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            | Claudio ToccafondiLe 264 poesie di Claudio Toccafondi |  
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        | Il cielo è crucciato da mille pensieri si vede dai cupi drappi di nubi
 che s’è tirato sul capo, si sente
 dal rotolìo dei tuoni simili a triste tosse,
 di quali atti si duole? di noi pazzi mortali
 che come turpi bestie tanto
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        | Gatto gattone che impassibile segui le nostre mosse hai capito
 che non è più un singolo male
 che si combatte e costringe
 a cure noiose. Ora è un esercito nuovo
 ad assalirci - mao mao - e che nulla e nessuno
 può ormai
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        | Come erno belli i tuoi capelli che più chiari faceva
 la luce radente del sole all’aurora;
 ora il grigiore degli anni ha spento il tuo capo e il mio cuore
 
 Se quei capelli a caschetto
 che negli anni verdi portavi
 erano luce al mio amore, ora
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        | Che sorrisi, ormai più. Lacrime dure, acide, lente,
 faticate una ad una e poi
 lo squarcio dei singhiozzi
 spezzati, trattenuti, soffocati,
 in un ultimo rantolo
 di dignità. Ma ci saranno altre urla
 senza più pudicizia,
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        | Tu che passi per via, sembri una rosa non dalla serra nata ma da siepe,
 catafratta di aculei dolorosi
 da cui secreto s’è tossico umore
 urente al tocco e vaporante nebbie
 mortali di furori germinati
 dall’iraconda incomprensione e pure
 da
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        | Se mai passasti tempestosa notte, per assalire la vetta al mattino,
 al misero riparo del tuo sacco,
 mézzo di pioggia, freddo, duro, vuoto,
 sai cosa costa il proprio fine attingere,
 quali disagi occorre sopportare;
 ma sapresti – una volta il
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        | Per i campi silenti si sparge ora un sussurro di vento lieve, stanco di sua lunga corsa;
 nato in luoghi lontani, vicino a quete fonti
 d’acqua dolcissima dove si dissetano
 creature evanescenti, già nutrite
 di balsami incorrotti e di
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        | Mentre siamo seduti a parlare pallottole di vita
 attraversano il mio corpo
 trasparente ronzando il vacuo
 suono del nulla, chi mai provò la vertigine
 folle di avere
 sentito il suono del vuoto
 queste parole sfuggenti
 nascoste
 sono la
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        | Un vuoto abisso s’apre sotto i piedi; pochi chiodi mal messi, vecchi, stanchi
 reggono il corpo sfinito nel tratto
 finale del cammino. Quando ho preso
 questa via solitaria m’ero illuso
 che la cordata avrebbe sostenuto
 il peso della dura
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        | Cosa è successo al sole? Posso guardarlo in faccia
 senza lacrime che piovano dagli occhi
 feriti dalla luce, è un disco grigio
 dal quale lente si sfaldano grigie
 briciole senza vita che volteggiamo in aria
 e leggere si posano sul suolo
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        | Ora percorro il sentiero difficile che reca
 al mio rifugio.
 E’ un giorno duro,
 la strada gelida s’inerpica avara
 di soste sotto un cielo
 che ha il colore del piombo
 e come questo pesa
 carico di pensieri amari
 l’animo mio, deserto
 di alcuno che
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        | Vedere un figlio piangere, piangere accorato, piangere disperato
 e non potergli porgere
 altro che amore immenso
 e dolore muto ed atroce
 e trattenere urla di animale ferito
 per non fare più acute
 le piaghe del suo cuore,
 questo è il
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        | Da quanto tempo, dì, da quanto tempo? Questo grigiore in cielo che si mesce
 con l’arsura dell’anima, divisa
 tra i rivoli di amore trasformato
 in sterpaglia cui neanche il fuoco
 trasmetterà calore, e quelli
 che senza requie rigano nel
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        | Il dolore più denso non cerca riparo né sente compianti ma solo silenzi;
 le urla silenti che bucano il cuore
 in spasimi solitari nei quali il terrore
 del domani deserto si esprimono atroci
 negli occhi piagati di lacrime assenti
 nel
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        | Gradini, ad ogni passo maggiormente dolenti. Si avvera la tremenda dannazione.
 Ti ricordo quando tremante d’ira
 spezzavi quel legame indissolubile
 che serra labbra e voce a tutti contro
 i propri nati e a questi contro gli avi.
 Io trascesi. Soltanto
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        | Lenti, i secondi gocciano a formare i munuti e questi
 lentissimi
 colano densi
 a formare le ore
 oleose, vuote, restie,
 che con passi incostanti
 strisciano verso il domani,
 dove altre ore, e minuti, e secondi
 inerti
 cuciranno il percorso
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        | Sassi, duri spietati attendonno il mio riposo
 per tormentare ancora
 questa carne malata
 sofferente e pestata
 da piedi innumerevoli
 quale una marcia di popoli
 dispersi che ciechi divagano
 dalla campagna ai monti
 avevo tal clamore di richieste’
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        | Caro amico ti scrivo... lo so, è una canzone e sembra ch’io attinga dal copione
 le parole che occorrono al pensiero
 per riprendere il volo – se poi alto
 o basso poco importa purché sia leggero
 come piumetta di usignolo persa
 per un
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        | Siamo seduti a parlare ...
 ...
 pallottole di vita
 attraversano il mio corpo
 trasparente ronzando il vacuo
 suono del nulla, chi mai provò la vertigine
 folle di avere
 sentito il suono del vuoto
 queste parole sfuggenti
 nascoste
 sono la
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        | Ancora nel sogno sei giunta adorata immagine d’un tempo
 da lungo volger d’anni consumato
 a redarguirmi, conscia del mio affetto,
 per i segni di lui che spesso ostendo
 e promettendo un bacio ove lasciassi
 le mie pulsioni o almeno
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        | Nacqui, come anche il resto del mondo, per grazia di Dio cui sempre rivolsi
 una parola, un pensiero assai grato.
 In altri momenti, di fame e tempesta,
 non fui pronto a bestemmia ma sempre la pace
 scelsi, e che Dio mi siuti a sentire
 ognora benigna
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        | Sono impietrito, dentro l’anima è entrato
 il virus mortale
 della sanchezza di vita.
 I sogni,
 i disegni
 sono fogli di carta che
 non hanno più mèta.
 Un gorgo nel mare, aperto
 nel lontano passato –
 che soltanto in
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        | Che ancora cerchi, spirito irrequieto,
 quali bellezze sconosciute brami
 ancora contemplare, quale
 nuovo destino aspetti, quale
 futuro turba, immaginato, i moti tuoi?
 Non vedi che l'involucro mortale
 in cui sei chiuso
 conta i giorni
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        | Cos’è: domani; cosa racchiudono queste sillabe
 do- ni, ma- ni; do- ma un suono infine
 indistinto
 quanto usata parola per
 rimandare,
 senza scontri (domani; dopo), di
 indistinto sapore di polvere nella gola –domani – mani- do- do
 è la
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        | Che giornata triste, e quanto nera, e come adatta a mia disperazione!
 Questa non vuole
 ostendere i segnali che la gente
 crede dovuti, e riconosce, e imprende
 a consolare. Per questo,
 niente lacrime, singulti, sospiri,
 occhi gonfi. Persino il
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        | La strada s’inerpica lungo la china rosata del cielo,
 un pensiero d’amore
 un pensiero di morte
 racchiudono la vita
 che si prepara all’ultimo
 viaggio. Sono
 stanco? Non so, tra frastuoni del mondo
 e sorrisi un po’ spenti
 disseminati
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        | Vorrei masticare il grido di rivolta che preme
 la gola e gli occhi
 gonfia, dilaniarlo, boccone
 schifoso sputarlo
 lontano
 ma sempre altro urlo
 incalzerebbe, occorre
 digerire il bolo ingoiato
 per castrarlo neonato
 e celarlo agli sguardi
 di ogni
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        | La notte cupa della mia esistenza in cui tutti i pensieri disumani
 nascono dall’impassibile e tremenda
 solitudine, madre crudele
 d’ogni peggiore reminiscenza, si popola
 di fantasmi che chiedono vendette
 ineseguibili, trasforma
 ciascun atto
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        | Squallida notte, il freddo umidore mi penetra
 profondo come fossi pavimento crepato
 sotto il peso raschiante
 dell’incuria, meschina, e di
 pioggia sozza
 nata da cielo corrotto
 ma lastricato di disprezzo inutile
 di sognata grandezza
 e catafratto
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        | La furia del vento del sud ha imperversato possente sull’arenile deserto
 lasciando di se lunga traccia, che in questo mattino
 radioso sembra sfidare a capirne il perche, evidente
 dove più dei suoi colpi la sponda ha sofferto
 ora appena
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            | 264 poesie trovate. In questa pagina dal n° 31 al n° 60.
 
 
 
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