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♦ Pierfrancesco Roberti | |
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Novembre 2025 |
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Giorgio Lavino
Le 886 poesie di Giorgio Lavino
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Toccami infinitamente toccami
tutta la durezza della mia brama
per la tua carne piena di luna
assetata di notte di vampa
Scaricami infinitamente scaricami
tutto il tuo seno di sole che scotta
sulla bocca che freme
per leccare tutto il tuo
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Vagando per i mali del mondo
Colgo schegge di tenerezza
e me le tengo strette sotto
il cuscino delle mie speranze
Scrutando nelle incertezze del mondo
Afferro cuccioli di fiori profumati
per annaffiarli ogni giorno
nel giardino dei
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Dite che mi piaceva
essere farfalla senza ali
Per correre incontro
alle belle cose nascoste
nei sogni
Quando sarò passato
Dite che volevo spargermi
addosso ogni sapore
e per questo mi gonfiavo a dismisura
Dite ancora che spesso
Mi
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Ti guardo cercando il tuo
domani con il cuore tra le mani
Sei là sul divano
e vorrei sedermi accanto
ai tuoi pensieri per capire
o forse per aiutarti
a costruire un giorno importante
Ti guardo e vorrei versare
tutto il pianto
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Fammi versare tutto il mio succo
dentro il tuo ventre
fino a trasformarlo
in fiordo di goduria
Fammi incatenare la lingua
al tuo seno e prima di staccarla
promettimi di saziarmi
con tutta la tua carne
di fresco sapore
Fa giacere nelle tue
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Onde di spensieratezza
trasportano la malinconia
lontano da questa gente
che ha la testa dentro
a mille mortificazioni
Eppure vogliono far festa
Perché oggi è festa
Urla questa gente
Una volta lavoratori
ora nominati con
le
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In un rifugio di indignazione
custodiamo la solidità
Di segni che danno protezione
E all’uopo usiamoli
Per donarli all’altra metà del cielo
usurpata dalla forza dell’animale
che schiavo della sua malattia
vuole dominare la
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Tutto va e cantiamo
Tutto torna e tuoniamo
Senza tregua le cose vanno
E poi tornano
Un raggio che consola
Si frattura subito
e sono urla di dolore
E’
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Ora che quell’istante
ha inghiottito tutta
la nostra indifferenza
dentro un abbraccio
di latte primigenio
il mio cuore aggiusta
ogni nostra screpolatura
farcendola con l’ilarità
dei nostri robusti colori
Saltiamo ogni buca
sul nostro
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E’ da tempo che non m’innamoro
di una trepidazione
che mi porti
dove non sono mai stato
Oppure mi sazi
fino a sbaragliare
le insulsaggini del rito abituale
E’ da tempo che non m’innamoro
di una sudata suggestione
che si presenti ogni
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Non è un giorno
Nasce tutti i giorni
e non muore mai
Non è un segugio
va a spasso sempre
con te ma non ha
bisogno di cercarti
Non è un cruccio
anche quando piove
non ha bisogno dell’ombrello
per ripararsi
Non è
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Tentativo di risveglio del gesto
ancora dentro le furie del sonno
Prima che l’avverso freno al corpo
cada a terra esamine
deve trascorrere l’ansia
per l’arrivo di un nuovo respiro
Succede al mattino che la voglia
di aprire un altro giorno
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S’accompagna alle bestemmie quotidiane
Surrogato di una minestra che non c’è sempre
l’icona di una miseria che non era attesa
ma è arrivata sul calesse del fallimento
dei messìa della nuova economia
Tutti lo guardano e nessuno
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Devo restare seduto
sulla mia impassibilità
Capace solo di chiedere soccorso
alla mia mitezza
che dorme tranquilla
ma che ora audace
si desterà per portare
la mia debolezza in salvo
Un gesto nobile
è solo per chi lo
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Il segno della croce
Fatto mille volte
Con mille gesti
dà colore all’anima
e libera il corpo
dalla libertà delle tenebre
Sognano la benedizione
Della loro carne
Maledicendo il popolo
che non crede nel loro Dio
Fuggono dalle
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Vado ogni giorno
verso la generosità
dei tuoi gesti
per giacere sguaiato
sulla morbidezza
della tua coperta
gonfia di calore
E’ bello essere vivi
saltellando sui chiodi
fissati sul proprio tragitto
certi di non essere infilzati
E’
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Cerca la poesia:
Leggi la biografia di questo autore!
Invia un messaggio privato a Giorgio Lavino.
So di averti voluto
senza la libertà di
scartare i tuoi colori sfuocati
So di averti cercato
quando era giusto lasciarti stare
So di avermi cercato
per farmi quello che ora sono
per calarmi nella solitudine
che porta solo a te
per darmi
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Guardando questo tempo
M’accorgo di non essere
stato mai vero
Afferrando questa storia
Mille storie di sangue spremuto
so che non ho mai guardato
Ascoltando questa vecchia
nenia di mare appestato
so che non sono mai stato
calore per
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Giace sotto il rimorso
di un’ora caduta nell’oblìo
il sacro desiderio di possederti
Manterrò la promessa fatta
All’ombra onnipresente
ai nostri palpiti
di cullarti tra le braccia
dei miei pensieri
per non dare mai fine
al volo
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Sarà dipeso dal catrame
della disperazione
se questi balsami
sono andati in malora
Ora non c’è più
il vischio dell’apparenza
Tutto è come traspare
E il bianco s’accende in nero
Il bello si scatena in sgradevole
Il
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Aggiustando il coraggio
si trovano paure morte
in fossati di luoghi comuni
I segni più belli li trovo
dentro le spine che non pungono
La libertà è aprire gli occhi
prima di scivolare nell’occulto
che rovina anche
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Dammi qualcosa di male
voglio bruciarla nel trogolo
ardente del bene
Con il sangue delle tue virtù
Se vuoi potrai erigere
cattedrali di sale puro
La bontà non si spende
solo nel giorno stabilito
dal calendario
Salire tutti i
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Credo nel mare che trasporta
i volti della tristezza verso la speranza
Credo nel cielo che lancia
raggi di concordia sulla terra
Credo nel tempo che mi ricorda
i dolci sapori della vita
Credo nella libertà che dà
luce alle
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Nella caduta di un’armonia
si scoprono i colori andati persi
Quelli di una volta
Quelli che non sapevano barare
Porto sempre con me
ciò che poteva essere
e non è stato
Ciò che è stato
e non è stato fino in
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Chiodi di falsità sembrano abbracci di eufonia
Le strade accolgono avanzi di giorni sudati di gioia
Le ore s’arrampicano sul tempo per trascorrere in fretta
Le madri cercano i figli dentro respiri d’angoscia
I vecchi corrono senza le gambe di
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Una bimba mi ha donato
uno stelo di palma
raccomandandomi
di non sciupare tutta
la sua innocenza
L’ho riposto
su un letto d’ingenuità
sotto una coperta di
verità primordiale
che non sa farsi
contaminare dalle
sorelle di
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L’iracondia si rintana dentro
involucri d’attesa
Esce solo la notte per
versare tutto il suo fallimento
Scappano i falsi sconfitti
Urlano per gonfiare tutte
le malefatte degli altri
le malefatte che un tempo chiamavano
con orgoglio
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Devo stare più vicino
alla mia libertà
Proteggere il suo respiro
e affannarmi per difenderla
dagli attacchi del mio egoismo
La forza del mio animale
Mi dà l’utile fittizio
Ma quando il sangue
delle mie idee
s’accascia a
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Peccato che quando rido
Ho già pianto tante volte
Peccato che il cieco
ora vede troppo male
Peccato che il mare
che ingoia il buio
ha già asciugato
tutto il bene
Domani sarà un giorno
Un altro giorno
di luce che non
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Lancette che s’abbracciano
a mezzogiorno siamo noi
quando ci spruzziamo addosso
la spuma del nostro bene
Giriamo per i sentieri
del nostro campo di dolcezze
per strappare l’erba amara
dei nostri affanni
Cacciamo via il
puzzo della
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886 poesie trovate. In questa pagina dal n° 331 al n° 360.
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