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♦ Giuliano Esse | |
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Elena Poldan
Le 511 poesie di Elena Poldan
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 | scompongo il tempo
in frammenti
-nanosecondi di rimando-
e lo rimonto al rovescio
ne annullo il rimpianto
-nel frattempo-
è il cammino
ad essere di marmo
bianco freddo stanco
stiro elastici al guinzaglio
mi colpisco al
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 | bevo giorni alla mirra
nebbia grigia
che dilaga
in arterie
vuote
calpesto amore
che diventa fango
sono
arida pietra
che non duole
-muore-
ti sento
inciampare
fra ostacoli di cuore
labirinti
e dispersione
-sepolta dal
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 | a volte sono di stracci e miseria
fradicia nuvola nera
che implode
dentro la sua bufera
a volte sono arancia marcia
sapore di male
nenia letale che sbuffa
a volte sono pozzanghera
senza specchio
fontana senza goccia
a volte sono inferno
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 | è all’imperfezione
che mi appendo
tra spiragli di regole e registri
-il tuo binario è pendente-
sono pietre questi giorni che arranco
sfreccio cieca all’obiettivo
-non bevo il sordo
non sento il monco-
attendendo chiuda gli occhi
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 | inanello attimi di seta
col mio ago senza cruna
è di piombo
questo giorno che dirada
salvo il cuore nel volo
d’una piuma
polvere da sparo
il tuo idioma selvaggio
sputi sillabe spietato
tempesta di ghiaccio
m’assale
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 | nebbia sbiadisce nomi
annegando attese
astruso morire fumando
ma tu ingoi sabbia
nel passaggio diurno
pugni sciolgono
barriere di ghiaccio
pure il nome
ti è negato
in questo baratro infinito
nel computo a ritroso
unghie
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 | risuonano campanelli
nelle stanze
dei miei ritorni
svernati crepuscoli
sparpagliati
prosciuga un sole sfrontato
sete di promesse
estingue timori
oltrepassa valichi
annienta chilometri
tragitti divorati
da un’estate sudata
la mia
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 | con mani di velluto
ho carezzato i tuoi miraggi stanchi
alla finestra di un domani mai nato
tessendo speranze con fili di follia
ho sostato in stanze
al Sole sconosciute
nascondendo con ali di vento
i tuoi sbagli
sanando ferite
con baci di
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 | senza preclusioni
esplorando isole di sale
sole rifrange lusinghe
e poi prosciuga d’attese
sete di crolli
nel bollore
di naufraghi incoscienti
sfocati i traguardi
è arsura di germogli
tumulati
nel prato sempreverde
di scrupoli e
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 | credevo fosse cioccolata quando
immersi fra sillabe slacciate
dalle nostre lingue sperdute
c’intersecammo in sillogismi arditi
consumando il giorno
era fango
rimando al cielo
sere avvizzite
nei tuoi baci
di piombo
era odio
il tuo amore
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 | capovolta
dentro silenzi di ghiaccio
mi cerco fra le dita
sventolate all’indietro
di moviole rattoppate
inseguo aquiloni a ritroso
inverto l’emisfero
doppiando il Cancro
oltre sentieri mappati
su navigatori noiosi
di bugie stese al
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a volte muoio
delle mie tristezze
dentro ieri stritolati
in morse di fati avversi
e poi svegliarsi
è un po’ rinascere
da un dolore
troppo grande
per le mie emozioni fragili
per i miei polsi esili
troppo
per poterlo estinguere
e
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 | aculei di ghiaccio
strappano veli
a un dolore ammutolito
non osa esibire
squarci e miserie
s’agita e implode
nel sogno ingoiato
da ombre aliene
scorticando quesiti stesi
al sole d'un silenzio beffardo
cenere spezza unghie mai
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addiziono i giorni
gonfi ventri d’aria stipata
sottraggo le notti
interminabili intermezzi senza sogni
divido i deliri
poche sillabe
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 | mi scaldo nei riflessi
di vite sconosciute
le osservo
dal di fuori
dalla sponda di fronte
distante
si desta una fitta
mentre un fiume in piena discende
dagli altipiani delle mie meraviglie
una minuscola mano
fra le mani
le mie
e il
leggi

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scorci d’azzurro
fra i tuoi sguardi
acqua che scorre fra le dita
un solo riflesso rosso
balugina indeciso
fra movenze plastificate
è di carta questo giorno
nato da uno sbadiglio
e brucia nervoso
alle fiamme dei tuoi cilindri
goccia
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Indirizzo personale di Elena Poldan: elenapoldan.scrivere.info
 | staccare impronte
dal fango
e correre via
incontro al vento
ritrovarmi
utopia che abbandono
sull'onda
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 | rintocchi
di ieri
fra i miei passi
echi ostinati
fra le pareti dei miei silenzi
foglie d’autunno
disperse nel tempo
smarrita in labirinti
senza risposte
sfoco il ricordo
e intanto accolgo
i germogli amaranto
delle tue carezze
e
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 | è di neve
questo vuoto
che non cade
sono mani di foglie
a ricoprirti
e smeraldi di sguardi
a impreziosirti
sulla schiena discinta
d’un giorno diverso
la mia nuova vita
s’inoltra
una mano che mi sfiora
la mia lingua che
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 | sono rantoli d’orsi
e guizzi di pesci
brina che si scioglie
è un’alba indecisa
una mano tesa
una sete impetuosa
è la vita che bisbiglia
al risveglio dal mio smarrimento
-apatico torpore
letargico languore-
e già odo
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 | blindata
dentro loculi d’ovatta
allontanati tutti
dietro porte di silenzio
sbattono contro pareti di smarrimento
le mie emozioni informi
avvinti per ore
tramontiamo sulla schiena
di giorni sfiniti
sterili contenitori vuoti
e intanto tu
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 | m’allontano
e come onda
stremata
la riva abbandono
m’allontano
da me stessa
da mani
da occhi
e lingue d’anime
affluenti
del mio letto
prosciugato
per ritrovarmi
dispersa
fra labirinti
di lacrime e fiele
punti di domanda
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sotto trapunte di languore
è la chimica che vale
svanisco in labirinti e dispersione
dieci gocce per dormire
venti per intontire
è il tracollo che voglio
e la notte s’inverte al giorno
è allora che tace
la mia arsura
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ci sono donne
storpie anime senza pace
macabre mantidi
camuffate da fate
che s’incuneano
fra i tuoi pensieri
-freschi germogli di sole-
per instillarti veleno
erme bifronti
frustrate megere
solitarie falene
ci sono uomini dannati
insidiosi
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sono goccia
che nasce
da liquido distacco
che discende nel vento
e muore ingoiando
un mare immenso
sono goccia
che sparisce
nell'aria nebbiosa
e s'inoltra
nell'humus selvaggio
sono radice di foglia
e polline
per ape operosa
sono
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oggi sono spente le stelle
e il sole riposa
tacciono gli usignoli
rasenta tempesta un vento freddo
ma prudenza lo ferma
oggi sprofondo
in un sonno immenso
e domani è un deserto senza meta
oggi sono occhi socchiusi
i miei pensieri
e
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cala il sipario
su scenografie smantellate
da un fato insidioso
s’allontanano indistinti
brandelli di sogni
svaniscono
ingoiati da un vento
denso freddo orrendo
ricerco nel firmamento
appese ai miei punti di domanda
risposte
che
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 | è la mia velocità
a superare il tempo
arpeggi di giorni
fagocitati dal vento
è
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 | s’affastellano
in questi giorni di luna
immagini consuete
che trascino
nei soliti loculi di latta
emozioni feroci
placo impaurita
in questo passaggio sconosciuto
completamente smarrita
pensieri bislacchi
disegnano
scenari mai visti
mentre
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è la struttura che vale
sale
imprime ritmo a fonemi casuali
unisce insieme sintagmi marziali
produce ossimori rari
musica
al verso sciolto
libero
impiglio d’orchestrali
strali
precipita alternata
baciata
rima stringata
mente il verso
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511 poesie trovate. In questa pagina dal n° 331 al n° 360.
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