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♦ Luciano Vacca | |
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Valerio Foglia
Le 252 poesie di Valerio Foglia
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T’incontrai in quel finitimo giorno
accerchiata da rami d’ottone
nella soffitta
di ragnatele morbide che ti accarezzavano
Chiazze di sogni ed incontri, sognai ogni istante
senza toccarti, senza vederci
per lustri e vicoli infiniti
colmi di
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Sciogli me
con le tue calde labbra
con il tuo furore femminile
e stendimi, come uno straccio
lasciami senza forma
senza sensi
Fa, che il tuo amore senza uguali
mi tolga i battiti
mi faccia stralunare gli occhi
mi colpisca a
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Stringente sensazione nel cuore
calda carezza sul corpo
come vicino ad un falò
come in estate
Ribollire di pensieri
Tremolìo continuo della pelle
Gioventù passata
nuovo risveglio
provato come un tempo
dove
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Fluiscono come asfalto caldo
le tue parole d’amore
libere, sfuggenti
come scia bianca
di aerei lontani
Volteggiano su me
figlie di madri e padri
nati senza passato
vissuti senza futuro
Solleticano il mio cuore
senza entrare
nessuna
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Nella bianca foresta del tuo cuore
mi son perduto
avvinghiato dal tepore del tuo amore.
Mi hai salvato
regalandomi sconosciute bellezze.
Ora
ci sciogliamo in tenui raggi di giorno
e lembi di notte.
Profumo di nuovo
è questo andare
che
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All'orda dei suoi viali
giovane e scosceso
trangugia il tempo e le sue movenze
Sommossa dei sensi e delle recondite paure
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Al dondolare nel suo letto
chiusa negli occhi
la commozione
scende nelle narici
pizzicando le pareti
quasi zanzara dell’estate
Fa sobbalzare senza molle
fa sfregare le dita
fiammiferi morbidi
fino al rossore
Chiusa negli occhi
subbuglia
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Che la luna
girovaga fra i mondi
scappi dal buio
di sentimenti immondi
tuffando la luce
negli abissi cupi
fra i rami lupi
del signor inverno
E’ povera cronaca
Quando le stelle belle
infiammate di sogni
guardati da lontano
si lasciano
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Solletica
d’agonia
la voglia
la nostalgia
di cose mosse
belle da par paura
di quei giorni
d’avventura
di quando anche seduto
il lontano non significava
il vicino non importava
Stride
di strano
il fermare tutto
uno scherzo da
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Ho raccolto
semi di soffici sentimenti
dopo aver seminato
tuoni e lampi
aver divelto manti
di lana nebulosa
in una distesa
spersa
rabbiosa
Ho coperto di rugiada
gemme di luce
nascosto
occhi di giada
Ho respirato
profumo di mango
perle di
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Corteggiano
i colori a nuvole
come il sole fa in primavera
i suoi tetti
in quel bianco
ancora scivoloso
Baveri alzati
muri di castelli
riparano nel profondo
le anime confuse
i cuori eletti
Gli occhi distratti
s’accecano di spirito
Orologi
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Vinto Il riposo
si scalda come tazza sul fuoco
avvolge di cadenza propria
respiri osservatori
di quelle barche pensose
al movimento planato
accogliente padron di casa
sciolto
disinvolto
brodoso
di soprassalto vigile
per un rumore
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Apro la porta
c’affaccia sui binari
mai incontratisi
Il mio leone accoglie
a malavoglia
un bugiardo nuovo
in giro senza meta
Il vento consiglia
di bisbigli s’accapiglia
Una croce
adombra
il riverbero luminoso
dal treno dipinto da poco
che
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Faceva buon viso
a cattivo gioco
arrivava vicino
nessun timore
del fuoco
quel semplice
sbirciare
non lasciar
facile gioco
a chi di festa era laureato
a chi diceva che per errore
era imprigionato
Comunque festa
era la sua casa
la sua
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In questi tramonti
allunati
color freddo marziano
piccioni immodesti
mancati picchi
fendono la linea
di lampioni piante e tetti
stravolgono
la vista scivolosa
abitudinaria
verso aghi come candele
s’innalzano luminose strisce
dal calor
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Incontro
le rughe vissute
da tutte le stagioni
nei loro affanni
nelle storie di caverne
mostri e sogni
da spalancar la bocca
pure a chi non tocca
In velocità
impattano prive di rumori
riconoscibili
dai profondi scuri
in quei segni duri
Fugge
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Cerca la poesia:
Leggi la biografia di questo autore!
Invia un messaggio privato a Valerio Foglia.
Indirizzo personale di Valerio Foglia: valeriofoglia.scrivere.info
Sempiterni
educati
azzurri
sbalzano i miei viola
legati ai tuoi polsi
stretti rosa
distesi
infiniti
su grigi
invaghiti di giallo
volti al
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Un circolo
dal goffo girar
ruota senza terra
vento senza meta
nulla sapendo
tocca
sbatte
cambia idea
la frenesia non nuoce
la domanda tace
la tenerezza è loquace
nulla sapendo
sperpero parole
come petali
da sfogliare
sciacquo la
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Era già passata
ad accarezzare un minimo
bastata ad alleviare
ingrandite dighe
di basse acque
dai malnutriti pesci
dove gettar rifiuti
veniva in aiuto
per non sprecare altro
come un tempo
Una piccola mano
un segno
privo di partenza
forse
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S’accascia ai piedi
di gravità imbevuto
fino a forma compiaciuta
disceso
da alcova sorrniona
tradisce
i voli recitati
in atterraggio inatteso
Amor maldestro
S’accomoda
col ghigno fiero
di traditor assopito
volendo dimenticar
l’ora sulla
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Appoggiati
d’abitudine
colori dal riflesso perso
fra la calma dei giardini
bagnati dai cani
nel tranquillo
suonare di stoviglie
dividono spazi
di rincorse umane
tetti e finestre
muri immobili
numerosi nella luce
il sole caldo del
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Trattiene
anche nello svenire
al fianco insiste
bussa fino a levigare
l’altra parte
d’occhi profondi e persi
i capelli tersi
spinge verso
mai oltre
sposta a non coprire
allunga a far spazio
punge di delicata forza
illumina topazio
l’altra
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Strade strette
case bianche
nuvole minacciose
parole uggiose
giovedì pomeriggio
il ritorno già deciso
nascosto un sorriso
il saluto difficile
l’azzurro disteso
incredibile
curve al limite
la voglia insuperabile
orizzonte a code
lo scorrere
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Quell’aria da sfacciati
improvvisati
alla ricerca nel gel sfuggente
un chiaro torbido
confondente
tutti con gli sguardi verso l’orizzonte
notti brave finite sui parapetti
buone intenzioni
ambiziose idee
gettate nel vuoto
da alti tetti
Poi
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Rovistando
nel rivoltar di foglie
vecchi strati
emanano odori
umidi ricordi di quanto fu
rimasti ad attendere
senza lamentare
sotto le unghie
fili bagnati
a lasciar righe
d’accadimenti
ormai maturi
Rovistando
spargendo grani di sale
dietro
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Fermo
senza di meglio da fare
a non faticare
invano
dentro questo sole
fuori il maestrale
strano
fra i raggi di ringhiere
sollevate dalla salsedine
spiano le agavi
quasi bianche
indicano
dove raccogliere
influssi
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Appiccica
di gomma scivola
quel accarezzar
di pochi mesi fa
lento e soave
scrolla
la corteccia
a lasciar posto
a nuova pelle
il calor uggioso
intriso di soffi
di sospiri
fuori controllo
che la frescura
di pensieri
non basta
a
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Calmante
nelle sue movenze
Diva
Soave
nelle sue essenze
Schiva
Madreperla
il suo alone
Ambrate
le sue schiume di
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Beceri
rivoltosi suoni
convergono
fendono
i venti annodati
per dispetto
azzittendo i ronzii
placando lo sventolar
della natura
dei
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Stretti i polsi
i segni come prove
dell’ Araldo fiero
d’esser riuscito
fuggito
nell’intento
di lasciar a bocca aperta
le fauci asciutte
di colui che a spinte e morsi
lo inviò
in mezzo alle sorti
altrui
ora qui
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252 poesie trovate. In questa pagina dal n° 1 al n° 30.
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