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Felice Serino
Le 791 poesie di Felice Serino
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compiacerti dei tuoi beni?
ma dimmi cosa ti porti
di là?
lasci pure questa veste
oggi affidata nelle mani
dei "restauratori"
-la vecchiezza
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il moscerino che taglia nella luce
del monitor
l’ultima tua poesia riveduta
sembra imbeversi
del sangue delle sillabe
in questo minuscolo essere
smarritosi
nella sua realtà-sogno
vedi te stesso se lasci che la vita
ti conduca lungo
i
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sull’otto orizzontale
librarmi etereo
piume
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lasciartele scivolare addosso -dici-
distaccarti sempre più dalle cose
finanche da questo
corpo: vederti presente
a te
come nel sogno - quasi
evanescente
sogni
e sei sognato -
mondi speculari
vedi: se
qualcuno è a spiarti
non sei che
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figure inconsistenti
come carta bruciata
sbriciolata d’un soffio
e
alberi che camminano
capovolti e navi
di nuvole
visioni aleggianti
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già l’immagino i titoli
"classe quarantuno - stecchito da una raffica"
ho a volte il pallino
-farneticare dell’età-
che d’improvviso qualcuno mi spari
da un’auto che rallenta e poi via
-come in una scena da gangsters
-è fantasioso ma
freddamente
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danzi su creste d’onde
gabbiano Jonathan
io sono il mare l’immenso
desco su cui ti posi
-ti guizza nel becco preda lucente-
io sono il mare tua madre
se in burrasca
vieppiù in simbiosi siamo
ti abbraccia il mio cuore trasparente
di
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m’invitano i miei morti
a una uscita fuori porta
amano
farmi partecipe del loro mondo
m’avvedo
dagli occhi lucenti e i sorrisi complici
ch’è molto molto gradita
indispensabile quasi la mia presenza
ché senza orfani sarebbero
e tristi forse
pur
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rischiava la galera chi
procurava cibo
ai fantasmi era l’editto
del castello
pure
l’intrepido ragazzino
Arthur R. giocava il tutto
per tutto pur d’avere in cambio
versi "divini"
o più probabile fosse
solo un sogno e lui stesso sogno
nel
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di verde in chiome folte
natura si riveste
a specchio di sole -sangue
di primavera-
becchetta
l’immagine
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dicono esce dalla testa
il corpo astrale parto della mente
è sempiterna la mente
come il reale che in sogno
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eccoti un ectoplasma ovvero
un antenato
a sentenziare da un aldilà
-non sapete neppure vestirvi
-bella forza: voi con i vostri
doppiopetti
vi credevate dio in terra o guappi
noi
casual- cibernetici
della libertà siamo bandiera
grida il rosso
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"marinaio col mal di terra"
se mai ne perdessi il gusto -della vita
dal cuore della zolla il verde grida
sempre vita rinasce
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lascia che sia
più che naturale
da una forzatura un pastrocchio ne verrebbe
come l’idea di ritagliare lettere
per "confezionare" una poesia
fa’ che sia lei
a visitarti col suo azzurro fuoco
ti salga fin dalle viscere
ti cali nell’humus della
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aleggiavo "per l’aere"
-io figlio di Venere- o
era il mio doppio incorporeo che
con molte frecce al suo arco
germinava amore
vedevo
nel
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quando ti rigiri tra le lenzuola
-ondivaghe maceri parole
dove latita il cuore-
somigli al gabbiano
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Cerca la poesia:
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Invia un messaggio privato a Felice Serino.
Indirizzo personale di Felice Serino: feliceserino.scrivere.info
si posano le uve dei suoi occhi
su silenzi sospesi
teneri corpi come
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è striscia di luce verde
la mente
mentre la forma
assumi
dell’involucro- status quo
alchimie del sangue
nel
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un’accoppiata
di parole o una frase
sentita o letta risuonano e
sono una fitta
nella mente che inizia a elaborare
il letto del fiume
è un sudario
che raccoglie le voci remote
delle anime in sogno fermatesi lì
sotto la luna menomante
di Seferis
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splende rosacea luce
sulla bocca dell’alba
miriadi
di stelle nascoste alla vista
come la
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in cadenza di respiro
acqua e memoria
siamo
scafi a solcare oceani
del periglioso esistere
su
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noi siamo proiezione di Dio
e come angeli incarnati
del nostro Sé
similmente di noi
i nostri
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entravano nella cruna del sogno
salendo su per il naso
vele e gabbiani danzanti sulle creste
nei mari di
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amare è fatica
caduta delle braccia
ma dal peso
mortale un cielo ci nasce
strappa dunque
il velario volgi lo
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escono fonemi
dal ventre della notte
quasi ectoplasmi
nell’alone di luna
saltabeccanti
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parole sulla bocca
dell’alba
in dormiveglia mentre
inizi l’interiore viaggio
cavare sangue
da neo- nate
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pensa: sono appena passato "di là"
eppure
non me ne sono accorto
vi si sta d’un bene ed è come
in un sogno
tanto ma tanto più vivido
ora
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Ti preoccupi per il vestito? e
per l’oro nei
forzieri dove urlerà
la ruggine?
La so quella certa
malattia contagiosa
serpeggiarti nel sangue
guarda i gigli
del campo - Lui dice
e
ti senti come chiuso
all’angolo
Lui: ti fidi?
Mai
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non scritte sull’acqua
le mie parole
pure mi nascondo
come l’inchiostro simpatico
mi paleso a chi mi sa
leggere tra le righe
sarebbe
dare perle ai
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non vedi di là del tuo naso
se ridimensioni la trave nell’occhio
dove l’ego veleggia
per terre di conquista
corri sul filo di abissi
di vanagloria
il tuo sogno
cattedrali di nulla
girasoli accesi ed arco-
baleni pare t’invitino
stolto
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791 poesie trovate. In questa pagina dal n° 361 al n° 390.
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