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♦ rita damonte | |
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Settembre 2025 |
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Giorgio Lavino
Le 886 poesie di Giorgio Lavino
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Quando il sole mi cammina
a fianco m'accorgo del mondo
e di questo tempo che non vede
luce raffinata da molto tempo
Solevo sporgermi dal finestrino
dei bisogni di chi ha bisogno
Ora non ho tempo
ma non mi scanso quando vedo
i colori neri delle
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La mia forza è ritornata
Proprio adesso che stavo per perderla
S'era innamorata di un brutto posto
ma è stato un attimo a mio favore
a convincerla di ritornare da me
Annuso con tutto il mio olfatto
l'alito di questo refolo di
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Escono fuori dal cemento
che le soffoca come per volare
verso un luogo sconosciuto a loro stesse
ma in cui sperano di trovare
qualcosa per loro
Non guardano niente e nessuno
Le due Signorine
Nemmeno il cortile
in cui appena qualche anno
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Non ho niente? I tuoi occhi non sono niente?
S'insinuano rituali di voluttà dentro momenti
che sembrano niente ma sono il succo
di una insaziabile quiete
Trovo sempre quello che cerco
negli istanti che sembrano perduti
ma che non
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Dà un'occhiata alla storia
delle mie mani
E soffermati sui giorni della mia ipocrisia
ma impara anche il mio dolore
di quanto sudore ho dovuto
versare per non versare il sangue
che mi diede mio padre
guerriero per un pezzo di
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Cercando la via d'uscita dallo sconforto
Sono anche capace di inchiodarti
al mio sguardo per sempre
La fragilità la mia fragilità
a volte aiuta a guarire dalle indecisioni
Sto tentando di sistemare
un bel panno sulle mie idiozie
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Salmastre opinioni si racchiudono
nelle stive della discussione
Per poi deflagrare dopo che
si sono esaurite le convenzioni
Tutto è così celeste
quando le mani stringono
altre mani
Tutto è così acido
quando gli occhi
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Stiamo in mezzo a ciò
che non siamo stati
e a ciò che non saremo più
Siamo carriole di desideri
che si schiantano contro
ciarpami di pessimo gusto
E nessuno di noi è mai
riuscito a conoscere in anticipo
l'epilogo
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Inibito sguardo verso un azzardo di luce
Sopra un altare di ordinate costruzioni di gesti
Si sgomitano tra loro frastuoni di un intero giorno
per raggiungere il giaciglio della notte
Ad una certa ora pensare diventa accessibile a sprazzi
Le voci
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Non ho saputo seguire i passi delle tue parole
Nascondermi dietro il cespuglio dell'ascolto
e al momento giusto saltare nella tua anima
Per capirti
Per capire
Avrei dovuto catturare anche le parole
che non mi hai consegnato per tenerle
strette
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Sanno tutto di noi
Anche le nostre
giornate passate a deliziarci
Con i loro finti silenzi
si gonfiano d'acqua marcia
per spruzzarcela addosso
quando stiamo per azzuffare
il suono della consolazione
liberi di strofinarci gli occhi
per guardare
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La strada da fare è molto sicura
Non ci resta che ridurre le cadenze
e avviarci verso il tramonto
con l'agilità di una farfalla e l'armonia
di una bella canzone
Belle parole ma per fare
quello che non sono riuscito a fare
nei
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Sarebbe bello non svegliarsi
la mattina per continuare a
farsi largo nel sonno alla ricerca
di qualche bel sogno
Capita anche che al risveglio
Qualche vecchio sogno s'affacci
sulla soglia delle delusioni
e ti sorrida come solo le labbra
del
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Festosi rintocchi del cuore
Solerte bambino su una
giostra di consolazione
Giusta inquadratura
della smagliante scollatura
di un superiore calore
che ti porta in Paradiso
in un giro di assolo
rinfrescante più di una fontana
che zampilla
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Hanno portato via il lupo
che voleva mangiare tutte le galline
(Finalmente succede tutto)
E' tornato di nuovo il lupo
che ha mangiato tutte le galline
(Allora succede niente)
Il mare ha cacciato via
tutti i veleni ed è di
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Saprò capirti con gli occhi
Standoti vicino
Dammi un colpo di fiducia
E camminerò per i cieli
quando m'invocherai
con il solo tuo pensiero
Saprò sbirciare tra gli scritti
del tuo cuore
Afferrandoti col calore di
un bacio
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Cerca la poesia:
Leggi la biografia di questo autore!
Invia un messaggio privato a Giorgio Lavino.
Fragile mormorio della stanza
si sfrena con la sua misera energia
per non essere trascinato fuori
nella strada e falciato dal frastuono
dei motori
Gemito di minuto sole s'arrampica
sulle braccia della sua genitrice
per non finire trucidato dalla
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Vedo un'immensa luce
che sta facendo traboccare
tutta la mia anima
Sento questi miei giorni sazi
di pacche sulle spalle
di baci e abbracci
lanciati da lontano
Di mani che afferrano le parole
che ti trascinano su suoli
da esplorare e da
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Tentativi di movimento
s'arrestano nelle retrovie
di fiati che hanno saltato
diversi allenamenti e
non ce la fanno a reggere
il ritmo di un'intera giornata
Pause lunghe intere ore
Sbadigli che sbattono
su comode poltrone
O dietro scrivanie
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Canto e mi calo nella luminosità
delle cose belle che sono riuscito ad afferrare
e nessun oro ce la farà a portarmele via
Striscio sul filo della continuità
Accorto come acrobata quando
vola nell'aria per imbracciare il suo
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Senza incomodare le preghiere
m'arrampico sotto un cielo di speranza
Prima che le nuvole mi caccino via
spruzzandomi addosso il gas
della loro ira
E' l'unica via d'uscita
da questo tempo vuoto
di sale puro
Correre senza tagliare
mai nessun
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Gradualmente m'accosterò
al morso del tuo corpo
senza temere i tocchi sfrenati
delle mie pulsazioni
Il rischio di cremare nella brace
della divina luce della tua carne
sarà vinto dall'unguento di protezione
della perenne
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C'è la luna rossa stasera
Ieri il cielo era solo
senza nessuna
intrusa nuvola
Sapessi dirti
con il coraggio
di un soldato
in trincea
tutti i colori
che catturo
quando ti vedo
guardarmi
C'è un cucciolo
di fantasia a
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Eppure avremmo potuto
raccogliere tutte le foglie
nei prati e rimetterle
sui loro alberi
Avremmo potuto farlo
Se ci avessimo messo
l'amore che ci vuole
per fare quello che
non si può fare
Eppure avremmo potuto
ascoltare il canto di
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Cosa non succede più
in questa fermata di sorrisi
Gente che non va e
non viene su queste scale
di meditazione
E la luna s'affanna
a far luce intere notti
ma nemmeno lei
riesce a capirci niente
Il sole poi s'ostina
a sprecare tanta
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Attraversando il canale dei miei pensieri
m'affatico su una brusca virata
Barcollo ma non vado giù
Mi tiene la crosta dura dei miei anni
che hanno imparato i trucchi del mestiere
Poi la fatica del tragitto
scatena raffiche di vento
Batto la
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Gorghi di banalità
inghiottono le ore
tra bisbigli e sbadigli
Simulano scenari affascinanti
le conversazioni tra dame
dimenticate dai mariti
Il telefono squilla
e scarica fuori il frastuono
delle parole ancor prima
che la mano afferri la
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Scalza s'accende d'arguzia
per uscire da un'apprensione
quasi accogliente
e rifugiarsi nell'onnipotenza
di un calore che la scaldi
anche d'estate
Un'anima lieve
si fa sentire
con la voce bambina
dell'entusiasmo
E non ha mai
paura di
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Guardami con gli occhi
che ti sai mettere
per accarezzare tutto
il mio viso
Parlami con il verbo
dei buoni segni
quelli che mi allargano
il cuore che felice
è capace di consolare
anche gli altri
Stringimi con le
braccia che
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Ho rinvenuto un coriandolo
del tuo calore dentro un giorno
dimenticato e maltrattato
per averci impedito di incontrarci
Saprò cercarti ogni istante
per ricordare solo il nero
della nostra ira che ci lanciavamo dentro
Per capire le nostre
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886 poesie trovate. In questa pagina dal n° 541 al n° 570.
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