Uno schietto sorriso
lo spirito rinfranca
dalle tristi pene esperite,
ed è questo il dono immenso
che il Gran Dio
in retaggio ci ha dato,
fratello mio.
Con te
le nostre bizze e le contese
si evolvono
e si dissolvono
nel contesto di un
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Pedalo solitario
in un sabato d’agosto
nel caldo pomeriggio
al sole bene esposto,
la calura estiva
afferra per il collo,
un’afa soffocante,
vacillo ma non mollo!
Quest’anno non si parte,
tra spese ed imprevisti
si tira il freno a mano,
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Spuntan colorate rose nel deserto,
oasi ad aprir boccioli, rose profumate,
e sprazzi di luci a disegnar contorni,
mentre la sabbia vuol coprirle.
Spuntan gloriose ed adorne
esercito in guerra a
combatter battaglia di vita,
anime a diromper
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Viaggiare lontano, viaggiare l’Italia!
Nubi di pece nascondono il cielo
odori bruciati, carbone incendiato,
ricordo di un tempo ormai sorpassato.
Un treno si accosta senza fragori,
assenza di fiotti di fumo e carbone.
Mostro appuntito, colori
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Cercami,
non ti fermare, cercami.
Setaccia ogni angolo
-vicolo- pertugio.
Fino all’ultima traccia, cercami.
E se non ce ne
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Una carezza si posa sul viso,
segue ogni piega, ogni smorfia,
ogni contorno indurito e scavato dal tempo.
Ricordi di spazi senza dolore
cullati dalla brezza di anime sincrone
che danzano strette il loro tempo migliore.
Raggi di luna a rischiarar
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Or la vita è lume di candela
che nel buio dona sempre tepore,
tardi l’uomo s’avvede che si scura.
Qual rio gesto sia strappar biscotto
buono che al bambino venne offerto,
or caramella dolce è amara.
S’appressa tramonto, pena prevale
sui ricordi
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Ricordo, pietre
a disegnar parole
ambigue e fragili
nel dolore che consuma
nel vomito che ti libera .
Si potrebbe piangere
come quando l’anima
colta dalla fame
ingoia l’improbabile
grido della morte .
E ricordo, ogni parola che ho
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Basta un niente e fantasia centrifuga
assorbendo il passato
una due tre quattro volte
sensazione di ubriacatezza si pone
rincorrendo grandi piccolezze tutto si fa reale
collaborando con estrema facilità
ad un girotondo fatto da un’infinità di
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Gira la giostra, lenta e veloce,
un valzer di volti, un coro di voci
e noi, bambini e vecchi insieme,
con le mani aggrappate ai sogni,
temiamo il momento in cui scendere.
Il vento ci spettina i pensieri,
le luci si fanno più fioche,
le risate si
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Cerca solo di ferire
la sua pelle
ma senza lasciare
segni di nostalgia
per le lune morte
che continuano
a inseguire il cielo
come fossero gocce
di piacere rubato.
Cerca ancora
di pronunciare parole
che possano tradire
il timore degli
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Quando in alto non vi erano ancora cieli,
e in basso la terra non portava nome,
quando le acque erano una sola corrente
e il silenzio regnava,
allora nacque il Tessitore.
Egli non aveva trono, né tempio,
solo mani di fuoco e di tenebra,
da cui
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Alzo gli occhi al cielo non c’è piu il sereno,
grandi nuvole s’abbracciano si danno la
mano ci vogliono rinfrescare, una pioggia
gentile cade su di noi per poi morire
Il sole è via tornerà un giorno a farci compagnia,
a riscaldarci il cuore come
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Parea ch’il nulla s’avesse a chetare,
e m’avvidi del tempo sprecato.
Seppur in’ante, mea culpa,
l’incedere insano s’erse supremo
e s’intinse
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Ormai è abitudine
cronologica apparenza
sensazione tremula
di una mistica follia.
Non è reale, non è.
Cio’ che t’illude, ciò che afferma
ciò che invero
imputridisce l”anima.
Ma tu non abiti l’anima .
Estimi l’abito
dedito
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Sei il faro che veglia nell’ombra,
tra le nebbie segrete del cuore,
sei la voce che il silenzio ingombra
di promesse intrecciate all’amore.
Nelle vene mi scorri come fiume
che conosce ogni sponda smarrita,
sei il sogno che brucia senza lume,
la
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Sussurri Tenerezze Amore
si osservano nella notte buia
ventate improvvise onde alimentare desiderio
dispettoso risveglio lascia tracce perenni
frutto d’istanti indimenticabili
sfruttando centellinando emozioni
ritornano nel giorno
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Partire
per non più tornare
là dove le sensazioni
del tuo sguardo
mi tormentano il meditare.
Il mio nome
non pronunciare,
la tua voce mendace
non starò a seguire.
Non sarà
questa splendida luna,
luminosa come diamante
ad impedirmi di
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S’Amor s’oscura
e in fioca luce induce,
ché vita divien dura
e al Malo adduce
Allora spenta via
diviene il cammino,
che sì è tal ria,
che ci si rivolge al Divino
Arride la dama negata,
in tal stato d’agonia,
che a morte s’aspira
La via è
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Non sventrerò la tua valva
per estrarre la perla nera
che custodisci gelosamente
nel tuo grembo.
Mi accontenterò di
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La incontravo
dove non c’era luce
il il suo respiro
la rivelava, nuda
come le foglie
che in autunno attendono
un vento per cadere
e morire d’amore.
La accarezzavo
prima di conoscere
le note del suo dolore
e suonare la pelle
come fosse un
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Nell’alitar del tuo desio,
adagiato alla mia arroganza,
s’arricchiva il tuo bellissimo volto.
Era forte, in te l’accoglienza
e la tua immensità si schiudeva,
all’agognato nettare.
C’al sublimar d’intenti, mi perdevo,
nel tuo umido e caldo
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E tu ballavi nuda
una canzone di Vasco
così da illuminare il cielo
di colori mai visti.
Cogliendo i tuoi respiri
nel profumo della tua anima
C’è questo mistero
un sogno
l’illusione della tua pelle
del tuo odore, del tuo
Infinito potere
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E c’è un sonetto pronto in via del mare!
un po’ curioso birba e assai contento
di andare avanti e indietro assieme al vento
gradisce in acque “fute” navigare.
Maldestro planimetrico sa usare
i verbi e le parole a piacimento
con chili di passione
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Agosto arriva con passi di festa,
portando sabbia, risate e calore,
tra mare e montagna la vita si arresta,
e il tempo profuma di sole e colore.
Il sole è tamburo che batte la via,
le onde risuonano come canzoni,
tra ombrelloni la gente si
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Eccolo in avanscoperta
colui che vuole ricordare
quel momento ad oggi lontano
immedesimandosi con cura in quell’otre
che si presentò senza preavviso
nell’accaparrarsi frutto di un sogno
i cui verbi ancora risuonano una volta una soltanto
per
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Mi prende per mano
la bellezza di un sorriso,
deciso lo voglio far mio
e mi sento una forza
che viene da Dio.
Mentre parla la guerra
con tuoni, fuochi
e orrende devastazioni,
Lui, il Dio passa e ripassa
nel sorriso dei bambini
che vanno a
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Su un ramo di pino, d’aghi ben guarnito
un pettirosso, di paglia il nido aveva fornito.
Con l’occhio, da dietro i vetri d’un infisso
seguivo un andirivieni di vita assai prolisso.
In ogni dì d’aprile, il canto suo ascoltavo
ed a maggio, un coro
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S’erge una luce,
quando l’umani sanno ascoltare,
e la speme s’intona di colori audaci.
Nutro d’infinito, ora ch’al cuore,
un cantico pregna la vita.
M’intingo di forza e d’insperati orizzonti,
ora che l’anima s’apre alla vita
ed assurge a
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E ti racconterò il passato
per renderti partecipe
di tutta la follia
Ti lascerò sorridere
di tutte quelle facili
emozioni inutili .
E tu, intanto
ballando nuda
su tutte quelle bottiglie rotte
mi chiedi domande
colori,
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