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 | ♦  Pierfrancesco Roberti   | 
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            | Claudio ToccafondiLe 264 poesie di Claudio Toccafondi |  
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        | Non più sorrisi, ma di triste smorfia è teso e stanco il viso, non più risa allietano i giorni ma
 sguaiate risate quanto mai false
 e inutili si prestano a celare
 la verità, nuda? e mutila.
 Tutto è spento, pochi lumi
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        | Prendemmo terra. Il navarca infallibile a ciò richiesto ci guidò tra scogli
 che di orribili spume costellano
 le verdi masse d’acqua nella baia
 e poi riprese il mare solitario
 con mano esperta e divina sfiorando
 la barra e le scotte. La
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        | Disteso, supino, vedo il cielo curvo,
 incavato. scorrere
 se sulla terra fredda il mio capo
 si muove, gira;
 immoto
 il corpo accoglie
 la spinta convessa del mondo.
 mi sembra un cuscino
 essere tra firmamento e suolo
 che invano
 tentano di
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        | Fluttua il mio corpo antico a pelo d’acqua, mare
 ancora e sempre amato, sono
 come tavola che d’acqua imbevuta
 sommersa a tratti
 navighi lentamente,
 affondando;
 il sole ardente
 nei giorni torridi cosparsa
 di crepature e strappi
 scheggiati
 ti
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        | Ecco, il mare trascolora in questo momento che il giorno
 si fa incerto se cedere alla notte
 e del dubbio si tinge il crepuscolo fatato
 di mille sfumature: le più dolci,
 le più severe e sempre nuove mostra.
 E immutate in quest’ora le
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        | Ecco, ancora una volta sei entrata nel mio sogno, sogno mio:
 gli occhi tuoi profondissimi
 di scuro velluto splendente
 si fissano ai miei, di tenerezza colmi,
 per far più dolce il tuo rimbrotto, cara,
 che la tua voce a me adesso volgi:
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        | Stanotte la pioggia ha lavato i tetti di ardesia che ancora bagnati si fanno
 specchio del primo sole, barbagli
 accecanti per pochi passanti già desti.
 Dalla montagna
 ancora coperta d’uno scialle di nubi
 qua e la lacerate
 che dagli strappi
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        | Oggi tra noi sono corse parole in libertà, di verità
 parole senza vibrazione, stanche;
 ogni sperato effetto
 si è spento senza quasi far rumore,
 quasi proietto che fallendo il colpo
 sulle mura potenti del fortino,
 cui danno
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        | Notte silente e serena che il presagio dell’alba soffonde
 di lieve tremore di vita
 a riguardare m’affaccio
 dal balcone proteso sul mare;
 non luci umane ma solo di stelle
 in solitudine brillano immensa
 dell’universo ancora assopito.
 Per un lungo
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        | Odo voci lontane, sommesse ma stridenti, vuote
 sterili segni di esistenze umane
 consumate in penombra
 appese a futili illusioni
 di aria libera, a stereotipi
 contrabbandati per pensieri alati,
 a speranze marcite
 amori stantii
 entusiasmi
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        | Il mare stamane pareva un lucido specchio d’argento
 immoto, come era il vento
 che tutto taceva sicché
 la spiaggia, vasta e vuota,
 nesssun segno recava di battigia.
 Nettamente tra loro divisi
 mare e terra non avevo mai visto;
 strana questa
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        | Non canterò più amore, che assedia la mia mente
 e il cuore mi ferisce.
 In sua mercé mi tiene,
 prigioniero, disfatto
 sì che fatto di cera.
 sembro fondermi al fuoco
 che da se stesso a poco
 a poco fiammeggia ma
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        | Il cielo si presenta oggi davvero uggioso
 e sconfortato, un tenue
 raggio di sole illumina
 il bordo frastagliato di nubi
 nere, che mostrano
 rattoppi lungo i fianchi
 sdruciti da lampi azzurrini.
 Il temporale ritarda
 e il tremito
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        | Mio idolo io non so stare
 reclinato sul male
 esistenziale;
 la vita senza te non ha valori
 e l‘anima si sperde
 attendendo senza speranza
 una parola tua,
 forse uno sguardo.
 Sono terreno asciutto
 senza pensiero né pena:
 guardo impietrito
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        | Sempre schiva, frangesti quel silenzio
 che l’orgoglioso animo tuo ti impose
 da sempre, ché da sempre
 io ti conosco,
 tu del pensiero mio padrona e diva,
 forse non nel profondo
 ma chi mai, penso, aprì l’estremo sito
 di tutto
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        | Piove. Una lenta pioggia vischiosa aduggia i campi dintorno:
 rade gocce oleose
 cadono in terra con sordo
 spiaccichio fangoso
 evocando squallide vite
 prive di sole,
 e di sensi confuse.
 Piove, lo strano
 gocciolare dei giorni
 sembra un ritmo
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        | Tuttora mi sento ricolmo di vita che l’età greve ottunde
 che è erosa dal male
 fin dentro il profondo
 suo senso ma ancora è da mille
 domande essenziali affollata
 cui risposte non trovo
 restie a balenare
 a mia mente
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        | Stamattina le foglie del bosco hanno intrecciato un tessuto di luce
 che di rugiada brilla come diadema prezioso;
 ma più di gioiello risplende in bellezza
 ché la natura, ineguagliata
 artista, cucì quelle foglie
 con spini
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        | Dal piatto si leva sottile ma fitto un filo di fumo, barcolla, va dritto,
 sale a volute, si ferma al soffitto
 si sparge all’intorno deciso, fragrante
 ma subito scende, profumo vagante
 e in parte si posa sul piatto fumante.
 Io gusto, il fiato
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        | Il vento rovente dell’Est carezza le chiome bionde del veldt
 soffici masse d’erba dorata
 della pianura fanno un braccio di mare
 sferzato dal vento potente,
 e s’alza già l’onda lunga.
 Il portatore che segue ha carica la spalla
 d’un grosso
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        | O quanti sogni, mie sponde del Tirreno
 quante speranze,
 quanti disinganni
 ho vissuto a voi presso
 e nelle onde fresche
 quante lacrime ho sparso
 e quante grida
 di pura gioia vi ho diffuso!
 Poi,. stregato dalle cime
 ho su queste del pari
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        | D’in sulla vetta del varcato monte riguardo il tratto dove i passi stanchi
 impressero le loro ultime orme;
 il nevaio irrequieto, le roccette
 umide e sdrucciole e poi più in basso
 l’ampio curvone che tra prati e mughi
 piega il sentiero e lo
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        | Come i raggi del sole la notte oscura disperdono,
 le umide nebbie sciogliendo,
 le ombre profonde fugando
 e al mondo luce e vita
 pur sospese per infiniti
 attimi pregni di paura
 rendono, così le tue mani
 di scienza infuse e divina
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        | Reclinata sul balcone acceso da fiammeggianti astri
 lontani e soffice di nubi
 bianche staffette di cieli
 cristallini l’anima mia
 riposa;
 tutto è compiuto
 quanto posto era
 innanzi a noi ma dove
 traccia non v’era
 risponderemo poi di
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        | Sotto gelato cielo solo rimasto
 adesso freddo acuto mi assale
 e prova attendo
 amara
 senza altrui mani che la mente
 divertano
 dal passo doloroso, sconosciuto.
 E a queste stelle
 che nell’algida notte senza raggio
 splendono,
 bolle di ghiaccio
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        | Io sono come terra grassa e odorosa di umidore
 profondo
 fertile di vita
 portata dal vento salato
 che onde di mare ha cavalcato
 spesse montagne d’acqua
 freschissima pulsante
 per lunghissimi anni
 di sole e di tempeste
 e senso
 del navigare il
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        | Breve spazio d’azzurro taglia nubi di piombo
 lontanamente ruggenti
 tempeste rattenute;
 ma ecco
 al mio fervente sguardo
 mano di fiamma volge
 con cruna di saetta spesso
 filo di cotone con gugliate
 plumbee, rammenda
 il sorridente sdrucio.
 E’ ora
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        | Nel buio di stoppa e pece di notte tempestosa
 appare più lungi
 il sognato rifugio
 ed ogni passo risuona
 sul suolo di pietra
 più stento. Mi sento gravato
 del peso degli astri
 roventi fornaci
 ove consunto rimane
 anche l’ardore che
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        | Prima dell’alba gelida lento fantasma mi aggiro
 pellegrino solitario e silente
 nella palude ghiacciata
 dove ricami preziosi
 d’erbe sottili e di piante
 flessuose, fissate insieme dal gelo
 sontuoso castone si fanno
 a dardi di luce, lampi
 di colore
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        | Balenii di arcane riflessioni mi ottundono la mente,
 pulsioni insuete mi premono
 verso sentieri sommersi dagli anni,
 dai giorni vani ed a se stessi specchio,
 usurati dal tedio che fu allora,
 dall’oblio opaco che le vie confonde.
 Non pare più
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            | 264 poesie trovate. In questa pagina dal n° 61 al n° 90.
 
 
 
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