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            morfeo morganti
            Le 217 poesie di morfeo morganti
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        Il telefono annuncia una causa: 
il tribunale incombe severo 
su una domenica strana davvero. 
La ciambella ed il tè isolano una pausa. 
Esco. Vado con finta gaiezza 
a farmi percuotere e ferire 
da colei che non riesce a lenire 
la sconfitta della
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        Guardo chi incrocia il mio sguardo 
in modo scontroso. 
Immagino in lui un vecchio rugoso 
giunto alla morte in ritardo. 
Intanto l'odiato telefono tace. 
Il desiato trillo vitale, 
corifeo del mio star male, 
si nega come un boschivo rapace. 
La sera
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        Non è sufficiente amare 
per essere felici 
dal momento che la vita in due 
passa da tunnel segreti 
quanto improvvisi rigurgiti di luce. 
 
Il pennello intinto nel pallido acquarello 
traccia emozionanti stelle filanti 
sulla carta sottile del
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        Occhieggi, allungando le ombre 
apparendo: 
così scorti gl'incerti amanti, 
così guidi i pavidi ansanti, 
così disilludi gl'insonni sognanti. 
 
Tu che influenzi i mari 
tu che alteri gli umori 
devi unire i gatti ai topi 
e i lupi
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        Sornione zampetta sospetto 
soriano sul parapetto. 
Cerco in lui risposte, 
spiandolo dietro le imposte: 
ma è randagio 
e scappa adagio. 
I baffi agili, 
prensili come dita, 
hanno catturato tre mesi 
della mia vita. 
Gatto, scudiero di
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        La solitudine nell'inquietudine 
domina un'epoca rapace, 
priva di affetto. 
Avvilente discorso 
dismesso 
per non essere compromesso. 
Sopra è silenzio, 
dentro scorre l'assenzio 
di chi è maledetto 
dall'indifferente amplesso 
che non
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        Memoria, gelida compagna 
ed insistente galera 
che fai di me ciò che 
non voglio affatto. 
 
Affettuosa solitudine 
intervieni seriosa 
durante la notte ansiosa, 
di fantasmi ingombranti 
stipato l'incerto cervello, 
a cullare il fosco
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        Eri un avvocato sbagliato, 
come me del resto, 
eri pieno di vita 
che ti è sfuggita 
tra le dita. 
Sempre distratto 
ti sei dimenticato di vivere 
e sei morto. 
 
Mi manchi e ti penso: 
non capivi le donne, 
sognavi torrenti 
mentre 
detestavi i
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        Osservo, 
sotto il tendone del circo della mente 
transitare sogni e ricordi 
in questo solare mattino. 
Oggi è San Valentino. 
 
Il finestrino è l'innocente schermo 
di ciò che rimane dell'inverno: 
talune sciarpe vermiglie, 
un
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        Or mi accingo a raccontar le gesta 
d'un fedele cittadino 
dei Santissimi Jovita e Faustino* 
giunto smunto a Venezia 
come un fagiano senza la spezia, 
alla ricerca della pace spirituale 
e lenir, in tal fatta, il suo male. 
 
La verità dei fatti
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        La notte ti arriva sopra, 
ti entra dentro 
ti fa pronunciare frasi strane. 
 
Il giorno 
ti sequestra ai sogni 
e schiaccia il tuo naso 
contro la lignea finestra 
dal vetro freddo 
in attesa dell'amato plenilunnio.
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        Un calmo caldo impertinente 
mi penetra l'anima 
scaldata dal sole 
mentre 
le nubi di shiuma 
vanno. 
La ghirlanda ordisce 
tresche ambiziose 
fatte di sguardi e fragranze, 
di nottate stellate 
e di labbra salate.
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        Intrigo notturno 
di nebbia che bussa 
agli occhi 
che si fanno piccoli 
mentre, 
incerto, avanzo 
seguendo i rintocchi 
di campane sconosciute. 
Penso alle tue mani.
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        Scroscia l'acqua 
dal ghiacciaio, 
arrotonda i massi 
ed alliscia i pensieri. 
La vetta è vicina, 
una marmotta fischia 
il vento geme 
e il mugo cede 
il passo alla neve.
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        Schiacciato contro una roccia 
finalmente dagli occhi 
non sgorga neppure una goccia. 
Solitudine, amabile compagna 
vissuta quassù in montagna, 
dove senz'affanno 
mi accompagna nell'attesa, 
invano sospesa 
tri irti sentieri 
e rutilanti
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        M'intriga l'assillo 
epocale delle storie 
finite male. 
 
Tante ne sento 
e più sono contento. 
L'uomo balocco del fato 
ormai è disperso 
nel tempo andato. 
 
Cullo i ricordi 
che soffocano i sogni 
ed accarezzo il mio gatto, 
saggio
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        Il sole festivo 
inganna un mattino estivo. 
S'apre all'ali rumorose 
la donna lilla 
che da una casa di legno, 
adagiata a una gondola, 
sfama i gabbiani 
e la sua vita.
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        Apparizione preziosa 
scorgo la tua trama fresca 
di ebani strani. 
La risonanza celebrale 
della tua immagine 
martella senza fine, 
con gusto musicale, 
ripulendo dalla fuliggine 
il mio aspetto. 
Purpuree evasioni 
da sogni ignoti, 
senza fondo.
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        La pioggia insistente 
disseta il mio niente 
affranto, nell'attesa di vederti. 
Non so come, non so quando 
non so neanche il perché, 
eppure aspetto, 
inquieto, 
l'occasione felina 
per ruggirti la mia rabbia. 
 
L'occasione imprevista 
di
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        Le case, le strade, le piazze, 
i seni risvegliati delle ragazze. 
L'aria sincera di primavera 
aiuta a camminare 
senza meta e senza fretta. 
Gaiezza creativa trionfa 
nel mattino del sabato: 
chi si ama è contento, 
chi non è amato 
lo
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        Sono ferito nell'anima. 
Tutto è difficile 
da assemblare. 
Allotropiche sostanze, 
impalpabilmente naturali, 
disegnano presagi. 
Star solo è, al fin, la vita 
per non generare emozioni 
senza scampo. 
E' un caso comune, 
mille volte
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        Amica della volta celeste 
con te inseguo 
la magia profumata 
di una notte stellata 
che ci alita addosso, 
a ridosso 
del lago iroso di luglio. 
Nascondo gli anni 
dietro un cespuglio, 
aspettando con incosciente 
serenità 
il rintocco della
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        Il treno convoglia 
fra campi innevati 
pensieri sconsiderati 
di chi non ha più voglia 
di vivere giornate 
come tappezzerie attaccate 
a pareti di cielo vinoso 
all'imbrunire, 
quasi giocoso.
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        L'essere stona 
con l'avere. 
L'aver trovato te 
mi ha rimesso 
in sintonia 
con la mia 
malinconia.
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        Camminare nudi per la strada 
offende il pubblico pudore 
in questa Italia di stoppa. 
In questa Italia di bratta 
bisogna vestirsi 
di truffe e scandali, 
di bombe e messali. 
In questa Italia denudata 
anche l'operaia veste da impiegata. 
In
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        Scrivo a te donna ideale 
- se mai esisti - 
tutto ciò che penso in questo momento 
vuoto d'affetti e di amore reale. 
Vorrei conoscerti per dire 
da quanto ti stavo amando. 
Vorrei incontrarti 
per poi dimenticarti.
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        Davanti ad un muro 
di bigia indifferenza 
per tranquillizzare  
la mia fioca sapienza, 
sono tornato puro. 
Un mattino, chissà come, 
mi sono trovato a fare le nove. 
E tutto, di colpo, 
è sembrato  
meno cupo.
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        Alla merlata brina cangiante 
che tutto accarezza 
la fine della certezza. 
Alla malinconia 
del Garda invernale 
la mia sete animale. 
Ed origlio 
dietro la porta 
della mia coscienza.
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        Veicolano zigzaganti pensieri inquieti 
e mi ingoiano quattro pareti. 
Amica ti penso 
con i gomiti affondati 
nella formica marmorizzata 
del banco ignoto 
di un caffè desolato, 
dispensatore di sogni. 
 
Disegno sui vetri appannati 
ninnolando
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        Lame di luna taglienti 
recidete la notte d'estate 
senza rimpianti. 
Niente scuote il silenzio 
che come l'assenzio 
sferza l'anima 
sublimando 
l'inquietudine
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             217 poesie trovate. In questa pagina dal n° 181 al n° 210.
       
    
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