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            | nello vittorio marucaLe 377 poesie di nello vittorio maruca |  
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        | Dond’è forgiato nerboruto perno ch’ancor non segna segno cedimento
 e sua struttura par sia per eterno?
 
 Ch’altri pote donar tant’alimento
 se non l’Eterno, Sommo Immenso Iddio?
 Ch’altri pote stillar tal nutrimento?
 
 Ha ricusato anco comodi
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        | In un lontano dì di primavera vedo appartato albero d’alloro
 e nel baleno ‘n esso scopro lumera.
 
 Meco portai allora lo gran tesoro
 che trapiantai nel mio nascente orto
 e tosto fu minier d’argento e d’oro.
 
 Verde virgulto fu tosto
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        | Là, dietro la scrivania di quello studio, impettito, con aria di grand’uomo
 appena cenno degna dall’alto podio
 
 a me, che formato ‘n gola s’era pomo
 per ansia che petto tenea ‘n subbuglio,
 maggior’ ancor a modi d’uomo tomo.
 
 Già di
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        | Lo dolce guardo languido, conforme lo Santo Volto triste, dolorante,
 così Ti vedo mentre sposa dorme
 che a Tua vision vorrei partecipante.
 
 Dietro Tue spalle,  Dio, era l’ignoto
 che solo a mia imago era l’obbrobrio,
 ma tutto, invece, a Te
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        | Nulla devo ad alcuno e per niuna cosa che se da qualcuno qualcosa qualche
 volta ho ricevuto, abbondantemente,
 poi, l’ho ripagato. Ritengo, perciò,
 che nulla ad alcuno devo. Soltanto
 ad Uno solo non ho reso ‘l dovuto,
 né mai
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        | Il parto porta, si, a terrena vita, la donna degna di tanta grandezza
 principia di percorso esser compita.
 
 Per quanto nuova vita è tenerezza
 mamma ha mescolanza d’oner gravoso
 ch’ appesantita è di grande dubbiezza.
 
 La dolce madre
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        | Se tu, dei tuoi averi, parte ai poveri fai, se ad essi con amore, qualcosa
 elargirai, più ancora ricco sarai.
 Se li beni conti e poi ancor riconti,
 senza tu ne sia sciente, li dimezzerai
 e misero, viepiù, ancor ti troverai.
 
 Colui che
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        | Giammai pensai essere riconosciuto de li miei gesti di somma finezza,
 indi, di tanto non ero pasciuto,
 
 anco perché la grande timidezza
 che petto avvolgea di spessa coltre
 spiraglio non lasciava a debolezza.
 
 A tanto mai badai, e andai
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        | Sorridono sui monti gli alti faggi, cantano in mare l’onde schiumeggianti,
 il sol li sassolini fa splendenti,
 rosso sul
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        | Per i motivi che vo sciorinando, su questa terra non esiste legge;
 pensano i più ch’io vada
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        | A chi in vita, di miei mali perenni, carco si fece d’alleviar miei affanni
 l’ invito e sprono a non tener tormento
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        | Iella da ragazzino ebbi per mano e grandicello pur per man mi tenne
 e, poi, quando mia gioventute venne,
 puranco allora
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        | Allorquando, nel passato, il pastore l’omelia dal pulpito arringava,
 attento, ognuno, l’orecchio allungava
 al celebrante
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        | In loco del vero Iddio, Onnipotente altro ne tiene in cuore il gran furfante:
 lui disconosce il Padre, Onniveggente
 ma
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        | La vita che sol triboli mi ha dato, l’amor qual sentimento mi ha insegnato
 e poiché soltanto in bene essa
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        | Al nefasto giudicio che mi fu tema afflitto mi dipartii e senza speme.
 Fu il dispero, tutto mi fu nero
 spiraglio alcuno
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        | E’ una serata cupa, lampi e tuoni; due nipotini dormono buoni, buoni.
 Stanno vicino l’uno all’altro stretto
 in quello
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        | Nel racconto dei due che presentano a noi altro mondo molto dissimile
 da consuetudin ch’è inverosimile
 tra fabular
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        | Si dona, allora, quasi tutto a scuola, pone massim’impegno all’istruzione
 e, in breve, di tutto, fa ripetizione:
 materie
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        | Perciò pur noi saremo all’abitato a seguir da presso i festeggiamenti
 che del Patrono sono
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        | Avendo maggior quiete l’alma toccato per sua risolutezza e grazia di Dio,
 per primo ciclo dell’anno di studio
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        | In aula sono sempre molto attento ché ciò al referente ridonda orgoglio,
 e di cure dando altre materie il
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        | E’ quasi giunta la desiata estate e nello spazio aleggiano gl’odori,
 e ansimano gl’innamorati cuori.
 Già pulsano le
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        | Or quando il danno la tua vita tange ed a nessuno puoi addurne il danno,
 al fato riportar puoi tutte frange
 che sol’esso a
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        | Il cuore piange lacrime di sangue ché più chi gli è in amore a esso punge,
 l’animo, anch’esso,
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        | In corso di tua prolungat’assenza in visita fu il vicino Bonconto
 assieme a donna Maria del Ronto
 palesar motivo loro
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        | Il dì di poi, nel primo pomeriggio, anti lo spiazzo del casato antico
 la conosciuta voce d’uomo amico
 lenta
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        | Se ci s’inoltra troppo in ginepraio a ritroso trovare urge sentiero
 che troppo manere* offusca pensiero
 e prima di
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        | S’accosta descrizione a Marchesina e voglio pensare ch’ella proprio sia
 e giacché ver noi custode cortesia
 potremmo
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        | Più oltre non possiamo donarti aita, ma consorelle alberganti marchesato,
 che vivono puranco nel ducato
 sapranno
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            | 377 poesie trovate. In questa pagina dal n° 61 al n° 90.
 
 
 
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