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Francesco Rossi
Le 1045 poesie di Francesco Rossi
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Mi frizzava nel cuore
Il singulto del pianto
E questo soffrir
Di uno spasimo d’amor
Spezzato dalla morte
Estorce lacrime
Di dolore
E pallore si diffonde
Su rugoso viso
Negandomi il ricordo
Del tuo ultimo sorriso.
Piangere perché
Favole
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Impressioni di sorrisi accennati,
Sfumati dai riflessi,
Accesi dai sospetti.
Paure emergono
Dal scolpito volto.
Intorno, il nero
Il buio profondo
di un pozzo asciutto.
Il tutto in bianco e nero.
Visione distorta.
Ghigno rabbioso
Nel
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Il dorato manto
del tappeto tuo
nasconde il sentiero,
i passi fra i rami spogli
e, riflessi lucenti.
La nube candida
fa la stagione ancor più bella,
il cielo pieno
chiama a gran voce
la lacrima gentile
che bagna la terra.
Una benedizione per
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Spiragli di luci
Intagliati su superfici riflettenti
Subbugli per vivi cuori
Ardori giovanili.
Esponili.
Perché dinamici
Siano
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Come un vulcano
In Piena eruzione
Traboccante di desiderio
E passione
La misura colma
Del contenitore interiore
Tende a Esplodere.
Non esiste più la capacità
Di contenere l’emozione.
Prendere fuoco.
Esplodere.
Fantasticamente
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Non trema quella mano
che ha rubato l'innocenza,
non esiste la clemenza
per chi sbava bile verde
e attende trepidante
il momento più propizio
per entrare in azione
e rubare l'emozione.
Non esiste assoluzione
per l'ignobile
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Ci stai Tu
Con la mano tesa
Che protesa sulla guancia
Sfiora la mia,
Stanca di Torturare
Quella ciocca di cappelli
Che cade
Sugli occhi Tuoi belli.
Vorrei poter ascoltare
Le pulsioni ritmiche
Del tuo cuore
Che batte e sbatte d’amore
Per me,
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Il mio angolo di paradiso
è lì, vicino al Tuo viso
che si riflette sul mio
Lo sguardo tuo
volitivo, sincero
appare al mio.
Guardo, ammiro
l’occhio tuo,
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Sulla panca sta seduto
Con la testa a penzolone,
Dorme, sogna,
Se la ride
Con sua gran soddisfazione.
Gli sovviene
Tutto a un tratto
Uno scrollone inaspettato
Che lo sveglia e lo rinfranca
Da seduto sulla Panca.
Si alza in fretta
E poi,
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Famelico voglio ululare alla luna piena.
Impulso.
Improvvisa una recondita idea
la mia mente razionalizza.
Fragile e geloso
del mio intimo pensiero
intingo il pennello nel cielo.
Lasciandomi rigare le guance
piango.
Rimpiango il
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Sciaborda l'onda sulla rena.
Accordo in fa minore
D' una nota soffusa
di dolcezza e vigore.
Andamento lento,
Continuo, Travolgente
Fantasie accende
Sulla riva del mar
Azzurrino e splendente.
Il sole fiammeggiante
Riverbera sul mare;
Il
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Ridondante il pensiero
nel cervello fa capolino;
si dibatte, si contorce
nella mente onde corte.
Si diffonde improvviso,
con lentezza sfiora il viso
per raggiungere gli occhi
e fissare, mari mossi.
Una festa interiore
di intensa emozione
si
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Ascolto le note smorzate
di una dolce melodia.
Nella bolla di luce
si perde la mente.
Immagine.
Visione limpida.
senza impedimenti.
Io e Lei in simbiosi.
Musica cadenzata da sciolte mani
assorbe l’intimità mistica
di profusa passione.
Assorbo
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Osservo ossequioso
La scintillante luce dell’alba.
Con sospiro leggero
Alzo gli occhi al cielo.
Visione celestiale
Rimbalza sulle pupille.
Una distesa lucente
Entra prepotente nella mente.
Scivola sinuosa sulla pelle.
E ardente nelle
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Lambire il corpo
sciogliendo il fiato.
In riva al mare nella prossimità
del frangente indulgente
che travolge il litorale
l’aspra terra
è resa fertile
da mani callose.
La salinità, l’aroma salmastro,
una traccia sulla spiaggia.
Gli occhi,
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Miraggi liberi accendono impressioni
colorandosi di tenerezze antiche
e, riverberi dorati.
Affioranti corpuscoli d’istinti.
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Cerca la poesia:
Leggi la biografia di questo autore!
Invia un messaggio privato a Francesco Rossi.
Indirizzo personale di Francesco Rossi: francescorossi.scrivere.info
Viaggio in un mondo frantumato.
Tormentato dal desiderio dell’odio.
Non ci sono vie di fuga.
Gemiti da accettare.
Se non gocce di pianto da
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Non più come una volta
Paese mio
Sfaldato dall’avidità.
Logorato dal pensiero
Dell’odio
Non vedo lacrime
Solo scogli corrosi dal mare
Sepolcri occultati
Oggi.
La mia casa vicino al ponte
Che divideva le due sponde
Guardava la
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Il cammino
Percorro il lastricato.
Implorando il tuo sostegno.
Nel tempio sacro
Incauto pesto una pietra sepolcrale
“ 28 settembre 1958”.
Genufletto spontaneamente
In onore all’uomo.
L’occhio abbagliato
Dalle teche colme
D’immagini in oro
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Trapasso
Attratto da forze segrete
A guardare della notte l’oscuro
Solo e disperso nel mare del cielo.
Sull’orlo dell’animo. Protendo.
Al ballare. Al dissipare di astruse figure
Contorte nella notte scura
Pulsioni del cuore
Avide
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Un percorso intrapreso nella direzione dei tuoi occhi. Senza i fiocchi dell’intimità. Semplicità e purezza. Correndo via dalla morsa che imprigiona la magia del sogno. Confondersi tra le utopiche visioni del futuro per una rinnovata energia.
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Sulle sommità ti levi
Di fiammeggianti riverberi
Palla di diffuso nitore
Che di calore avvolge
E capovolge la sensazione del Tepore.
Nello stupore a Te
Padre d’ogni mortale esistenza
In accondiscendenza col divino potere
Vita libera
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Delatori illustri
Di fama e di nome
Che mascherati mutate sembianze
E al vicino. Rompendogli il piacere
Della trasparenza con la vostra indifferenza.
Ecco a voi. Squarcianti e sciupati
I versi miei. Per la vostra irriverenza.
Rapaci
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Passa sul sentiero
Costeggia la montagna
Guadagna la sua meta
Con tanto Faticar.
Il cuore batte e impazza
Non tanto per la fatica
Solo per la bellezza
Che offre questa vita.
Si ferma a sorseggiare
Un goccio d’acqua pura
Che dona la
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Quando il giorno sorge
la dimora celestiale
di chi ama ancora
spumeggia nell’azzurro del mare.
Brillano le vele all’orizzonte
dove in parte son nascoste
idee
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All’infinito tuo cospetto, Padre
Chino e devoto
In solitaria preghiera
T’invoco.
Nell’immagine custodita
Miro il Tuo volto
Per tutta la mia vita.
Con la mente rivolta all’alto
Lo Spirito fecondo
Di libertà, giustizia,
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Regina dell’insensibile umano sentire.
Sdegno per il puro cuore,
indegna della comprensione.
Guarda, la nostra indisponibilità.
Disprezziamo il tuo tanfo
dannosa e spregevole malattia.
Noi fieri combattenti
sprezzanti del pericolo
marciamo
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Un immutato buco conosce
Che in cinerino colore
Sulla sponda del cuor, vaga
E sulla porta paradisiaca dell’anima
Madido e cupo
Lo spirito si cela.
Marmorea, dura, statica
La presenza. Un’assenza onnipresente.
Influenza lo strazio che si
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Apparve tremante dal limite
La debole luce dell’alba
E la grazia della rosata orma
Fioriva accesa col passar dell’ora.
La madre, dai sonni serali si ridestava
E nebbia leggera l’aurora mattutina muoveva.
Poi, risvegliatasi con i colori di
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1) Da un mese appena passato
Il cuore dell’uomo sussultò
Per quanto a freno tenuto
Di palpitare smetter non può.
2) E adesso frenetico e ansante
Saltando l’abisso e le piante
Al bosco adornato dal fiore
Con cuore sincero e spavaldo
L’amore sincero
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1045 poesie trovate. In questa pagina dal n° 781 al n° 810.
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