 | Tremo in nome e per conto
di una vita stampata
in fogli di neve
ho un brivido gelido,
vibro la fame di stabilità
l'apparente perfezione;
sul viso gocce di dolore freddo
impallidisco
poi arrossisco.
Gli altri mi guardano, tutti!
Al
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 | ‘A strata d’o core
lassa nu velo
e se ne va ‘o cielo
bagnanno cu na lacrema
chesti parole
c’a forza d’o sole.
Na strata se ferma
dint’a l’anema,
chiena ‘e te
purtanno ammuina
dint’e parole
pittate cu ‘e verze.
Nun murì!
Frennesia
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 | Accucciata dentro una lettera
lontana da terra, dondolo
cercando appigli
anima in pena.
Un IO grande e oscuro mi avvolge
esaltazione
rifiuto
negazione.
Aurore verdi si scontrano
con cieli consueti
nuvole di dubbi.
il grano è pronto per
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E' un sangue malato
che ghiaccia le vene,
una vampa che prende
di fronte
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 | Paura,
vaghi indenne,
nel mare della vita
in un percorso sospeso
del tempo appeso,
e resti lì,
paura,
avvezzi i giorni,
dimenticati ieri,
colorati sogni,
onda persa della libertà
nei voli immensi
di un ideale,
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 | Avrei voluto
aver meno paura,
guardando,
gli occhi lontani,
aguzzati in giornate
di attesa,
e avrei voluto
l'amore imbevuto
di pensieri dispersi,
affacciati
alla finestra della vita.
Insicura paura
di una pagina dura,
i segreti
in
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Scorre la vita
sul palcoscenico del mondo,
comparse, mimi, attori,
burattinai, registi e spettatori.
Chi coraggioso canta la speranza,
chi suona strumenti di morte,
chi non sopravvive all'affanno della danza.
E la commedia si trasforma in
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Un occhio al quadro
e mille chiodi prendono forma
nessuno che intralci il momento
come labirinto si sguinzagliano
seminando paure
ovvero
quel sentire unico
capace d’annullare ogni piccolezza
che su di un piatto danza senza
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Miraggi a venire su occhi imploranti,
omertosi silenzi nel solcare onde
s’avvedono speranze, soffocati respiri
su dondolanti carrette... stracolme,
sponde cercate al destino.
Un mare, un mare di libertà,
un inseguire con affanni gli
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Vita tessuta fra riflessi dell'impeto
di voci ingenue s'accresce,
ma su petali all'alba dischiusi
si mischiano lacrime alla rugiada.
Resta incompreso il ruvido oltraggio
che riga l'intima bianca sfumatura,
rosa canina l'afflitta
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Sognava l’oceano e aveva vent’anni
aveva mani per costruire il domani
i fiori cuciti su jeans sbiaditi
il sole sul petto di una bianca maglietta
sopra la vita
già finita...
un urlo, uno squarcio
quella macchia sul bianco ha bestemmiato la
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Sordido spettro
di degenerata fede
non cessa di corrompere l’aria
e gli animi
nell’ossessione del sopruso
e pianto
e sangue
cospargono l’ovunque
sotto i passi di sciagurata stirpe
possa il nostro grido
seppellirvi tutti
cancellando il
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Cercare di vivere più a lungo
non avere paura di quella falce
una battaglia imperitura
suddividere le nostre azioni
testamento inusuale
in dono ai posteri
pensieri parole
fanno a gara imponendosi
un vero braccio di ferro
senza ombra di
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 | Osservo
il mondo
curando le ferite,
finisce il tempo
e si ferma il vento
in un tramonto, attendo.
Si chiude
in un pensiero,
l'aspettare,
e bussare,
sembra fermare,
amare il mare,
in un tramonto, andare.
Guardo,
il nascere di
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 | Quel sentire freddo
nelle ossa,
pietrificata
come una statua,
gli occhi vitrei
prosciugate
son le vene del suo sangue,
non pulsa il polso
se il cuore si ferma
Frammenti...
Manca la terra sotto i piedi,
son sempre lì, in
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| Ansia corrode
delineando una freccia
arriva dritta al porto
gocce di un liquido infuocato
fanno fumo
avvincenti parole
rimarcano il sentire
mezzo di contrasto insolito
non facile uscirne
si sforza il desiderio
rimanendo sempre a
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 | Vita,
si esalta quando nasce,
in un itinerario si perde,
e si vive in anni verdi,
un amore
cura le stagioni,
ritornano come visioni,
e rinascono i giorni.
Cos'è la vita...
dubbia paura,
la parola dura,
un verso muto
ne fa
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| Si estende a macchia d’olio
quel timore
che fa tremare rimpianti
non demorde il pensiero
attesa infinita
suggella l’attimo
ignorando cause
prende fuoco la mente
arrovellandosi
non esistono copie
ove immergersi
carpendo quel
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| Là in mezzo al mare
sotto un caldo sole
piccolo natante
si lasciava cullare
minuti passavano
sguardo si allontanava
parole parole
con lui piccolino
ti lasciavi ninnare
d’un tratto un sospiro
lontana la riva
adrenalina salì
condividesti il
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 | Dondolio
delle onde marine,
ammucchiano acqua
sulla sabbia risucchia,
ombra
scompare, e poi ritorna
ipotizza una presenza,
culla tutta la mia essenza.
E ti chiamo amore,
solstizio di giorni,
paure di inverni,
filmati di ore,
è
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| Desiderio che non muore
allontana la paura di quel giorno funesto
un abbraccio a lungo sospirato
sorvolerà le nubi
braccia tese
accoglieranno
calore indescrivibile
annullerà timori
manna senza scadenza
si prodigherà
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| Come avremmo sopportato la guerra,
noi rose di serra?
Come avremmo mitigato degli oceani l’indulgenza?
Pesci e aranci in bocche d’acqua
- addio per sempre -
e le separazioni?
Un sobbalzo
due per un insetto
per una morte piccola
per il figlio
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| Troppe cose balenano nella mente
un fuggi fuggi inarrestabile
fa sì che il cervello inorridisca
breve il tratto
che conduce a quel luogo
privo di rispetto
risucchia l’intelletto
pensieri catastrofici
si arrovellano
pane quotidiano
non
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Alienati
dentro una grigia apatia,
immersi in un dedalo
di false verità,
siamo schiacciati
sotto il peso
di un’impossibile esistenza...
La terra è una ruota
senza certezze mentre
brancolano fantasmi
su cuori spenti...
Non si vuole
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Desolato è il sentiero
ove per tanti anni
il giudeo calpestò
la terra che portava
al non ritorno...
È deserto il gelido suolo,
non tuona più
al passo lento e stanco
di larve numerate
che percorrevano il sentiero
con scarpe rotte
e cuori
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 | Sogno sui prati
un volo di farfalla
Senza le ali
provarci non posso
ma vorrei... come vanessa
volteggiare nell’aria...
Vieni farfalla...
dammi le tue ali
e io declamerò per te
i versi miei più belli...
Mettiamo assieme
senza più
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 | Nel suo camerino
da sola
davanti allo specchio
timore l’assale.
Con gesti tremanti
s’acconcia i capelli
cosparsi da mille stelline
e una corona da regina.
Un tutù
con pendagli di veli,
il corpetto aderente
alla vita.
Il cuore
spasmodico
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 | La sentinella marcia, l’arma in spalla,
la guardo dagli spalti di Marassi,
avanti e indietro torna sui suoi passi;
fra poco qui vedrò giocare a palla.
“Il mio guardiano marcia, l’arma in spalle,
lo vedo da una grata del Marassi;
rifar potessi io
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Fessure d’occhi
m'osservano curiose,
attente ad ogni mio
cenno, come
ad annusarne in anticipo
il movimento.
Percepisco carezze
da quello sguardo, mentre
le unghie accennano della dolcezza
il gesto.
Ci guardiamo.
L’affetto avvampa.
Con
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 | Il muro dell’angoscia
resta immutabile
come stele eretta
a difesa di antiche paure.
Fascia la vanità l’uomo
indossando un vestito
di parole senza senso.
Una latente schiavitù
annulla lo sforzo
per costruire un’identità...
Il coperchio
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