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Duilio Martino
Le 578 poesie di Duilio Martino
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 | Non penso siano
i sogni a generare disinganni
ma le intuizioni lucide, le acute sottigliezze
che a scelte congrue ci conducono
ma che nell’anima
frequentemente fanno danni.
Si! Credo sïa la ragione
che alla scialba certezza ci condanni.
I
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 | Alcuni Uomini
non sono come gli altri, come i molti
che di parole abbondano...
come i tanti che balbettano troppe frasi
e che tacciono invece ciò che
distingue l'essere,
l'essenza,
quel che - più dell'urlare - negli umani
di
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 | Si sa che non esiste
un tempo più giusto d’un altro tempo
per superare assenze,
per accettarle pacificamente
senza pagarne dazio
senza subire sostanziali danni.
Non si scappa e pertanto si sa che,
raccogliendo vestigia,
dall’alto dei non più
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 | Mi turba qualche oscura
ragione per cui piego ginocchia ogni
volta che - sviscerando stenti - scrivo
e in versi vi racconto del mio vecchio
borgo in terre sperdute di Fragine.
E’ la pelle che beve
e sorso dopo sorso - lentamente -
senza
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 | Non turba più di tanto
se poi corrono gli occhi oltre gli sbocchi;
non turba più di tanto
neppure se inchiodati al punto stanno:
non son pochi, né sciocchi
gli elementi che svelano gli inganni.
Sfuggendo il guardo grida
ed
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 | Esporre ciò che provi non è semplice,
è audace - certo - sciorinare ciò che hai dentro;
ma se davvero volessi svelarlo
allora fallo
fallo e senza bluffare
senza servirti di scaltriti espedienti.
Perciò deponi i tuoi preziosi orpelli
e senza
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 | Scopriamo la radice
Va trovata - scavando a fondo - la radice
e la gramigna estirpata;
il gatto - opportunista - adora il proprio spazio
lecca i propri mici
e miagola quando ha fame:
"avere è nostro verbo" il vangelo lo insegnano.
Ma non i
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 | Non scorderò
quando d’ambrosia mi nutriva l’Alba
e con mano fresca le scioglievo il crine
quando in ore rigide
con ritrosìa degli anni acerbi
incerto posavo passi
nelle sue orme
cesellate sull’ultima neve colata
sui sassi ruvidi in
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| Era un ragazzo semplice, come uno
di noi tanti allattati dalla strada,
scalzò la neve e bacche colse al pruno
dell'entusiasmo fece un'aspra spada.
Fernando aveva un'anima: era pura,
più pura d'altri pargoli appagati
dalla vita di
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 | Erano gli anni della scuola media,
quelli in cui, archiviato l'uomo nero,
premeva più d'ogni altro far commedia
prima di carosello e Calimero.
Gli anni di Black e di Capitan Miki
di Furia, Rin Tin Tin, e Fantomàss,
si cazzeggiava
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 | Con flemma muove il tempo
e, più del tempo, male sembra muovere
- pare grippata -
la giostra della vita.
Lunghi gli istanti,
così lunghi e così ingombranti
da non stare più tra le dita.
I pensieri ora chiusi
nelle severe celle delle sere
si
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 | Così mi sento,
madre,
una terra solcata e incolta;
sepolta dalla ultima neve di maggio,
l'anima tace
e il respiro si fa corto.
Di Te mi urla un'umida quietudine
di Te mia sete suscita tormento
e tremo quando in statica
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 | Un inferno di ghiaccio
dove l'attesa logora l'alpino audace
a difesa del nulla trincerato
in insidiosa steppa
a battersi con la fame e mordace il freddo.
Il duce siederà al tavolo di pace
dove il morto avrà più peso che il
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Uomo non credere
che sia estinta la sete di sangue
non pensare d’aver
con leggi e regole ingabbiato mondi.
Uomo non credere
che sia estinta la fame di carne
alza lo sguardo stormi
di corvi e neri strati oscurano orizzonti.
Il silenzio
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 | Nell'andar mio
ho visto chierici tramare inganni
e derelitti perorare Dio...
lungo l'impervia via
dove hanno molti incenerito gli anni
nella brace dell'agnosia.
Camminanti sfiancati dalle chine
che giunti in cima imprecano alla sorte
-
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T'ho visto dominato dall'istinto
primordiale: la pietra non si è estinta
nell'era del silicio e non appare
banale l'artificio quando perpetra
fratricidio il "programma" d'una serpe.
T'ho visto, nella beccheria del tempo
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Indirizzo personale di Duilio Martino: duiliomartino.scrivere.info
 | Quando s'è pargoli
s'affrontano incertezze supportati
da parentale forza;
Seppure non più pargoli
perdere quel supporto spesso prostra
- è un trauma e non inforza;
divora il tempo, sbriciola la roccia.
Ramingo ho
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L'Amore è linfa... linfa che da vita!
Privo d'Amore il vivere è slavato,
è un sopravvivere avvinghiato al nulla
nel folle abbaglio d'allargare il tempo
che trasla verso il limite segnato.
Tempo che corre più in
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 | Alice aveva appena tredici anni
due occhi grandi scuri come more
fu breve il viaggio - non fiutò gli inganni -
aprì i suoi petali a mendaci aurore.
Con innocenza ambiva ad alti scranni
s'era già iscritta al primo
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Non parve chiaro all'uomo
che la genesi fu d'argilla, di fuoco, d'acqua ed aria;
temprò la carne a farne roccia
mentre il sangue ammorbava il suo pensiero.
Tramò la serpe - demone mendace -
per piegargli la mente
assecondando
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 | Parentesi sinistre
che plasmano memorie.
E adesso - scossi -
dovremmo domandarci
che probabilità restino all’uomo
di reiterare errori...
di imbrattarsi le mani con il sangue
di sporcarsele ancora perpetrando
orripilanti crimini
che segnano
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Ho atteso il sole quando
le nubi lo celavano lasciando
- ben presto - presagire pioggia o grandine
o neve in abbondanza.
Con gli occhi ancora lucidi ho scacciato
ombre come se fossero dei ragni
camminanti su anonime muraglie
d'uno stambugio
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Semmai volessi andartene
scegli di farlo ai primi rantoli del sole...
non esitare, vattene...
e senza inciampare su ritrite cose...
fallo con garbo
- non c'è bisogno di scappare -
meglio avviarsi ai primi gemiti dell'alba
e congedarsi
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Non è essenziale rievocare quello
che c'è stato di bello;
la tenerezza o il primo bacio dato
a mezza sera - il cielo era il mantello
lumi le stelle e nello
stupore, tra gli Dei, mi son destato -.
Ciò che più preme
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Forse la colpa è mia
ma non m'è chiaro ancora
s'è il pensiero Poesia.
Non ricordo se fui figliato,
se a donarmi la luce fu mia madre...
non ricordo nemmeno se mi volle
o se fui luce dei suoi occhi.
M'attorce il dubbio
-
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Ne è passata d'acqua sotto i ponti
dal dì che - sgomitando -
rubavo ai giorni frutti prelibati
- non li portavo bene i conti allora -
per seppellirli quando
- predato il nuovo ed altro nuovo ancora -
rigurgitavo eccessi
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La
Poesia ha
essenza della viola
e garbo di sguardi
intensi che bucano il
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Non
rammaricarti - anima
mia - per quello
che è andato perduto;
rallegrati
per
quanto ottenuto ed
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 | Rinfrancarmi
non ha alcun senso
e poi
penso che spetti a me sgravarmi
del sostanziale peso della tua assenza.
Nella alta notte
mi giungi ancora forte e chiaro
con il garbo del vento di primavera
e spingi all’incessante andirivieni
in bilico
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 | Ed è col nodo in gola
che mi ritrovo,
quando il furore dell’inverno
non ha più foglie da strappare al platano,
da solo
dentro al borgo
tra spire della notte a ritritare sassi.
La regia torre
caparbiamente insiste a rammentarmi l’ora
e scruta
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578 poesie trovate. In questa pagina dal n° 361 al n° 390.
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