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            pompeo conte
            Le 748 poesie di pompeo conte
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          | Or più di ottant’anni da sua formazione, 
di quiete e in pace ne passaron tanti 
 
c’è chi lamenta vuoti e tempi inermi 
ma la città sì presto fatta grande 
con fabbriche moderne e vasti campi 
invano non ne scorsero poi tanti. 
 
Ebbe inizio, con spighe
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          | Con pipa in bocca avendo in man la tazza,  
e il maggiordomo porge ombrello all’uscio; 
così vedo epulone in doppiopetto, 
l’albione per il quale il mondo è gregge, 
 
D’affari narra, e dei suoi lunghi viaggi, 
su futili questioni disquisisce: 
tempo,
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         | Tutto tace, neppur vento, 
ma non dormo in notte fonda, 
fioca una voce, come di campana,  
o forse d’uomo, sento, che mi chiama ... 
 
Da lontano dolce e lieve, come il battere dell’ore, 
vaga e dolce la campana, ma che vuole? 
cosa cerca, chi
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          | Con la puzza sotto al naso, ed un puzzle sempre in mano,  
un ingegnere  
che ha un fratello muratore, è qui a Cortina, 
 
e a chi chiede a lui da quando 
con orgoglio fa: "Da un pezzo!" 
 
No Scalea non mi conviene ...troppo bassa:  
e a salir mi dà
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          | Attento ti concentri su quel foglio, 
sul crin da musa ti ritieni baciato, 
seguendo l’estro esprimi in gergo altero, 
ti illudi che sia immenso il tuo creato. 
 
Sul bianco il nero metti a discrezione, 
ti complimenti nel saper giostrare. 
Pensier
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          | Suadente mi sorride occhio dipinto: 
un’altra gonna a idoleggiar s’aggiunge:  
son cuori accesi che mi si contendon ... 
“Ma cosa mai le faccio a queste donne!” 
 
Soavi sguardi ignoro, accarezzanti 
ovunque intorno, dolci e seducenti, 
mi assediano
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          | Contro il virus prega il prete  
mentre il diavol se la ride: 
“Dite, dite ... ma diffido! 
 
Fanno un baffo croci e affini 
salamelecchi coi soldini 
di bigotte, e cotte in pizzi, tiritere.  
 
Né mi toccan le moine,  
cuori affranti e dolor veri 
di
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          | Nel gossip sempre in cima e ciarlatano 
qual testa cinge al re recante il nome  
carente trovo di quel tipo il senno 
starei per dir, con il suo far birbante 
 
Su lui piombò il silenzio finalmente 
ma sorser dalla Cina voci arcane 
di gravi infermità da
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          | Davvero una scemenza madornale 
il formaggio, con le pere ... 
spacciata come verità segreta! 
 
benché gustoso fosse già sapevo 
pur io che cittadino ... 
E il contadino ancor si vuol non sappia, 
non l’abbia in conto lui che lo produce? 
 
Delizia, del
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          | Di paglia come un riccio, 
ricordo il tetto e antenne fitte 
e, nel cortil la lavatrice,
 
con lei che sempre pronta, 
o affaccendata  
alla pentola col riso.
 
Ma il fiore, e il vegetale 
più affascinò in Giappone,
 
il suo profumo me lo porto in
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          | Ed or nella disgrazia era diverso 
e a stento ravvisato al lazzaretto, 
 
scomparso il ghigno e certe rughe in faccia, 
e non saprei spiegar cosa provai. 
 
Di compassione non mancò il sentire 
mentre sul nascer si bloccò un piacere.  
 
Smarrito mi
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          | Con disciplina al suo mestiere attenta 
ferma e concisa in questo, corpo e mente  
in altre genti un senso arcano ispira. 
 
Lieve e sommessa muove in discrezione 
basso lo sguardo riserbato e schivo 
che da millenni è offeso e non gradito. 
 
Conforme al
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          | Entra e chiedi, il prezzo è fisso,  
siedi e mangia a crepapelle.  
Prendi ancora, porta amici ... 
non par ver la convenienza! 
 
Mangi tanto e poco spendi, 
se non vuoi puoi star tranquillo, 
non avrai dei pipistrelli ... 
Pur con carni, accorti è
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          | Mai scelsi fino in fondo questi o quelli, 
delle mie facoltà volli esser fiero. 
 
Confusa l’alternanza in cui sceglievo: 
trovai del marcio in bianco, rosso e nero. 
 
Distinguo, ebbi, riserve e a volte stasi,  
cercando ancora errai, ma in buona
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          | “In urbe starai meglio assai, vedrai!”, 
e mi condusse tra fumi e baccano,  
in arie con fragranze di benzene ... 
 
Io tacqui, e non convinto assecondai, 
poi verso non bastava a contestare.  
Ma stavo così bene, al casolare! 
 
Fa tutto pel mio ben, fra
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          | “Permesso, devo andare posso uscire? ...” 
Il figlio mio m’aspetta in casa al mare, 
ma il foglio con richiesta a compilare 
è cosa che mal riesco a digerire. 
 
Me stesso, al sangue mio dovrò mostrare 
poi mascherato al pari di un bandito 
e a lui vicino
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          | “Guida dei miei stivali  
ma che t’impicci a fare, 
tu non sai proprio niente! ...
 
In contenuti sobrio e mal fornito,  
inesattezze, abbagli, 
e scarse indicazioni fuorvianti 
su tutto hai dati obsoleti e stantii. 
 
Con quel tuo far gentile e
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          | Incerto fumo, e ammassi opachi e neri 
forme cangianti con movenze lievi  
s’ammucchiano e discostan muti in cielo 
rimescolio confuso fitto e raro. 
 
E poi di nuove masse oscuro approdo 
con ombre in sé maligne a far tremare,  
di bestie nere han forme
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          | Non mi piace quello schermo aver davanti 
e non amo cicalecci sui sviluppi del pallone, 
ch’è sol svago in star seduti, pien di scandali e denari:  
Sono “calcio antagonista”, e ne son fiero!  
 
Non mi può importare un fico di Sanremo e i campionati,
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          | Vorrei narrarvi quanto m’è successo 
nel luogo di decenza ... insomma al cesso! 
Come si dice, il gatto lì la fece!... 
ma non nel foro giusto! 
 
Ch’entrarvi non potei più per me stesso: 
immaginar si può motivo e frutto. 
Dirimerò la storia, un po’
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          | In stalla beato 
il dolce siero assimilando.
 
Ansante, trotterellavo  
lieto di sfiorare il fianco 
a povera mia mamma.
 
Due settimane fa 
correvo per non perdermi.
 
Ed or costretto in cellofan e in pezzi 
per esser presto bolo in altri corpi:  
Le
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          | Restò a lungo inviolato:  
cielo, mare, e l’arenile sotto al sole,  
rare case lì all’incrocio
 
poi vi giunse un buon ristoro  
con tabacchi e libagioni  
sulla riva con le sdraio 
e pimizie: docce e bagni,
 
sufficiente, anzi, adeguato  
ma era solo
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          | Bizzarro vento verso noi sospinge  
vaporizzato fiotto d’elefante, 
al nido si concentrano nel tempo 
gabbiani lerci, stralunati e affranti.  
 
Nell’aria greve intorno tutto langue. 
e concrezioni e scorie ognuno ha dentro 
respiro a soffocar persino al
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          | Da pizza che feconda la pesante pala 
rigonfio un invito fragrante e rubizzo. 
 
Un pezzo ne affero  
che scalda al dito mio la polpa 
lo mando nel gozzo. 
 
Sorpreso nel gusto 
ingerndo già un altro ne adocchio, 
 
Assunto mi chiedo stupito  
e domando a
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          | Una ne cadde  
e lei con noncuranza 
in mano la rigira pensierosa. 
 
Irrigidita e grave osserva 
poi silenziosa gira intorno 
all’all’albero agghindato contemplando:  
 
Ben altre sfere in vita sua ricorda  
che vere ha conosciute ben rigonfie 
ben
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          | Stamani a colazione fu un po’ scarso  
il mio consueto pasto  
l’eletto primigenio  
del sole lungo il corso.
 
Di lunga serie il primo e necessario al basto: 
Un uovo al tegamino e l’uva  
aggiunti ai resti d’ultima mia cena  
nella recente
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          | Bravo dottore egli è 
Pur tanti suoi pazienti sono spenti 
passati a miglior vita, ormai defunti ... 
 
Gentile e appassionato a sofferenti 
 
qual dio pietoso ma senza arroganza 
insieme nel consesso dei parenti 
decide che si curi, oppur si spenga 
 
E
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          | A quel, sta il cacciator dirimpettaio  
che gli augelletti adora e li pastura 
con briciole che a festa son dolciumi, 
e lui, crudo assassin ferisce altrove. 
 
Bardato in armamenti esce al cortile  
che par muovendo al fronte a
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          | Corri al fuoco, smuovi attizza! 
Ci vuol legna, un po’ di frasche! 
Dai, si spegne, soffia, presto! 
 
Troppo fumo ah, non riesco,  
brucian gli occhi e non s’accende! ... 
 
Di giornale un po’ di carta  
mai si trova quando serve. 
 
Ma che freddo, c’è
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          | Vi è nominato sempre un sostituto 
e a volte un altro aggiunto,  
ma il primo che sta a far se tutto è fermo? 
 
Processo, qui ci vuol, vero processo 
che faccia funzionar giustizia vera!... 
 
”Fesso chi legge!” è scritto su di un muro,  
ma legge è
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             748 poesie trovate. In questa pagina dal n° 91 al n° 120.
       
    
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