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♦ Stefano Acierno | |
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Maggio 2025 |
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Elena Poldan
Le 545 poesie di Elena Poldan
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La luna chiese al cielo:
e dopo che l'ultima stella
avrá estinto il suo fuoco
e pallido e gelido
svelerà il nero suo volto il Tempo
che ne sarà di noi?
Tacque
poi volgendosi al sole:
finquando lui vivrà
nulla
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si disperdono nel vento
spore di parole mai dette
sospese nel limbo d'un pensiero
si frantuma il Tempo
in parabole d'anima
annullando barriere
ma immersi nella vita
ci nascondiamo
dietro barricate di paure
e rancori induriti
divenuti
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allontanato vento foresteriero e malvagio
raccolti i miei pezzi sparsi
composi
in un intreccio di tessere dorate
il Sole
mio perenne amico
che scalda
e spazza via ombre funeste
dall'anima spoglia
stesi i panni infradiciati
dall'umida e
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volteggiano nei cunicoli dell'anima
sospinti da un vento sidereo
aquiloni variopinti
sfuggiti ad un gioco lontano
nebbia s'addensa
fra ricordi affiorati
- forse sorrisi interrotti da un urlo stonato -
d'un tratto triste
lo sguardo
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a volte
dentro é un buio tale
- totale letale-
da perdersi
e distinguere fantasmi
ricordi
da tessere di realtà stridente
non é semplice
a volte
mi rivedo bambina
sola
accartocciata dentro una paura
- spietato vampiro
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un vortice impazzito
sul selciato della sera
i miei pensieri stropicciati
- vagabondi dilaniati
tempestati di domande
ottenebrati-
alla deriva d'un sogno
divenuto fumo
ascolto il vento
nel mio frastuono
i rintocchi d'una sola campana
la
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rinchiusa dentro i miei silenzi
sospendo il Tempo
tutte aperte le porte
nel mio cervello
sui viali ovattati di nebbiosa indolenza
s'intravedono scintillii
vetuste forme
d'alchemico pensiero
coccinelle dorate
e vani sogni
infante
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appesa a nebulose astratte
m'allontano
smembrati i pensieri
invertono rotte
rimandando
ombra e parvenza
ma Tu
Tu mi leggi dentro
sorprendendomi ogni volta
stani ladri e intrusi
annidati nel mio cervello
negati pensieri
cui doni
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Scalfiti sulle mani
anni amari
amati sogni
infranti
svaniti in chimere troppo ardite
languore geme
in involucro divenuto ghiaccio
sguardo senza speme
come fantoccio
rincorro ombre senza corpo
d'un passato mai vissuto
duro é
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condussi i miei passi
sulla riva d'una tempesta
dove l'anima riprese fiato:
immersa fra miasmi di passato
confusa in dedali senza ritorno
avanzai riconoscendo al mio fianco
quei mostri senza tempo
(il mio specchio)
dolore fame
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afa d'anima
quando l'estate esplode
e fuori urla e ride
mentre
in questa stanza
si riannodano discorsi
tra cicatrici
mai rimarginate
inciampando nel tempo
ritrovarsi bambina
sola
in una casa cittadina
nessun amico o alleato
solo ostile
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da bambina
dietro a un vetro freddo
osservavo le montagne
il campanile
e spesso
ritraevo quel paesaggio
oggi
osservo il mare
a volte rabbioso
urlare
e gli alberi agitare rami
e foglie involarsi via col vento
lontano
e con esse i miei
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s'allungano le pareti
in questa notte di pietra
che inciampa i passi
e sferza nervi
dilatati gli istanti
diventano eterni
mentre il pensiero indugia
nei vicoli ciechi d'un destino alterno
tremano il sonno
queste ore tardive
mentre
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sentieri di silenzio
costellati di rimorsi
conducono a piazzole di smarrimento
dove perduto il senno
é solo un girotondo di tonfi
nel vuoto che oscura
e intanto sottrae del tempo i colori
in quel mare nascosto
che cela giganti
e investe
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esplode dentro l'anima
questo silenzio assordante
fagocitando il senso
d'ogni sano discernimento
-svanite chimere
consuete arsure-
di vetro
questo spazio
che allungando distanze
riempie di vento
ogni piccolo abbaglio
-chilometriche
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la notte
una caverna di silenzio
dentro spasmi soffocati
più chiaro di un urlo
il tormento
insonne tempo
pensieri bucati
di sanguinosa pioggia
e inverni eterni
scenari di ruderi
e morti prati
fra coperte di solitudine
e
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Leggi la biografia di questo autore!
Invia un messaggio privato a Elena Poldan.
Indirizzo personale di Elena Poldan: elenapoldan.scrivere.info
sono d'autunno e di foglie
in vortici di vento
e profumo di pioggia
in pomeriggi tediosi
ma anche di glicine leggiadra
e arabeschi di rondini
in cieli ariosi
sono profumo di gelsomino
in fresche serate estive
e frinire di grillo
senza
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meraviglioso
il colore del mare al tramonto
quando il mondo tace
e la sacralità della sera
sospende del giorno il frastuono
meravigliosa
brezza marina
che lieve trascorre
su tensioni e arsure
lenendo dolori
sul corpo che
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sono lacrima
che affoga in se stessa
che muore e rinasce
che straripa e svanisce
dopo bufera
e poi avvertire negli occhi
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sovente m'inoltro fra sentieri oscuri
di paure e ossessioni
inciampando su tralci di nodi
d'insidiosa foresta
sprofondando in paludose fanghiglie
annaspando disperata
credendomi finita
e poi mi scudo
contro pungenti rovi
e rami affioranti
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scarpe nuove dentro pozzanghere
nell'atrio d'un ospedale di notte
in attesa di Te che prestavi soccorso
ad altre vite senza ascolto
-barlumi di gioco
d'una bimba sola-
mentre ogni giorno tranciava
fino all'ultimo stendardo di gioia
dalla mia
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perdersi nel suo manto setoso
inebriarsi di sue fusa copiose
e lasciarsi coccolare
da pungente amore
che scende e che sale
mentre comprime e arpiona
-di mamma non ve n'è una sola-
amo il suo musetto capriccioso
di leoncina paciosa
lo
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é di notte che si danno convegno,
quando le Ore obliano il presente
e Morfeo disattende il suo impegno,
attoniti pensieri
stretti nella morsa della Paura
compressa l'aria
diventa asfissia
e snocciolano scenari terrifici e lunari
del
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tra sentieri di silenzio
al mio fianco l'indefesso compagno
rovistando tra i resti d'un passato
ormai lontano
annichilita da un Tempo nefasto
che tutto scompiglia e allontana
peggio d'un vento selvaggio
incurante e sordo
cammino
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un giorno mi rapì il vento
e in un ballo selvaggio
mi condusse nel suo regno
senza casa m'invertì il sole
senza dita scompose il Tempo
e oscurò i giorni
in mille notti
d'insonne angoscia
capelli appesi a sogni
che
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La speranza profuma di sale
di mare
di resina e miele
la speranza ha il colore del sole
al tramonto
quando sembra morire
ma risale
a illuminare altre terre e persone
la speranza sa di pane
appena sfornato
e sapore di bene
la speranza
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persiane chiuse
nessun raggio
di cupa tristezza si veste e riveste il giorno
senza aliti di vento
che rischiarino letarghi
d'un inverno
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perdersi
dentro labirinti d'anima
stolta attitudine
a rincorrere apocalissi
per ritrovarsi sull'orlo
d'un abisso
desolata landa
quella percorsa da sempre
senza gambe
partorita da un pensiero
che fradicio non spera
ma solo abortisce
di
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Appese al filo della disperazione
speranze si dimenano al vento
d'un umore cangiante
che tinge di rosa le onde
e poi divora il cielo in un lampo
appare del sole prima sembianza
tra chiarori d'indefinita parvenza
non teme
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Cammino di fianco alla mia vita
la osservo
nascoscondendomi nella sua ombra
ombra lunga
che sibila distanze
assenze
voragini immense
senza sponde
geme dal fondo un dolore sordo
s'avvita a se stesso
dirompendo in tempeste
o annichilendo
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545 poesie trovate. In questa pagina dal n° 91 al n° 120.
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