici
gli schizzati
tra pregiudizi inestirpabili
paurose tranquillità
Senza risposta attendono
in aurea leggiadria
percorsi angoscianti
in agguati attanaglianti
che in
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 | Sometido, aterrado,
como paria confuso,
tembloroso pecíolo
fundido en desdicha,
aparece en la bruma
cual hoja marchita,
.
buscando consuelo
tal niño chiquito
que teme a los dientes
del lobo feroz,
oculto en el alma
de aberrante animal
.
que
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Messaggio d'amore
vola ove
il cuor debole
più non attende
che il fratello
senza pentimento
a lui si
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Ambienti di lavoro
aria così nefasta,
vernice ai muri
cerca di dileguarsi,
orologi terrorizzati
di perdere polsi
imitano granchi
e la luce scava occhi
per rifugiarsi vanamente
all’anima cupa
barricata a intrusioni
evitando
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saremo storia sui banchi
avremo capitoli a parte
sottotitoli in grassetto
parolieri rubarono tutto
su banchine di frutta e zucchine
ai vecchi al bordo del giorno
erano loro che arrendevano l'evidenza:
nessuna offerta promozionale e nel
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Ma come fanno a stare fermi?
i pesci dal mare vanno via
tirano uova sulle piazze...
i compagni non si calano le mutande
ma come fanno a stare fermi?
i topi dalla fogna scappano
fermano le uova sulla piazza le guardie del dottore
il malato se ne
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tu lo sapevi – maledetto pusher –
che mi stavi rubando i giorni
e gli anni e i sogni
te lo lasciavo fare perché ne avevo bisogno
per cancellare tutto:
quelle pareti logore
quel materasso sfiancato
- pieno dell’ombra del mio corpo
stufo di
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Dannazione!
Non fingere di non capire
non fingere di non sapere
lo respiri nell'aria di ogni giorno
lo cogli nel mondo che sempre guardi
e' ovunque
e tu sei un poeta
o un amante del dolce scrivere
conosci bene il fenomenico
e ancor di
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Al mio paese rubano
e tutto vien trattato
sempre sotto banco,
Qui tutti mi chiamano
don Ciccio e d’imbrogliar
non son mai stanco.
Il mio vicino
lavora solo in nero poverino
ma nuova fiammante
ha comprato una Cevrolet,
ma sapessi come
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Piedi picchiano tastiere di cemento
scrivono parole incartate, prezzi
letti da portafogli e dita a molla
di conta biascicata
Colori, profumi
inebriano sensi
accendono cucine mentali
Tra fretta e blando
urla e domande
accelerano, frenano
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É successo ancora!
Dov’è finito
l’umano intelletto?
Di sicuro si è perso
tra i meandri dello spazio.
Dove pascola
la ragione.
Violenza, pazzia
e ancora violenza!
Teneri fiori
appena sbocciati
di colpo recisi
con inaudita
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Sotto il livello del liquore
annegare cancrena dell’essere
sapendo stare in apnea
capillari scoppiati e lingua morta
tuffarsi in oscuro bicchiere
nuotare tra mucillagini
galleggiare su volontà distorta
scoprire di nuovo acerrime
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Nel mare di feccia
giudici tour operator
delinquenti in crociera
onesti in sala macchina
politici in cabina di comando
-qualcuno grida
Noè ma non ne dovevi prendere
solo due per specie di animali?
e una voce metallica risponde
sveglia,
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Non smaniare comprensione
tu puoi incontrarmi scompormi
interrogarmi intervistarmi
non riuscirai a capirmi
-io mi faccio-
Sono diverso da te
sono differente capriccioso
diviso mutevole
tanto contraddittorio
perché possa esistere
un
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Invidia padrona d'ogni cuore
non mi fido di nessuno
tranne del mio cane
che pure è geloso dei miei denti,
gli amici sono acari, afidi
e l'amore ciocco che brucia,
fumo agli occhi religione
cenere i ricordi
-Stagioni
pascolo,
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Perché non tornano le rondini?
Dov’è sei finita signorinella pallida?
Certo ch’è dura sognare Napoli
se dolci incontri amorosi
terminano sempre più spesso
con uno scippo o uno stupro.
Dov’è finita la galanteria
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Non ho molti occhi.
Quasi non mi tocca
questa coltre infelice
che soffoca l'immensità,
questa palude
di malvagità che mai finisce
che insanguina le parole,
le gioie.
La mia patria non ha nome
e non è molto
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 | Laggiù...
dilaterà il tempo
riempiendosi di niente
se non dolore
che vestirà
risentimento e rabbia
di quell'orrore nascosto
orbo di pentimento.
Troppo lontane le nuvole
in quei cieli sconfinati
sporcati dai nostri
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7983 poesie pubblicate su questo argomento. In questa pagina dal n° 4441 al n° 4470.
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